HomeLibri e Fumetti

“Il morso del varano”, William Bavone e il “salentino albino”, il volto umano dell’investigatore

Libri e Fumetti Viene presentato il 5 agosto alla libreria La Gilda dei narratori di Messina il nuovo romanzo dello scrittore salentino che ambienta le sue storie "noir" nella Bologna "capitale" del crime all'italiana. E non è un caso che la quarta di copertina la firma un maestro del genere come Carlo Lucarelli. Bavone: «De Luca è sì un ispettore ma anche una persona comune che cade e si rialza stringendo i pugni»

“Il morso del Varano” è la prima indagine dell’ispettore di polizia Nico De Luca, il “salentino albino” così detto per via delle sue origini e delle sue caratteristiche fisiche, a cominciare dal fatto che non ama rosolarsi nelle meravigliose spiagge della natia Puglia e, per lavoro, vive e indaga nel ventre molle di Bologna, città che ha dato i natali a non pochi illustri giallisti italiani e non a caso spesso diventa essa stessa protagonista di indagini e scenari polizieschi.
Bologna dunque, con le sue dinamiche e i suoi giri di affari ma anche col suo essere città primadonna nei polizieschi made in Italy.

Arduo per uno scrittore che non sia nato e cresciuto all’ombra delle ben note due torri, Garisenda e degli Asinelli, ambientarvi un poliziesco, una scommessa che avrebbe intimidito chiunque ma non William Bavone, classe 1982, salentino di nascita e parmense d’adozione, che sa come farsi valere. Laureato in Economia, Bavone ha il demone della scrittura nel sangue e ha al suo attivo saggi di geopolitica, romanzi, novelle per bambini e vari racconti. Ha deciso, infine, di misurarsi con un romanzo dallo schema classico, nel senso nobile del termine, e un protagonista a suo modo anch’esso classico, che dalla vita non è certo stato baciato in fronte. Nico De Luca ha lasciato la sua terra, non ha una vita amorosa, vive in una modesta abitazione dove si ritira soltanto per dormire, si alimenta con cibi surgelati e ospita, non senza problemi, la nipote Giulia, figlia di suo fratello, universitaria svogliata la quale, come tutti i ventenni, è non poco arrabbiata col mondo intero.

William Bavone col suo “Il morso del varano”

Il romanzo, edito da Newton Compton, è statp scritto con stile asciutto, senza fronzoli: “La giacca è pulita. Non ricordo qual è, dovrei controllare l’interno del polso, lì ci ho cucito il numero. Una cazzata per scherzarci su, darmi un numero per nome e cambiarlo ogni giorno affidandomi al caso. Alla fine, è ciò che siamo: numeri in coda verso il patibolo”.
Un romanzo che convince e che può vantare una quarta di copertina firmata da Carlo Lucarelli: “C’è una città, morbida, ombrosa e misteriosa come solo Bologna sa essere. C’è una storia che angoscia, fa pensare e incuriosisce come soltanto un giallo sa fare. E c’è un detective umanissimo, tormentato e vero, come solo una persona che cerca sa essere. C’è una tradizione, dentro “Il morso del varano”, che partendo da Augusto De Angelis passa attraverso Scerbanenco e Loriano Macchiavelli (e mi ci metto anch’io), e arriva qui fino a William Bavone. Il primo aggettivo che mi viene in mente è caldo, perché è così questa storia, avvolgente. Il secondo è inquietante. Il terzo è sorprendente, perché – giuro – che finisse così, questa storia, non me lo immaginavo proprio. E mi è piaciuto”.

E in effetti in alcuni passaggi Nico De Luca ricorda il Duca Lamberti di Scerbanenco e il Sarti Antonio di Loriano Macchiavelli, protagonisti affetti dallo stesso mal di vivere che è proprio di chi investiga il male che si annida nell’animo dell’uomo e si ritrova a ragionare con la propria testa, seguendo le mollichine di pane, come Pollicino, piuttosto che lasciarsi portare lontano dalle onde e dalle sirene di certa politica, certa magistratura, certa industria.
Uomini che non si lasciano ammaliare né sedurre (vorremmo dire corrompere) dal potere che detta le regole. Il nostro De Luca è lo sbirro che ci piace pensare esista davvero, sornione, testardo e capace, con accanto i suoi validi aiutanti, il sovrintendente Antonio Conti e Gabriele Molinari, ovvero il Minotauro dal fisico palestrato. Un poliziotto caparbio che si ostina a fare il suo mestiere e a rispondere coi fatti, indagando alla vecchia maniera, spulciando documenti, sentendo testimoni, assemblando indizi, operando collegamenti e trovando i punti di incontro che, dopo il primo omicidio del 73enne Filippo Stefanini, giudice in pensione, a cui è stata tagliata la gola, continueranno a insanguinare le vie di Bologna. A cominciare dal secondo omicidio di Giorgio Spiga, anche lui settantatré anni, celibe, che prima di ritirarsi a vita privata quindici anni prima, era stato carabiniere, e poi guardia giurata. E aveva lavorato in particolare ad alcuni casi col giudice. No, non si tratta di omicidi isolati. E poco importa che il sostituto procuratore Piergiorgio Ponzi ma anche il vicequestore Capuano si alternino a fare la voce grossa quando il nostro “salentino albino” stringerà all’angolo anche il potente vicesindaco, l’avvocato Amedeo Ferri, i cui interessi privati si scontravano con quelli del giudice assassinato riguardo la gestione delle Fiere di Bologna e la nomina del nuovo amministratore delegato.

William Bavone

Chi l’ha detto che i potenti sono intoccabili? De Luca sa che nessuno è esente da colpe e responsabilità e con testardaggine propria di chi sa di essere dalla parte della ragione, nonostante tutto, continua per la sua strada. Fino all’inatteso finale. “Il morso del varano” ci immerge nella scrittura densa di Bavone che già nel titolo troverà la sintesi di questa storia.
Dice Bavone: «De Luca è sì un ispettore ma anche una persona comune che cade e si rialza stringendo i pugni. Cocciuto, determinato. Il titolo si riassume in un parallelismo con il modo di predare del varano di Komodo (la velenosa lucertola gigante dell’isola indonesiana di Komodo, nda). In poche parole, il male una volta innescato nell’animo umano corrode nel tempo fino a un tragico finale della violenza. Proprio come il varano che con il suo morso infetta la preda per poi divorarla quando il veleno ha preso il sopravvento e la rende incapace di fuggire. L’immagine del varano è perfetta per evocazione, titolo e sintesi di quella parte della storia e dell’indagine in cui netta è la contrapposizione tra bene e male».

William Bavone sarà presente a Messina lunedì 5 agosto e incontrerà alle 18 i lettori alla Gilda dei Narratori (Libreria Ubik) di Via Ettore Lombardo Pellegrino, 23.

Condividi su

Commenti

WORDPRESS: 0

SicilyMag è un web magazine che nel suo sottotestata “tutto quanto fa Sicilia” racchiude la sua mission: racconta quell’Isola che nella sua capacità di “fare”, realizzare qualcosa, ha il suo biglietto da visita. SicilyMag ha nell’approfondimento un suo punto di forza, fonde la velocità del quotidiano e la voglia di conoscenza del magazine che, seppur in versione digitale, vuole farsi leggere e non solo consultare.

Per fare questo, per permettere un giornalismo indipendente, un’informazione di qualità che vada oltre l’informazione usa e getta, è necessario un lavoro difficile e il contributo di tanti professionisti. E il lavoro in quanto tale non è mai gratis. Quindi se ci leggi, se ti piace SicilyMag, diventa un sostenitore abbonandoti o effettuando una donazione con il pulsante qui di seguito. SicilyMag, tutto quanto fa la Sicilia… migliore.