HomeLibri e Fumetti

Pasolini e Sciascia gli eretici, gli ultimi intellettuali di un paese senza verità

Libri e Fumetti “Pasolini e Sciascia. Ultimi eretici”, edito da Marsilio, a cura di Filippo La Porta, indaga e coglie similitudini e differenze di due fra i più originali intellettuali italiani ed europei del “secolo breve”. Due figure che hanno incarnato lo spirito autentico della dimensione intellettuale come sfera della libertà e di autonomia critica

Sciascia e Pasolini, la storia culturale del Novecento, il ricordo e l’attualità-inattualità delle loro opere. Due fra i più originali intellettuali italiani ed europei del “secolo breve”. Due figure che hanno incarnato lo spirito autentico della dimensione intellettuale come sfera della libertà e di autonomia critica. Un libro molto interessante e di notevole qualità culturale, curato dal critico Filippo La Porta, indaga Sciascia e Pasolini, e ne coglie similitudini e differenze. Un testo che con una pluralità di contributi riesce ad approfondire aspetti diversi, sempre trovando relazioni fra i due autori, soffermandosi in maniera acuta anche sulle contraddizioni. Il testo, edito da Marsilio, ha come titolo “Pasolini e Sciascia. Ultimi eretici”.

Scrive La Porta: “I concetti di “realtà” e “verità” – interrelati ma anche tra loro in latente conflitto – risuonavano nelle varie relazioni e venivano “collaudati” attraverso spiazzanti messe a punto teoriche e puntuali disamine dei testi. Pasolini, comunista avverso alle magnifiche sorti e attratto dal “poco razionale”, profondamente laico ma con il senso del sacro, un poco diffidava della “verità”, potenzialmente distruttiva, e si schierava piuttosto dalla parte della “realtà”, misteriosa e inappropriabile, che ricomprende in sé il bene e il male (contrapposta alla illusoria “irrealtà” in cui vive il borghese). Sciascia, illuminista sfiorato dal tragico, “ateo incoerente”, credeva nella “verità” come parola letteraria e giudizio razionale sulle cose, mentre considerava la “realtà” qualcosa di troppo manipolabile. Ma poi entrambi si sono continuamente e meravigliosamente contraddetti, ritornando su questi temi e provando a declinarli nella loro opera e nella loro fitta attività giornalistica”.

Filippo La Porta

Interessante anche la riflessione di Daniela Marcheschi sul “binomio inscindibile di verità e letteratura”, così come la chiave di lettura di Andrea Cortellessa incentrata sulla visione della letteratura legata ad una “formalizzazione” della realtà. Originale l’interpetazione filosofica di Guido Vitiello che si sofferma sull’ermeneutica della “beffarda incarnazione dell’ “Io so” pasoliniano in un giudice che Sciascia non avrebbe amato”. Sempre in chiave di lettura filosofica Bruno Pischedda invece sostiene che Pasolini e Sciascia abbiano promosso l’ “autocoscienza” del loro pubblico.



Centrale è la meditazione sul ruolo di “intellettuali”, ben estrinsecata da Filippo La Porta: “In Pasolini e Sciascia si è probabilmente incarnata per l’ultima volta nel nostro paese la figura pubblica dell’intellettuale eretico, coscienza del paese, voce dissidente solitaria e non allineata. Loro è stata comunque riconosciuta una autorevolezza straordinaria – nella società italiana -, un attimo prima che gli intellettuali decadessero da legislatori a meri interpreti, da critici del potere a cantori postmoderni dell’esistente (secondo la terminologia di Zygmunt Bauman). Forse l’unica possibile analogia è con Sartre e Foucault, che in Francia hanno rievocato quasi a tempo scaduto la figura dell’intellettuale enciclopedico, universalistico, del secolo dei Lumi”. Cos’altro avevano in comune: “(…) la gioia nel fare il proprio lavoro. Il saturnino, malmostoso, e a volte perfino funereo Sciascia aveva come motto una frase di Montaigne: ‘Non faccio nulla senza gioia’. Dunque, senza voler minimizzare un pessimismo di fondo, occorre dire che le sue battaglie civili tradiscono un sottile esprit de finesse, il gusto aereo della polemica, un sarcasmo lieve e intessuto di erudizione, il piacere contagioso di duellare e divagare (un flaneur della diatriba). Mentre Pasolini parlando del suo mestiere di recensore osservò una volta che gli piaceva moltissimo e che lo trovava eccitante”.

Pier Paolo Pasolini

La cultura come dimensione di gioia, come sfera “eccitante”. Il punto è che per Sciascia e Pasolini: vita, pensiero, cultura, impegno sociale e politico, passione civile, non erano elementi disgiunti ma connessi da una visione di ampio respiro e da una tensione etica. E vivevano la loro esistenza con spirito di autonomia concreto, erano in questo senso degli “eretici”: “(…) nel senso di non appartenenti o semi appartenenti (Sciascia fu anche consigliere comunale e deputato); impegnati in senso civile ma refrattari ad allinearsi su un programma di partito, su una ideologia politica, intellettuali intrattabili di cui il ceto politico ha sempre diffidato”. “Intellettuali che si pongono – per l’ultima volta nel nostro paese – come coscienza della nazione, come critici del potere, come opinion makers, come intellettuali-legislatori dell’Illuminismo (indipendenti e universalmente autorevoli, intervengono in ogni campo, creano una opinione pubblica)”. In quest’ottica è cruciale comprendere la loro critica al “potere”. Scrive la Porta: “Limitiamoci al romanzo “Todo modo” e all’ultimo film pasoliniano “Salò” come allegorie di un potere perverso, inafferabile, enigmatico, metastorico (anche se storicamente incarnato, nel romanzo, in una classe dirigente di formazione cattolica), in un caso di eco controriformista (relativismo, casistica dei gesuiti, uso dell’intrigo), nell’altro ambientato nella Repubblica di Salò. Entrambi schierati contro un potere che giustifica razionalmente se stesso (dunque i giudici, la civiltà giuridica con i suoi principi astratti). Sciascia nella trilogia del giallo che si chiude con “Il contesto” (1971) e Pasolini con “Petrolio” si immergono nel torbido della strategia della tensione. In entrambi la perdita della fede comunista (Sciascia con il “Candido”, Pasolini più tortuosamente con “Petrolio”). E per entrambi l’Italia è un paese senza verità (anche sul cristianesimo: per tutti e due fondamentale resta il Vangelo, la scelta della povertà, la radicalità, mentre in Italia prevale la doppiezza e si può dirsi cristiani senza esserlo). Sono insofferenti verso i nuovi conformismi. Al potere contrappongono la verità, che è poi la letteratura. Sciascia, pirandelliano e scettico (ricordate “Così è se vi pare”, con Laudisi che spiega ai presenti che ognuno la vede a modo suo), e incline all’artificio, alla parodia, al rifacimento, ritiene però che la letteratura sia quella finzione che dice il vero”.

Leonardo Sciascia, foto di Giuseppe Leone

Emergono differenze nella visione esistenziale e filosofica: “In generale Sciascia, benché spirito pessimista, non può condividere la visione uniformemente cupa, negativa, che emerge dall’ultimo Pasolini. In un resoconto sulla sua esperienza di spettatore “coatto” di Salò (“coatto” perché la visione gli provoca nausea, ma lui sente il dovere di capire la vita di Pasolini, cui si sente legato da un ‘amore cristiano), Sciascia dice di augurarsi che “questo film lo vedano in pochi”, non tanto perché alimenterebbe chissà quali perversioni, ma perché, paradossalmente, gli spettatori di fronte a tanta disperazione non potranno che invocare Dio! Dove la religione – aggiungo – si configurerebbe non come scommessa razionale alla Pascal, ma come grido lancinante e preghiera estrema per non essere dannati in un mondo di tenebre”.

Differenze ancor più profonde, sottolinea La Porta, vi sono sul piano dello stile: “Quanto allo stile non posso che registrare una netta distanza tra i due: quello di Sciascia, asciutto e pieno di ellissi, limpido e sibillino – si è parlato di “alterità saracena” -, manzoniano e calligrafico “secco” – dice Bufalino -, ma con accensioni di sensualità, stendhaliano e labirintico, una prosa educata su Machiavelli, Tommaseo e la Colonna infame; lo stile saggistico di Pasolini è vibrante, lirico, profetico, tra predica mediovale e poemetti in prosa”.

Pasolini e Sciascia, con Dacia Maraini, Alberto Moravia e altri al Premio Brancati di Zafferana Etnea nel 1968, foto Archivio Pro Loco Zafferana Etnea

Il concetto di impegno e “la verita” in Sciascia. Per Leonardo Sciascia: “(…) la letteratura è infatti “figlia della verità”, e proprio il massimo della finzione ha per Sciascia il compito di smascherare l’impostura. Una cosa è vera soltanto se è detta bene. La sua eredità risulta oggi dispersa, un po’ nascosta, anche se presente nel miglior giornalismo di inchiesta e denuncia civile, o almeno quello ossessionato dal dire bene le cose. Il pensiero critico-eretico, all’interno della nostra contemporaneità frammentata, non appare più come priviliegio di una unica persona, né di una presunta casta di intellettuali. Forse ognuno di noi dovrebbe ricomporne pazientemente il mosaico attingendo ai media, ai social, alla discussione pubblica, rimettendo insieme le voci sparse  di tutti coloro che si ostinano a ragionare in modo autonomo e a-ideologico, che diffidano del potere, che si sentono personalmente impegnati verso la verità. E che fanno tutto questo anche con un po’ di gioia”.

Nel libro il viaggio culturale continua con riflessioni su vari aspetti delle opere e del pensiero di Sciascia e Pasolini, un itinerario che merita di essere letto nella sua intierezza…



Condividi su

Commenti

WORDPRESS: 0

SicilyMag è un web magazine che nel suo sottotestata “tutto quanto fa Sicilia” racchiude la sua mission: racconta quell’Isola che nella sua capacità di “fare”, realizzare qualcosa, ha il suo biglietto da visita. SicilyMag ha nell’approfondimento un suo punto di forza, fonde la velocità del quotidiano e la voglia di conoscenza del magazine che, seppur in versione digitale, vuole farsi leggere e non solo consultare.

Per fare questo, per permettere un giornalismo indipendente, un’informazione di qualità che vada oltre l’informazione usa e getta, è necessario un lavoro difficile e il contributo di tanti professionisti. E il lavoro in quanto tale non è mai gratis. Quindi se ci leggi, se ti piace SicilyMag, diventa un sostenitore abbonandoti o effettuando una donazione con il pulsante qui di seguito. SicilyMag, tutto quanto fa la Sicilia… migliore.