Stupor Mundi, a Enna il jazz di Roberto Zanetti e il folk di Davide Campisi
Due nuovi dischi, due formazioni, due imperdibili concerti in un’unica serata. Venerdì 30 luglio dalle ore 21.30 il Festival Stupor Mundi organizzato ad Enna dalla Cooperativa Olimpo propone due prestigiosi live nell’area della Torre di Federico: quello del Roberto Zanetti 4et e quello del cantautore e percussionista ennese Davide Campisi.
Il primo set è appannaggio del pianista Roberto Zanetti, sul palco insieme a Rino Cirinnà al sax, Santi Romano al contrabbasso e Mario Lo Giudice alla batteria, per presentare “Mother Afrika”, settimo disco del pianista e compositore veneto, scritto durante il lockdown, in cui ci sono le origini del jazz, l’amore per l’Africa e un omaggio a diverse figure femminili come Rosa Parks, Katherine Johnson, Nina Simone. «Da una vita pensavo di realizzare un disco sull’Africa e le origini della musica jazz – dice Zanetti -. Il tempo avuto a disposizione durante il Lockdown mi ha consentito di realizzarlo. Ho sempre suonato blues, lo ritengo la musica dell’anima. La prima volta che l’ho ascoltato, ho capito che era la mia musica».
Un sogno, una dedica, un impegno artistico e umano, un abbraccio all’umanità. «Sono convinto che la cultura afroamericana sia la radice della musica del XX e XXI secolo. Ho cercato di renderle omaggio attraverso la forma del call and response, che era all’origine dei primi canti africani, che si sono poi sviluppati attraverso i gospels, gli spirituals, il blues, il funk fino ad arrivare alle nuove forme espressive contemporanee. Ho elaborato per Mother Afrika una scrittura e una pronuncia attuale ed orecchiabile».
Il disco ha un concept con una forte vena civile, un racconto musicale di storie afro-americane al femminile: la forza di Wilma Rudolph, il coraggio di Rosa Parks, la genialità di Katherine Johnson, lo straordinario talento di Nina Simone. «Mi sono appassionato alle loro storie e alle loro azioni, che hanno reso il mondo un posto migliore e la musica diventa uno strumento per abbattere barriere e portare a riflettere sui diritti umani ancora violati ai nostri giorni». La ricca attività artistica del compositore e performer Roberto Zanetti si contraddistingue per la coesistenza delle culture sia classica che jazz, dalle quali scaturiscono sia una contrastante corrispondenza, sia una pacifica discordanza. Anche per questo settimo album i suoi compagni di viaggio sono Massimo Chiarella, Luca Pisani e Valerio Pontrandolfo. «Oltre ad essere dei grandi professionisti, conoscono la mia personalità e il mio stile musicale. Nonostante la vita dei jazzisti sia fatta di strade parallele, quando ci incontriamo abbiamo un’intesa immediata e un interplay che ci consente di sviluppare i temi lavorando insieme all’arrangiamento in maniera spontanea».
Il disco “Mother Afrika” si arricchisce anche della partecipazione di Nicolò Sordo, voce recitante del primo e ultimo brano: «Abbiamo scelto la poesia Africa di David Mandessi Diop, poeta di madre camerunense e padre senegalese personalità di spicco nel movimento filosofico letterario Nègritude, perché ci offre uno sguardo dell’Africa vista da lontano».
Il secondo set della serata vedrà sul palco Davide Campisi, il cantautore e percussionista ennese che per la prima volta, affiancato sul palco da Marco Corrao (chitarra acustica, tastiera, voci) e Salvo Compagno (percussioni), presenta alla sua città “Joca”, album dal sapore mediterraneo pubblicato dall’etichetta Suoni indelebili che non rinuncia ad un sguardo Otreoceano.
“Joca” è il simbolo di un’appartenenza territoriale, unisce l’antico e il moderno, il suono del tamburo a quello elettronico, senza che nessuno sovrasti mai l‘altro. Al suo interno c’è il ritmo della lingua siciliana, ma di una Sicilia che vuole andare oltre, uscire dai suoi confini, “globalizzarsi”. In questo senso il titolo (“gioca” tradotto dal siciliano), assume un sapore quasi internazionale si presta ad essere declinato e pronunciato in molte lingue del mondo. Alcuni brani del disco rievocano antichi giochi di bimbi, altri impongono anche riflessioni e lanciano provocazioni; ci sono canti di popoli e preghiere di chi accetta il proprio destino o di chi, invece, vuole cambiarlo. “Joca” – che vede tra gli ospiti Riccardo Tesi all’organetto e Alex Valle alla pedal steel – racconta come il ritorno alle origini sia, in realtà, l’unica strada attraverso la quale l’evoluzione culturale sia ancora possibile.
Davide Campisi è un percussionista e cantautore ennese. Appassionato di stili e tecniche degli strumenti ritmici della tradizione musicale popolare del Sud Italia, in particolare i tamburi a cornice, ha collaborato con musicisti di fama nazionale. Da anni conduce una ricerca sui ritmi ancestrali del meridione, del Mediterraneo e della world music in generale. Sui tamburi sperimenta forme sonore e tecniche espressive nuove e contemporanee che trovano spazio prima nel gruppo di musica etnica “I Petri Ca Addumunu” (di cui è stato membro fondatore) e poi in un percorso personale da solista e in collaborazioni con altri gruppi musicali, per i quali ha partecipato alla realizzazione di prodotti audiovisivi in qualità di percussionista o di autore ed esecutore di colonne sonore. Nel 2015 porta nei teatri e nelle piazze il progetto solista “Badr” (luna piena), con cui arriva tra i primi 8 finalisti al contest del concerto del 1° maggio a Roma. Nel 2017 è finalista al Premio Andrea Parodi e pubblica il suo nuovo album, “Democratica”, con l’etichetta discografica CNI. Nell’estate 2018 vince il premio come miglior percussionista solista al festival “1000 beats innovation lab” promosso dall’European drum & percussion Academy a seguito del quale partecipa al Festival Internazionale di percussioni Gongs&Skins tenutosi in Myanmar (ex Birmania). Nel 2020 con il cantautore e polistrumentista Mimì Sterrantino pubblica il disco “Mircanti”.
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