I♥green Alle porte di Partinico cinque ettari di terreno confiscati alla mafia stanno per diventare la prima foresta commestibile siciliana: un sistema agroforestale etico e sostenibile, un modello agricolo che diversifica le colture e protegge la biodiversità, nato dalla sinergia tra la cooperativa sociale NoE “No Emarginazione” e la cooperativa agricola biologica Valdibella, che ha meritato il riconoscimento di prima Comunità del Cambiamento di Slow Food
Alzi la mano chi, in quest’estate segnata dalla pandemia, non ha fatto almeno un selfie a Borgo Parrini, il finto Gaudì alle porte di Partinico. E se qualcuno, invece, sta già storcendo il naso, vi anticipiamo subito che dal prossimo anno ci sarà un motivo in più per andarci, soprattutto per chi è “goloso” di natura. Tra qualche tempo, infatti, proprio in quelle zone si potrà passeggiare nella prima Food Forest siciliana, la foresta commestibile in cui sarà possibile godere della bellezza di un bio lago ed ammirare, se fortunati, gli eleganti aironi in transito dall’Africa che potrebbero scegliere questo lembo di terra per nidificare. Fondo Parrini, cinque ettari di terreno confiscati al boss Madonia e affidati dal comune di Partinico alla cooperativa sociale NoE “No Emarginazione” nel 1998, è incastonato in uno scenario di placida bellezza con la sua grande vallata che, a forma di anfiteatro naturale, degrada molto dolcemente verso il mare.
«Ripianteremo gli ulivi e gli olmi che in parte sono stati bruciati, ma coltiveremo anche piante tropicali, e con la food forest daremo vita ad un sogno che è quello di renderlo finalmente fruttuoso anche sotto il profilo economico, dando lavoro ai ragazzi della cooperativa». Carla Monteleone, 57 anni, agronoma della cooperativa, non sta più nella pelle. Nata nel 1993, la cooperativa NoE è un progetto etico e antimafia che lega il cibo all’inserimento al lavoro di persone disabili, ed in questi anni ha svolto un’intensa attività culturale e di promozione della legalità con l’istituzione del premio “Libero Grassi” e promuovendo l’accoglienza all’insegna di un turismo responsabile. «Abbiamo portato gruppi provenienti dal Nord Italia nei luoghi in cui Danilo Dolci è stato protagonista di tante lotte, insieme alla sue gente, per il lavoro e per l’acqua. Alla diga del fiume Jato e alla scuola di Mirto hanno incontrato i figli di Danilo – prosegue Monteleone -, perché la sua storia possa essere patrimonio di tutti, soprattutto delle nuove generazioni. In estate abbiamo organizzato anche dei cineforum nel boschetto, ma non bastava. Dovevamo far fruttare quei cinque ettari di terreno che l’amministrazione comunale ci aveva affidato, strappandoli alla mafia».
La soluzione è racchiusa in una parola, sinergia. «Ad un certo punto ho capito che occorreva mettersi in rete – prosegue l’agnoma – e bisognava farlo con chi in questi anni, sul campo, aveva fatto scelte etiche e sostenibili, con chi aveva coltivato la terra e le relazioni umane nel rispetto degli equilibri naturali e sociali». Così la cooperativa agricola bio Valdibella è risultata la compagna di viaggio ideale per intraprendere un percorso nuovo. Nata a Camporeale nel 1998 dal sodalizio di 25 piccole realtà agricole locali, la copperativa Valdibella, che opera nel campo della coltivazione, trasformazione e vendita di prodotti biologici (dal vino all’olio, dalle mandorle al grano Timìlia e al miele) si è affiancata alla comunità salesiana Itaca che si occupa di accoglienza di giovani con disagio sociale, promuovendo attraverso il progetto “Jonathan” il loro inserimento nel mondo del lavoro.
Massimiliano Solano, 54 anni, laureato in agraria, presidente della cooperativa e collega di Carla Monteleone già ai tempi dell’Università, non ci pensa due volte. La sfida è complessa ma lui è abituato a immaginare orizzonti lontani. «Vedendo quei terreni ho immaginato che potesse nascere qualcosa di unico che mettesse insieme le nostre competenze professionali nel campo dell’agricoltura sostenibile maturate in questi anni – racconta Solano -, con la possibilità di creare un sistema agroforestale dove potessero coesistere specie arboree perenni e colture agrarie, mediante la combinazione di diverse specie sulla medesima unità di superficie, come già peraltro accade in Perù. In questo modo si è in grado da un lato di diversificare le produzioni, e dall’altro di contribuire alla salvaguardia della biodiversità».
A Fondo Parrini conviveranno alberi da frutto della macchia mediterranea – dal mirto al corbezzolo alle arance pigmentate al pompelmo rosa, dai limoni alle mele cotogne -, insieme a piantagioni di avocado, di annona e di frutto della passione. Ma ci sarà anche spazio per frassini, noci ed erbe aromatiche. Una coltivazione multifunzionale dove si creerà un sistema circolare e virtuoso che possa combattere l’impoverimento del terreno riutilzzando gli scarti della lavorazione e le acque piovane. L’immaginazione di Massimo galoppa. Così coinvolge l’ecologo brasiliano Rafael da Silveira Bueno, ideatore del progetto, e l’associazione svizzera Crowd Container che ha creato una rete internazionale di consumatori e produttori che praticano un’agricoltura etica e sostenibile, con cui la cooperativa Valdibella collabora da tempo.
«Quando a giugno vennero per la prima volta a Fondo Parrini – racconta Carla Monteleone – è stato amore a prima vista». Ad ottobre venne dato il via al crowfunding per la realizzazione del progetto e a metà novembre erano già stati raccolti i 65mila euro utili a mettere le radici di una cultura alimentare alternativa alla grande distribuzione. «E’ l’esempio di una community di cittadini-consumatori consapevoli che il loro cibo non solo sarà genuino e buono -spiega Solano – e coltivato nel pieno rispetto della terra, ma che con il loro sostegno hanno contribuito a creare un modello agricolo autosufficiente ed indipendente, libero dal potere delle multinazionali».
Ma le soddisfazioni non finiscono qui per questa cooperativa agricola che, un passo dietro l’altro e a schiena dritta, con la Food Forest si è appena aggiudicata il riconoscimento di prima Comunità del Cambiamento. L’iniziativa, ideata da Slow Food, è nata per sostenere progetti collettivi con cui imprese e realtà del terzo settore si impegnano a realizzare un cambiamento nei sistemi alimentari locali, adottando pratiche più sostenibili e inclusive, profondamente ispirate dai princìpi del buono, del pulito e del giusto.
«Per noi è una grande gioia constatare – commenta Massimo Solano – che il nostro progetto non solo è piaciuto a cittadini privati ma anche ad un importante associazione da sempre in prima linea nella difesa della terra e di chi, come noi, si prodiga con tenacia nella custodia di un patrimonio che rischia di scomparire». Selezionato tra i 30 progetti pervenuti, Food Forest sarà sostenuto anche dalla raccolta fondi rivolta a istituzioni, fondazioni e aziende private, che Slow Food ha aperto per sostenere le Comunità del cambiamento, e che ha accolto tra i primi entusiasti finanziatori FPT Industrial (marchio che fa parte del gruppo italo-statunitense che produce e commercializza macchine agricole, CNH Industrial).
Intanto il progetto Food Forest lunedì 30 novembre alle ore 12 sarà presentato a “Terra Madre”, il più importante evento internazionale promosso da Slow Food e dedicato a chi ogni giorno lavora per uno sviluppo alternativo, iniziando dal futuro del cibo, che quest’anno si terrà on line su www.terramadresalonedelgusto.com. Ad accompagnare il pubblico su quei terreni di Partinico sottratti alla mafia dove sta nascendo il primo orto-giardino della Sicilia ci sarà Massimiliano Solano, accompagnato da quanti credono che i piccoli progetti organizzati possano davvero cambiare il mondo.
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