Venerdì 12 giugno, alle 17.30, alla Sala Lavitrano di Palazzo Arcivescovile (via Matteo Bonello), sarà presentato l'ultimo libro di Alessandro Hoffman
Venerdì 12 giugno, alle 17.30, alla Sala Lavitrano di Palazzo Arcivescovile (via Matteo Bonello), sarà presentato l’ultimo libro di Alessandro Hoffmann, Storia di una famiglia di origine ebrea a Palermo (Qanat editore).
L’evento – organizzato da Radio Spazio Noi in Blu, la radio dell’Arcidiocesi di Palermo, in compartecipazione con l’Istituto Siciliano di Studi Ebraici – sarà presentato da Giuseppe Savagnone, Luciana Pepi e Aldo Gerbino, che dialogheranno con l’autore.
A Guido Valdini, accompagnato da un ensemble di archi e fiati, sarà invece affidato il compito di leggere alcuni brani: è il racconto della storia degli Hoffmann, che si intreccia con l’avvento delle leggi razziali e con la tragedia dell’Olocausto. Una famiglia, quella da cui discende l’autore, che vive a Norderney, dove possiede un albergo ben frequentato dalla nobiltà e dalla borghesia prevalentemente ebraiche. Un microcosmo di persone operose, amanti dei viaggi come della loro terra, che la vita e il momento storico porteranno alla dispersione. Alcuni di essi torneranno e cercheranno di dimenticare, altri avranno nuovi Paesi come dimora, altri ancora moriranno nel peggiore dei modi: inghiottiti dai campi di concentramento. Una storia ritrovata, frutto del paziente lavoro di ricerca di Alessandro Hoffmann, che con la precisione certosina di un mosaicista ha provato a ricomporre, salvandola dall’oblio. Un percorso accompagnato dalle fotografie toccanti dell’albun fotografico a cura di Enrico Hoffmann. Con il suo epilogo a lieto fine, la storia della famiglia Hoffmann descrive l’incontro tra la religione cristiana e quella ebraica.
La presentazione del libro sarà accompagnata dalle musiche di Barber, Bloch, Hilsley, Hindemith, Morricone, Piovani, Williams.
Storia di una famiglia di origine ebrea a Palermo racconta il percorso compiuto dalla famiglia Hoffmann: un percorso – fatto di spostamenti non sempre frutto della volontà di chi li ha compiuti – che parte da Noderney, in Bassa Sassonia, e tocca Palermo ma anche da luoghi drammatici, come il campo di concetramento di Campagna, in Campania.
A Noderney, gli Hoffmann erano agiati proprietari dell’Hoffmanns Falk Hotel, che accoglieva la nobiltà e la borghesia soprattutto ebree, frequentato anche da intellettuali, da registi, con un occhio attento però anche ai più sfortunati (l’albergo ha infatti una colonia estiva per bambini disagiati).
Dalla vita di Alessandro Hoffmann, capostipite della famiglia e protagonista di una storia a lieto fine, si dipanano le vicende degli altri suoi congiunti nell’Europa delle dittature: alcuni di essi, internati nel campi di concetramento, non faranno più ritorno a casa. Alessandro invece sì, grazie all’intercessione di quel quel celebre Monsignor Palatucci, vescovo di Campagna, che aiutò tanti rinchiusi in quel periodo di desolazione. In questo senso, la storia della famiglia Hoffmann può leggersi come un esempio virtuoso di dialogo fra la religlione ebraica e quella cristiana: dialogo che portò alla liberazione di Alessandro e di molti nelle sue condizioni.
A ricostruire questo racconto – fatto di documenti ritrovati, di e-mail alla ricerca di notizie ma anche di un percorso fotografico che la scandisce – è stata la forte volontà dei nipoti di Alessandro Hoffmann. Come molti internati sopravvissuti, il protagonista di questa storia preferì non parlare mai di quello che era successo, lasciando intravedere – nelle lettere scampate alla sua volontà di eliminare quanto aveva vissuto – una grande sofferenza e, insieme, la volontà di trasmettere calma e fermezza d’animo ai suoi cari, che per lettera ne seguivano le sorti, pieni d’angoscia e di incredulità.