Cala il sipario sulla terza edizione del Vittoria Peace Film Fest. Stasera si tiene la serata di premiazione. La giuria, chiamata a scegliere le migli
Cala il sipario sulla terza edizione del Vittoria Peace Film Fest. Stasera si tiene la serata di premiazione. La giuria, chiamata a scegliere le migliori opere è composta da Nello Correale, regista e presidente onorario del festival, da Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista, da Gianni Molè, giornalista, segretario dell’Assostampa di Ragusa, da Tullia Giardina, docente di lettere e saggista di storia del cinema. Vengono premiati i migliori film delle tre sezioni del festival: lungometraggi, cortometraggi e documentari.
Secondo Correale, «con il cinema non si ha la possibilità di seguire solo delle storie. Ma, soprattutto, contenuti che, molto spesso sfuggono alla cronaca. Quanto ai premi, io credo rappresentino soprattutto una segnalazione. Una sottolineatura che si rivolge agli spettatori affinché guardino con attenzione ad un certo tipo di cinema. Quello che, comunemente, definiamo cinema d’autore. Io sono convinto, in particolare, che i destinatari privilegiati siano i giovani. La vera forza propulsiva dei festival. E i giovani vittoriesi sono molto attenti. Questo vuol dire che, in questi anni, si è fatto un ottimo lavoro di condivisione dell’arte cinematografica».
Il festival rappresenta un focus sulla contemporaneità che mostra un mondo che cambia. Non a caso il Vittoria Peace Film Fest ha deciso di dedicare ad un documentarista della caratura di Andrea Segre una sezione speciale. Nel corso della kermesse sono stati mostrati tre suoi documentari: Io sono lì, Mare chiuso, I sogni del lago salato. Il regista è autore di illuminanti opere sui temi dell’integrazione e della solidarietà.
«I festival – sostiene Segre – sono un luogo di ricerca per chi non fa cinema commerciale. Per gli autori indipendenti, costituiscono uno straordinario momento di confronto con il pubblico. I miei primi film li ho realizzati grazie all’aiuto di quei festival che hanno realizzato dei laboratori. Ottime occasioni di incontro con una serie di produttori. Credo che in un mondo sovraffollato di immagini veloci, sedersi in una sala cinematografica per vedere e ascoltare una storia, sia un antidoto contro la sopraffazione della vacuità. L’ignoranza genera conflitto. La cultura genera pace».
Segre, peraltro, si trova in Sicilia perché vuole raccontare l’isola dalla sua prospettiva peculiare. «Sto cercando – afferma – nel Ragusano, ad Agrigento e a Caltanissetta dei luoghi per il mio prossimo film. Pezzi di Sicilia e pezzi di Africa in Sicilia. Cerco la parte più arida e più dura della Sicilia, per un ideale collegamento con l’altra riva del Mediterraneo”.