Teatro e opera L'acuta analisi del confronto uomo-donna di Giuseppe Fava
Quello scritto dal grande giornalista e drammaturgo Giuseppe Fava è un copione che si allontana dalla contestualizzazione socio-politica in cui lo scrittore era solito immergere i suoi testi, e affronta invece una tematica legata alla sfera personale dell’individuo.
Era il 5 gennaio del 1984 quando Fava, nemico giurato della mafia, venne ucciso da Cosa Nostra a pochi passi dalla sala Verga, sulla via che da allora porta il suo nome. “Pippo” era andato a prendere la nipote impegnata in una rappresentazione: giusto il tempo di scendere dall’auto e la sua vita fu stroncata dai proiettili mortali. Quello che univa Fava allo Stabile era un legame viscerale, un sodalizio stretto con lo storico direttore Mario Giusti che rese possibile la produzione delle più importanti pièce del fecondo narratore, drammaturgo, intellettuale a tutto tondo dal militante impegno civile.
Nel trentennale dalla tragica scomparsa del giornalista amante delle belle lettere, carismatico fondatore e direttore della testata “I siciliani” e figura di spicco della vita culturale, il Teatro Stabile di Catania gli ha reso omaggio riproponendo, anche al Comunale di Trecastagni, l’acuta analisi del confronto uomo-donna che innerva appunto “Foemina ridens“.
Al centro di tutto troviamo Pupa e Orlando: un uomo e una donna, i loro rapporti e la loro dignità. Fava, porta sul palcoscenico due personaggi emblematici, i tipici cantastorie erranti della tradizione siciliana. Entrambi hanno conosciuto sempre e solo povertà e orgoglio, ma non rinunciano mai alla vocazione dell’intrattenimento di piazza, sotto qualsiasi cielo e con qualsiasi tempo, arrivando a confondere e a fondere le vicissitudini dei personaggi cantati con i propri drammi personali. Pupa e Orlando si rincorrono disperatamente per non perdersi, seppure non riescano a stare vicini per più di dieci minuti senza litigare. I due raccontano la propria vita di cantastorie ma anche di prostituta e ladro, in una realtà metatemporale, senza sequenza cronologica, in un disordine del tempo, senza un inizio e senza una fine. E il pubblico non sa dire quanti siano i personaggi e quali età abbiano, se venti, quaranta oppure ottant’anni; mentre le loro parole raccontano di una grande anima straripante di spensieratezza, lussuria, accidia, frustrazione, fedeltà, blasfemia, amore, fede e quanto di più contraddittorio si riesca a immaginare nell’animo umano.
“Foemina ridens“, scritta nel 1980, mette in scena la sensibilità del suo autore, un uomo dal carattere forte: non solo attento osservatore delle dinamiche sociali in cui gli individui si muovono, ma anche profondo conoscitore dei vicoli e degli anfratti in cui si insinuano i sentimenti più veri degli esseri umani. Oggi a trent’anni dalla morte, rendiamo omaggio, con umiltà, ad un”romantico guerriero”, ad un intellettuale che altro scrupolo non ebbe, nella sua ventura, se non quello di raccontare solo e sempre la verità.
di Giuseppe Fava, regia Giovanni Anfuso, musiche Mario Incudine, con Guia Jelo e Miko Magistro
Per gli orari degli spettacoli consulta il sito del Teatro Stabile di Catania