Media Nel gennaio del 1977 nasceva il giornale anarchico dei siciliani diretto da Pippo Gurrieri, un giornale libero e responsabile, in cui non esiste la censura e nemmeno la pubblicità. Quarant'anni di ricordi, di volti, battaglie politiche e culturali qui raccontate da una delle sue migliori penne
Diciamolo subito: scrivere per Sicilia libertaria è uno spasso. Ma anche leggerla, Sicilia libertaria, è uno spasso. Prendete ad esempio le due pagine delle battaglie culturali: su quale altro giornale è possibile trovare recensioni di film che sembrano scritte col lanciafiamme e allo stesso tempo capaci di emozionarsi per la bellezza di pellicole che su altri giornali neanche sono considerate? E articoli su libri, siti web o rubriche di religiosi in odore di zolfo come quella di Fra Dubbioso? O perfino articoli di musica (sì, i miei) che vanno dalla Pausini a Stravinskij, dai Situazionisti a Mariano Apicella?
Diciamoci la verità: è impossibile non parlare bene di questo mensile; si dovrebbe pagare per scrivere su Sicilia libertaria, altroché. Perché dove lo trovate un giornale con un direttore che è capace di scrivere libri dove spiega l’anarchia ai bambini, saggi sull’emigrazione e sottosviluppo e allo stesso tempo mostra il culo alla Digos; un giornale dove la censura non è mai esistita, dove l’ortodossia ha vita difficile? Io, dico la verità, a volte ce l’ho messa tutta per farmi tagliare qualche articolo: niente. Neanche quando ne ho scritto uno sul Pulcino Pio. Libertà significa responsabilità, e questo vale anche per quello che si scrive: e, oltre alla differenza tra l’articolo di spalla e quello di fondo, questa è una delle lezioni belle che ho appreso scrivendo per Sicilia libertaria.
L’altro giorno parlavo con una mia amica abbonata e le ho chiesto: ma a te, cosa piace di Sicilia libertaria? “È bello averlo in casa. È un bell’oggetto, bella carta, bella grafica. E poi ci sono sempre un sacco di notizie che non trovo negli altri giornali. E Fra Dubbioso è tra i miei preferiti”. Io ci sono rimasto male: sempre tra i piedi, questi ex pretacci. E le recensioni cinematografiche di Bertelli? E Sciruccazzu? E la rubrica musicale per la quale ogni mese mi sbatto per trovare argomenti interessanti, fare lo spiritoso fuori luogo, crearmi inimicizie? Niente. A lei piace Fra Dubbioso e di Stravinskij o del Pulcino Pio se ne frega: dice che ascolta solo jazz e basta. Non tutti i lettori sono perfetti, ma se è per questo neanche quelli che scriviamo sul giornale. Prendete per esempio Guglielmo Manenti, che si ostina a fare illustrazioni bellissime per il giornale e ci costringe sempre a essere al suo livello di bravura e generosità.
Vorrei anche dire che, grazie a Sicilia libertaria, ho conosciuto un sacco di persone: Nicola Di Maio, uno dei poeti dell’Antigruppo, che ho voluto bene e ogni volta che penso a lui sorrido e mi vengono in mente questi suoi versi: ”Mi arrendo al raptus & al lapsus/metto il piede in fallo e il fallo/dove sai”; o Lina Noto, che quando arrivavano al giornale i suoi articoli scritti a mano io impazzivo per la sua calligrafia antica e bellissima, fino a quando un giorno decisi di scriverle. Lei mi rispose e conservo ancora la sua lettera dove mi diceva ”Il principio anarchico, libertario ed egualitario, è il più bel principio che l’essere umano abbia saputo concepire […] Rimane sempre bello il nostro sogno di un mondo, di un’umanità che viva secondo cuore e ragione”. O Carlo Ghirardato, cantante e interprete romano di quelli che magari ce ne fossero, che ho conosciuto grazie alla mia rubrica musicale e che mi ha regalato un libro con una dedica bellissima. E Stefano Giaccone (Franti, Kina), che mi spiegò le similitudini tra poiesis e punk; o Cesare Basile che intanto che fa dischi di una bellezza rara, asciutta, assieme ad altri trova il tempo per comprare il tronchese per aprire le porte del Teatro Coppola, chiuso da anni, e restituirlo ai cittadini; o perfino quegli sconclusionati degli Smegma Bovary, che hanno fatto un disco talmente scemo che è subito diventato un tormentone per me e un tormento per i miei vicini.
A proposito di grafica, c’è la storia di quando si decise di cambiare la veste di Sicilia libertaria, nel 2003. Prima, aveva un’impaginazione che non brillava certo. Si privilegiavano di più i contenuti, tutto qua; e la fretta di chiuderlo, gli altri impegni che da sempre si accompagnano al giornale, avevano fatto mettere in secondo piano la necessità di un restyling. Così, a un certo punto, in piena estate, arriva Henri, un nostro amico francese che faceva il grafico per Le Monde. Henri vede il giornale e senza neanche leggerlo fa: “questo, se si dovesse giudicare dalla grafica, è un giornale fascista”. Per un po’ non ci prendeva un coccolone. Ci siamo ripresi subito e, invece di mandarlo a quel paese, lui, l’accento parigino e Le Monde gli abbiamo detto: “Bene. Tu cosa faresti?” Fu così che Henri, invece di passare le sue vacanze siciliane tra mare, spiaggia e granite, si auto recluse in tipografia per diversi giorni e tirò fuori il progetto che avete tra le mani. Abbronzatura zero, ma volete mettere la soddisfazione di stravolgere la grafica di un giornale ferma da vent’anni? Miracoli di Sicilia libertaria.
E visto che abbiamo tirato in ballo i miracoli: a gennaio 2017 Sicilia libertaria compie quarant’anni. E siccome è un anniversario importante, come minimo bisognerà dare la parola al direttore, Pippo Gurrieri: «Cosa spinge un pugno di scalmanati a continuare a redigere otto pagine di un giornale cartaceo a quarant’anni esatti dall’uscita del primo numero? Cosa induce una redazione minuscola e sparpagliata a progettare ogni mese un numero nuovo, a inventarsi una pagina di sole immagini, e altre sette di lettura critica dei fatti quotidiani, di cronaca, di analisi, di cultura, di battaglie? Ebbene, le risposte sono semplici. In primo luogo il continuare a credere in una comunicazione che è anche relazione, contatto, confronto, sguardo. Credere nel valore della propaganda: la diffusione, umile ma orgogliosa e costante, di idee, programmi, proposte, critiche, e nello stesso tempo fatto concreto, come può esserlo il giornale stesso. Quando uscì il primo numero di Sicilia libertaria – un ciclostilato quasi monografico dedicato alla riflessione sulla questione siciliana e sulla relazione tra anarchismo e lotta di liberazione nazionale- era il gennaio del 1977: un anno irripetibile. Sicilia libertaria è sorta 32 anni dopo la resistenza partigiana, 9 anni dopo il ’68 – molti di noi redattori avevamo poco più di vent’anni, e gran parte dell’anarchismo ‘eroico’ della lotta antifascista e della ricostruzione, era ancora in piedi. Nessuno pensava di gettare le basi per un progetto che sarebbe arrivato a 40 anni, senza nessuna intenzione di smettere e puntando sulla qualità e la coerenza quale unico punto forte su cui costruire continuità. Sempre con l’orgoglio di appartenere a un’idea e a una visione generale delle cose in grado di resistere alla prova del tempo. E anche alla stanchezza e al deficit che da sempre ci affligge, noto ai lettori per l’assoluta trasparenza del bilancio di un giornale fiero di non avere e non ammettere pubblicità. E grazie a questo oggi possiamo insistere nel ribadire che i sogni non possono né devono finire ammaestrati dalla realtà, cioè dallo squallore e dallo spettacolo quotidiano di una società crudele, ma devono espandersi, contagiare, trasformare questa realtà. O almeno, devono provare a farlo. Questo giornale, fragile nella sua robustezza economica, ma forte in virtù delle energie che ad esso si dedicano e di quelle che ha saputo stimolare, ha narrato per quarant’anni fatti e misfatti del potere. Noi siamo ancora qui, a raccontare che ‘non ci sono poteri buoni’».
Poi bisogna ricordare che per festeggiare questo anniversario la redazione, con il contributo dell’Archivio Storico degli Anarchici Siciliani e della Federazione Anarchica Siciliana, sta organizzando, inoltre, tre iniziative, rispettivamente a Palermo il 22 gennaio (Teatro Nuovo Montevergini), a Catania il 26 gennaio (Teatro Coppola) e a Ragusa il 27 gennaio (Centro Servizi Culturali) per festeggiare al meglio, assieme a lettori e collaboratori, il “compleanno”. In queste occasioni i redattori affronteranno insieme ai presenti tutte le problematiche connesse alla vita e al ruolo del giornale. Seguirà la presentazione della mostra “I giornali anarchici e libertari siciliani dalle origini ai nostri giorni”, una esemplare rassegna che parte dal lontano 1870, con letture di brani e proiezione video a cura dell’A. S. A. S. Dopo aperitivi e/o cene sociali, si esibirà il gruppo sassarese Ificrate & i suoi Peltasti, con un repertorio di canzoni di lotta che va dall’Unità d’Italia ad oggi. A Ragusa l’iniziativa avrà inizio alle ore 17,30.
Insomma è bello scrivere per Sicilia libertaria; ed è altrettanto bello leggerlo, questo giornale. Se non ci credete, fatevi un abbonamento e poi ne riparliamo: magari tra altri quarant’anni. Noi, riscaldamento progressivo del pianeta permettendo, saremo ancora qui. Promesso.