Blog Anche Bruno Vespa, a "Porta a porta", ha dibattuto per una sera sul motivo della separazione fra Allegri e Ambra. Scandalo? Certo, ascoltare nella TV di stato chiacchiere da parrucchiere non è edificante. Eppure almeno io ho avvertito, in quel vacuo cicaleccio, come una ventata di benefica stupidità, di frivolezza mondana un po' beota ma tutto sommato innocua da anni Cinquanta. Era un'Italietta-sciocchezzaio, quella del dopoguerra, rigurgitante di pregiudizi ma anche di candore e di pudore...
Facendo zapping finisco su “Porta a porta”, e qual è il tema del dibattito? La ricerca del motivo della separazione fra Allegri e Ambra: l’ha tradita lui o viceversa? Si interroga uno sconosciuto regista presentato come “traditore seriale” e perciò compiaciutissimo d’aver trovato uno status, interloquisce l’avvocato matrimonialista che ha pubblicato un libro di statistiche sul numero di adultèri al tempo del Covid (ma come avrà fatto a contarli?), e naturalmente non manca Feltri, che una volta tanto invece di insultare i meridionali, gli immigrati e i comunisti racconta quante corna ha fatto a sua moglie (consapevole e rassegnata).
Si rispolverano categorie che credevo rottamate come innamoramento e amore, si ammicca alle monellerie del maschio-cacciatore, si ridimensiona e perciò si giustifica l’infrazione di dieci minuti (così poco?) che – dice Feltri – peraltro è anche scomoda e faticosa, a fronte del vero amore, quello da pronto soccorso del focolare domestico e del “finché morte non vi separi”. Non so come sia finita perché ho cambiato canale per sapere se Allegri almeno era riuscito a vincere sul campo da gioco della gelida Russia, oltre che nelle cronache rosa di casa nostra.
Scandalo? Certo, ascoltare nella TV di stato chiacchiere da parrucchiere, o logori refrain maschilisti da addio al celibato, non è edificante, né dà confortanti indicazioni sulla maturità culturale e civile d’una nazione. Certo, parlare di Allegri e di Ambra invece che del governo Ciampi o dei teppisti di Forza nuova o dei morti sul lavoro o dei femminicidi appare quanto meno grottesco e irresponsabile. Eppure…
Eppure almeno io ho avvertito, in quel vacuo cicaleccio, come una ventata di benefica stupidità, di frivolezza mondana un po’ beota ma tutto sommato innocua da anni Cinquanta, da “domenica della buona gente”, da “pane amore e gelosia”, da “Totò e le donne”. Lo stesso untuoso e perfido Vespa si è trasfigurato ai miei occhi in un don Camillo da parrocchia strapaesana mentre l’intollerabile Feltri s’addolciva nella smorfia arguta del tuttologo professore Cutolo (chi se lo ricorda?) della Rai d’antan.
Insomma, un “come eravamo” quando Renzi, la Meloni e Salvini non erano ancora nati, quando Berlusconi ancora cantava sulle navi da crociera e Grillo faceva il rappresentante di capi di vestiario, quando nemmeno gli scrittori di fantascienza immaginavano internet e i social, quando le vignette del “Travaso” o gli ottonari del “Corriere dei piccoli” non trasudavano odio ma scollacciata e casereccia ingenuità o la poetica chimera del “milione” del signor Bonaventura, quando la politica così come i rapporti umani non erano ancora cruenti ring di wrestling, trionfi dell’oltraggio e del livore.
Era un’Italietta-sciocchezzaio, quella del dopoguerra, rigurgitante di pregiudizi ma anche di candore, di pudore… e sia pure d’ignoranza: ma gli ignoranti d’una volta, credetemi, sapevano di esserlo e non pontificavano come oggi, tutt’al più fantasticavano tra loro a voce bassa degli Allegri e delle Ambre dei tempi loro. Che erano però (ogni epoca ha i gossip che si merita) Rossellini e Anna Magnani, o lo Scià di Persia e Soraya.
La morale? Meglio i fotoromanzi di “Bolero film” che gli editoriali di “Libero”, meglio capitan Cocoricò che “il capitano” della val Padana, meglio la barzelletta spinta e politicamente scorretta che un monologo di Diego Fusaro, meglio un bacio ieri che una sveltina domani.
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