Blog Non è chiaro se il rapporto tra la nobildonna lucana, amante delle lettere, e il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro andò oltre la corrispondenza epistolare. Nel Cinquecento, però, il sospetto della famiglia di lei bastava per condannarla a morte per mano violenta insieme con il supposto amante
…f ra questi aspri costumi
di gente irrazional, priva d’ingegno,
ove senza sostegno
son costretta a menare il viver mio,
qui posta da ciascuno in cieco oblio.
Questi versi tratti dalla canzone Poscia che al bel desir sintetizzano perfettamente la condizione emotiva e di vita di Isabella di Morra, la poetessa del Cinquecento, uccisa senza pietà dai suoi familiari. Isabella nacque nel 1520 a Favale (oggi Valsinni, in provincia di Matera) in una famiglia nobile caduta in disgrazia perché il padre, Giovan Michele di Morra, parteggiò per i Francesi durante l’assedio di Napoli del 1527-28.
Isabella, oltre a una sorella, Porzia, aveva sei fratelli (Marcantonio, Scipione, Decio, Cesare, Fabio e Camillo) che la tenevano segregata nel loro castello, ma la donna amante della poesie riuscì ad entrare in contatto, tramite il suo precettore, con il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro che aveva sposato la nobile napoletana Antonia Caracciolo e possedeva un castello vicino Favale. I due iniziarono una fitta corrispondenza, l’uomo per eludere i sospetti e poter far passare le sue lettere le firmava con il nome della moglie, così Isabella riuscì a fargli arrivare pure i versi. Forse i due riuscirono perfino a incontrarsi in una proprietà dei Morra. Non è ben chiaro se il rapporto tra don Diego e Isabella andò oltre la corrispondenza epistolare.
Purtroppo, questa amicizia tra anime affini, venne ben presto scoperta. Isabella provò a difendersi dicendo che le lettere che riceveva erano di Antonia, ma i fratelli, con l’aiuto di due zii, erano ormai risoluti nel compiere la bestiale violenza. Per primo uccisero il precettore, in quanto tramite dei due poeti, subito dopo si accanirono contro Isabella accoltellandola. Infine, fu la volta di Diego Sadoval, e a nulla valse la scorta di cui si era munito.
Isabella aveva appena 25 anni. Pochi anni dopo la sua morte, nel 1552, furono pubblicate le sue poche poesie, dieci sonetti e tre canzoni. Questa triste storia venne riportata alla luce da Benedetto Croce nel 1929 nel suo “Rime d’Isabella di Morra e Diego Sandoval de Castro”.
Ieri come oggi gli aguzzini e le vittime vivono sotto lo stesso tetto.
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