I Beddi a Catania. E non chiamateli folksinger
Nel titolo del loro ultimo album c’è tutto lo spirito di una delle formazioni più dinamiche del folk-world music Made in Sicily: “Non chiamateci folksinger”. Loro sono i Beddi Musicanti di Sicilia – Mimì Sterrantino voce, chitarra acustica, chitarra battente, chitarra a dodici corde, mandolino, ukulele, armonica; Giampaolo Nunzio voce, organetto, zampogna, friscalettu, flauto traverso, bouzouki, marranzano; Davide Urso tamburi a cornice, mandolino, cori, marranzano; Francesco Frudà chitarra elettrica, chitarra a dodici corde; Alessio Carastro batteria, djambè, percussioni; Pier Paolo Alberghini contrabbasso, Ottavio Leo fonico e produttore artistico – che domenica 8 agosto porteranno la festa della musica al Palazzo della cultura di Catania, evento che fa parte del Catania Summer Fest 2021. La serata sarà aperta dal live di Ture Most.
Tre parole per distinguersi; tre parole per sganciarsi dalle etichette, per togliersi dalle spalle quella polvere fatta di note scontate; tre parole decise, chiare e a tratti, rabbiose. La rivoluzione de I Beddi, iniziata anni or sono, continua e si rivela ancor più palesemente all’interno del nuovo album “Non chiamateci folksinger”; una rivoluzione adesso manifesta che sa di ribellione, una sommossa disciplinata contro ogni qualsivoglia classificazione artistica o musicale. I Beddi Musicanti di Sicilia sono espressione unica del “Sicily Unconventional Folk”, il folk siciliano non convenzionale, un genere innovativo e moderno. La band è costruita attorno a musicisti poliedrici appartenenti a mondi artistici e musicali differenti; il risultato è un folk leggero che sconfina nel blues, nel cantautorato più celebrato in Italia, nel country americano, nel jazz e in molte altre espressioni musicali apparentemente lontane dal folk tradizionale siciliano.
Davide Urso: «Proviamo oggi a liberarci da ogni tipo di etichetta, da ogni classificazione dell’arte, della cultura musicale. Noi siamo cresciuti raccontando uno spaccato della musica, delle tradizioni e della cultura della nostra meravigliosa isola, la Sicilia. Ma poi abbiamo avuto negli anni il piacere di evolverla questa musica, di plasmarla, di farla nostra, di renderla più moderna. E siamo arrivati a costruire un genere diverso. Quello che noi chiamiamo il Sicily Unconventional Folk. Noi crediamo che la musica sia immensa, e non possa essere classificata, è musica e basta. “Non chiamateci folksinger” è un modo nuovo di concepire la world music, è una sintesi del nostro percorso artistico lungo 15 anni, sonoro e musicale».
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