A Catania torna “Ecce Homo”, la parabola terrena di GesùAldo
Uno spettacolo che ad ogni replica ha fatto il sold out. Molti ne parlano e ne hanno parlato, molti altri hanno richiesto un’altra messa in scena. Ed ecco che GesuAldo torna sul palco! Domenica 5 marzo, alle 20.30, dopo poco più di un mese torna da Zō Centro Culture Contemporanee di Catania lo spettacolo teatrale “Ecce Homo”, testo di Antonio Ciravolo, che cura anche la regia, con Giovanni Arezzo unico attore. Una produzione Nudalava con Ivana Peritore assistente alla regia. Dopo lo spettacolo autore/regista e attore dialogheranno con la speaker radiofonica Antonella Insabella sulla nascita del progetto, dalla sua creazione alla messa in scena, dando spazio ad ulteriori approfondimenti ed alle domande del pubblico in sala.
“Vai a dare un’occhiata. Come uno di loro”. Mi fa. “Vedi come se la stanno cavando”. Mi fa. Lui, a me. E io lo faccio. Cosa vuol dire diventare uomo? Cosa vuol dire diventare uomo se si è figli di Dio? Gesù è tornato col nome di GesùAldo per “dare un’occhiata” su mandato di Papà e si ritrova ad inciampare sugli imprevisti del quotidiano umano. L’amore, l’intimità, l’epidermica ambizione all’esistenza, si innestano con il desiderio dell’uomo che vuole esserlo davvero, di colui il quale vuole finalmente smettere di essere il “figlio di …”. Niente miracoli, però: uomo sul serio.
Ecce Homo è uno spettacolo in cui il Cristo si spoglia e si riveste. Si spoglia dal credo e si riveste di senso. Il senso di un uomo e dell’esserlo. Il senso di un uomo che vuole farsi padre. Dio è morto, dicevano, il padre è morto, diceva qualcun altro. In verità qui il padre c’è, se ne sente l’inamovibile presenza, ma concede poco, quasi nulla. Ma quel nulla è spazio libero, è libertà e dolore. Così Gesù si lascia vivere davvero. L’amore per una donna che lo guarda per la prima volta in viso e non chiede nulla. Nessuna devozione, nessuna preghiera. Solo lei che lo prende per mano e gli spiega la vita. Poi il lavoro, la solitudine, la Chiesa, gli emarginati, gli stereotipi, l’abbandono, Iggy Pop e i Ricchi e poveri! Gesù balla e parla. Tra l’amore per mamma e il timore di papà. Gesù è sui quaranta, e adesso sa cosa vuol dire. Gesù è tornato e adesso vuole rimanere. Gesù è uomo, finalmente.
Antonio Ciravolo: «Ho voluto impastare l’ironia e il dolore dell’umanità per realizzare questo Cristo contemporaneo. Disegnarlo talvolta ingenuo, talvolta sprovveduto, ma al contempo armato di uno sguardo lucido e di un retaggio divino che lo rendono complice e giudice del mondo che non poteva aspettarsi. L’essere umano, il volerlo essere, il desiderare di esserlo. Ed eccolo il primo tratto dell’uomo che non può sfuggire a sé stesso: il desiderio. L’essere umano desidera e il desiderio lo muove. In virtù del perpetuo moto del desiderio questo nuovo Gesù non può sottrarsi al dubbio e alla misura, sacrificando l’onnipotenza del suo gesto sull’altare della sacrosanta, e al contempo umanissima, domanda d’amore».
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