HomeBlog
Blog

Vincenzo Nalbone, il poeta villalbese dimenticato

Blog Un epitaffio seminascosto al cimitero del paese nisseno ricorda un "ragazzo del '99" che negli Anni '20 del secolo scorso andò a insegnare nelle scuole dell'Istria, allora italiana, del Friuli e della Sardegna prima di trasferirsi definitivamente a Palermo dove creò famiglia. Un uomo che sin da giova età coltivava la passione della poesia e della musica e che incarnò bene lo spirito del Secolo breve

Nel cimitero di Villalba, in provincia di Caltanissetta, in un angolino delle tombe comunali se ne trova una semplice, umile, senza sfarzi né foto che sembra fatta apposta per non essere notata, e che accoglie nel sonno eterno un uomo nato nel 1899 e morto nel 1983. Quasi nascosto c’è pure un epitaffio che dice: “Vincenzo Nalbone / Poeta / Qui ricongiunto / alle sue radici / tra gli amati cipressi / custodi augusti di quiete / trova la pace anelata / l’anima sua eletta”.

L’epitaffio sulla tomba di Vincenzo Nalbone

Una volta notata la lapide e letto il messaggio è impossibile non rispondere al richiamo della curiosità che è sfida e spinta verso la conoscenza. Iniziano così delle indagini ed emerge che ci sono delle tracce sotterranee che lasciano ben sperare – cosa che dopo più di 40 anni dalla morte nel nostro poeta è fortuita, specie che in paese a sapere qualcosa sono rimasti non più di cinque persone.

La prima traccia è una sua poesia intitolata “Il mio paese” inserita dal professore Antonio Guarino nel libro fotografico e di testimonianza “Anche l’occhio… racconta la sua parte”, pubblicato una ventina di anni fa. Una seconda salta fuori dopo un appello-aiuto suoi social e viene fuori che esistono parenti che custodiscono la memoria di Vincenzo Nalbone. E infine in una libreria di testi usati spuntano un poco impolverati due libri pubblicati, uno in vita, Tu, uomo” (Rebellato editore, con premessa di Salvatore Orilia, 1981) e uno postumo Poesie dialettali” (Guido Miano Editore, prefazione di Vincenzo Bendinelli, 1988). Detto per inciso: l’editore Rebellato ha pubblicato grandi poeti del Novecento, quindi è un motivo di vanto se tra i suoi tipi c’è stato un villalbese.

Insomma, il puzzle prende forma. Grazie al fondamentale aiuto di Antonio “Ninni” Lumia, della sua famiglia e in particolare di sua madre, la signora Rosa Mingoia, nipote di poeta, la nebbia dell’oblio su una vita illustre viene diradata. Una breve nota biografica è ora possibile. 

Vincenzo (Villalba, 17-12-1899 – Palermo, 18-09-1983) era figlio di Alfonso un muratore che, insieme al fratello Salvatore, per mantenersi negli studi di giorno lavorava con il padre e la notte la passava tra i libri scolastici, quasi in segreto come in segreto si coltiva il fuoco sacro dell’arte, perché oltre alla poesia nella sua vita c’era la musica che esercitò da compositore di musica sinfonica iscritto alla Siae, dopo che da ragazzo mosse i primi passi nella banda di Villalba suonando il clarinetto. Partecipò alla Prima guerra mondiale, essendo un ragazzo del ‘99, e sul fronte contro gli austriaci venne ferito a un ginocchio da una granata, cosa che non gli permise più di combattere.

Vincenzo Nalbone e la sorella Angela

Conseguiti gli studi superiori, venne mandato negli anni ‘20 a insegnare come maestro elementare in Istria (allora italiana) e in seguito in Friuli e in Sardegna. In Valle d’Istria vivrà con la sorella Angela che lo aiuterà nelle faccende di casa. L’insegnamento e la composizione faranno parte della sua sfera pubblica (una brano del suo repertorio intitolato “Romanza” è stato riproposto dal vivo nel 2014 dal maestro Alberto Cardinale), la poesia invece verrà esercitata come diletto privato e fiorirà pubblicamente – sotto la spinta e la cura della figlia – in età matura, potremmo dire, quasi a limitar di Dite.

Vincenzo Nalbone, a destra, con alcuni colleghi insegnanti in Valle d’Istria, nel dicembre 1925

Dopo sette anni di lavoro fuori tornerà in Sicilia, precisamente a Palermo, dove troverà l’amore e si sposerà nel 1934 con Iolanda Sorgi, vissuta fino a 107 anni. Avrà due figli: Aldo, nato nel ‘35 e morto in giovane età, e Igea, classe 1939, a cui il padre nel bel sonetto A mia figlia suggerisce che “un cuore puro vale nove imperi, / se luce di virtù l’adorna indoma”.

La silloge “Tu, uomo” raccoglie poesie che ripercorrono l’arco dell’intera vita del suo autore, spazia nelle diverse forme poetiche quali per esempio molti distici, sonetti, carmi o canti. Avendo vissuto quasi per intero il Secolo Breve, non mancano poesie che fanno riferimenti ai fatti storici più rilevanti quali la prima e la seconda guerra mondiale, l’uccisione di Kennedy o il cambiamento della società. L’“uomo” del titolo è pressappoco assente o quando si intravede è un distruttore, è “il troglodita” che ha in mano la clava. Anche la quotidianità non è molto presente e poche sono le notizie biografiche. La vera protagonista è la natura che si esprime con un soffio classico, un sospiro romantico o un gemito di decadenza, forse ispirata alla poesia sepolcrale – di Foscolo, di Leopardi – o da D’Annunzio. Vengono così in mente quei versi di Montale in apertura degli Ossi di seppia nella poesia “I limoni” che, invocando una poetica nuova, dicono: “Ascoltami, i poeti laureati / si muovono soltanto fra le piante / dai nomi poco usati: bossi ligustri e acanti”, e Nalbone si destreggia da poeta laureato. C’è spazio anche per la religione cristiana nella sua tradizione e nei suoi insegnamenti. Nelle opere dialettali l’attaccamento alle radici è predominante, con immagini, istantanee e l’utilizzo giocoso del suono delle parole. 

Vincenzo Nalbone negli anni 60

Dopo più di 40 anni dalla morte “rivive” il poeta villalbese Vincenzo Nalbone, che in tanti adesso, almeno nel piccolo paese potranno conoscere “l’anima sua eletta”. Un grazie speciale alla famiglia Lumia-Mingoia per le informazioni e la concessione delle foto, e anche a Igea Nalbone vedova di Antonio Bonazzi, custodi della memoria di una piccola e poetica storia di famiglia.

Condividi su

Commenti

WORDPRESS: 0

SicilyMag è un web magazine che nel suo sottotestata “tutto quanto fa Sicilia” racchiude la sua mission: racconta quell’Isola che nella sua capacità di “fare”, realizzare qualcosa, ha il suo biglietto da visita. SicilyMag ha nell’approfondimento un suo punto di forza, fonde la velocità del quotidiano e la voglia di conoscenza del magazine che, seppur in versione digitale, vuole farsi leggere e non solo consultare.

Per fare questo, per permettere un giornalismo indipendente, un’informazione di qualità che vada oltre l’informazione usa e getta, è necessario un lavoro difficile e il contributo di tanti professionisti. E il lavoro in quanto tale non è mai gratis. Quindi se ci leggi, se ti piace SicilyMag, diventa un sostenitore abbonandoti o effettuando una donazione con il pulsante qui di seguito. SicilyMag, tutto quanto fa la Sicilia… migliore.