Itinerari La città delle 40 chiese e delle 100 campane apre ai visitatori per tre week end, da 13 al 29 settembre, 11 luoghi di straordinaria bellezza, tra cui il complesso del Palazzo Vescovile
La città delle cento campane e delle oltre quaranta chiese nel solo centro storico, senza contare le decine delle frazioni attorno: Acireale è sempre stata una roccaforte religiosa che attirava fedeli da tutta la Sicilia. E dove non poteva la Chiesa, scendevano in campo la tradizione e la mitologia: è il teatro di uno dei più antichi Carnevali d’Italia, il luogo mitico dell’amore tra il pastore Aci e la ninfa Galatea (non la prese bene il ciclope Polifemo, che lo uccise per gelosia). Insomma, Acireale ha deciso di mettersi in gioco: a partire proprio dal suo scrigno meglio conservato, visto che Le Vie dei Tesori offre l’occasione di visitare per la prima volta in assoluto, il complesso del Palazzo Vescovile che viene aperto al pubblico con la finestrella “segreta” che monsignor Pasquale Bacile – settimo vescovo di Acireale dal 1964 al 1979 – si fece realizzare per vedere dai suoi appartamenti la cappella del Santissimo. Il Duomo a fine ‘800 fu congiunto al Palazzo con un cavalcavia disegnato dall’architetto Carlo Cocuccio. Il complesso – Cattedrale, Palazzo vescovile, edifici ecclesiastici e loro corti interne, unite alla basilica dei SS. Pietro e Paolo – costituisce una vera e propria cittadella religiosa.
Insomma, Acireale è una cittadina che ha tanto da offrire al visitare e al viaggiatore: anche per questo motivo Le Vie dei Tesori la vuole proporre come meta, aprendo 11 luoghi (10 in città e uno fuori porta) che nascondono vere meraviglie, soprattutto chiese dimenticate, per le quali sono stati fondamentali il lavoro sul campo del partner e co-organizzatore Associazione Saiamastra e il supporto della Diocesi e del Comune, dell’IPAB Santonoceto, Legambiente Acireale, del Rettore del Convento San Biagio e dell’Accademia degli Zelanti.
«Con Le Vie dei Tesori scopriremo che la nostra città è ancora più bella di quello che pensiamo: siamo pronti ad accogliere i visitatori che, sono certo, arriveranno» esordisce il sindaco di Acireale, Stefano Alì, con il neo assessore alla Cultura e al Turismo, Fabio Manciagli. «Acireale riceve con questa sua piazza che è già un inno alla bellezza: siamo felici di essere qui – interviene Laura Anello, presidente de Le Vie dei Tesori -. Il nostro è un festival smart, facile, fruibile, ma che ormai è il più importante in Italia tra quelli che si occupano di promozione dei beni culturali».
«Già da qualche anno lavoriamo alla nascita di un Parco Ecclesiale di Acireale: entrare in un luogo e sentirlo raccontare, è quello che tentiamo di fare anche noi. Per questo abbiamo sposato il festival, vorremmo che all’innamoramento per la propria città, i giovani trovino qui uno spunto per un lavoro futuro» dice don Roberto Fucile, direttore dell’Ufficio Pastorale del Turismo della Diocesi.
«Sono felice che Le Vie dei Tesori abbia accolto la nostra richiesta di inserimento nel festival – Gaetano Grasso dell’associazione Saiamastra -. E’ stato difficile scegliere soltanto dieci luoghi nel centro storico: porteremo i visitatori a conoscere la chiesa di Santa Venera chiusa da una trentina d’anni, che nasconde un ciclo di bassorilievi di stucco di Gianforma; abbiamo il monastero di San Biagio e la chiesa dei Crociferi. E anche la Biblioteca Zelandea dove mostreremo per la prima volta il Liber Rubeus, la raccolta dei diritti concessi alla città nel corso dei secoli, colmo di meravigliose miniature».
Tre weekend a disposizione, venerdì, sabato e domenica, dal 13 al 29 settembre. Le Vie dei Tesori – nato a Palermo, dove ad ogni edizione la città si trasforma in un unico museo diffuso – quest’anno si allarga a quindici centri di tutta la Sicilia: oltre ad Acireale, anche Sciacca, Naro e Sambuca tra cui si creerà di fatto una rete, visto che i coupon saranno validi per visitare i luoghi di tutte e tre le cittadine; poi Caltanissetta, Trapani, Marsala, Siracusa, Noto e Messina. Il 4 ottobre Le Vie dei Tesori si trasferirà invece a Palermo e Catania (5 weekend) e tra il barocco del Ragusano (3 weekend). A Palermo saranno proposti 170 tra luoghi da visitare ed esperienze inedite. I coupon di Acireale saranno validi anche per visitare i luoghi aperti a Catania, in ottobre.
Ed eccoci dunque ad Acireale, città ricostruita nel segno del barocco dopo il terremoto del 1693, anche se la sua fondazione è antichissima: con i Greci e i Romani era un famoso centro termale, grazie alle acque sulfuree provenienti dall’Etna, le stesse apprezzate secoli dopo da Wagner e dalla regina Margherita. Tra i primati, ce n’è uno curioso: negli ultimi anni dell’800 i fratelli Lentini vi portarono il primissimo cinematografo on the road. Camminando per la città ci si imbatte nella Collegiata di San Sebastiano con il Museo del Tesoro con preziosi ostensori e paramenti. Per una scala tortuosa si sale alla torre campanaria da cui si ottiene un impressionante colpo d’occhio sulla città. Ancora chiese? Santa Venera è chiusa da trent’anni, questa sarà un’occasione imperdibile per scoprirla: era la chiesa del settecentesco Conservatorio delle Vergini dove trovavano ricovero le orfanelle fino a quando, ricche di una dote di 20 onze, andavano spose. O anche ‘a chiesa di fimmini (Santa Maria delle Grazie) che è una piccola Cappella Sistina con affreschi straordinari. Serrata per tantissimi anni anche la chiesa del Collegio domenicano dell’Arcangelo Raffaele detto allora “Ritiro delle donzelle oneste”: bellissima e pressoché sconosciuta. La Biblioteca Zelandea metterà in mostra per la prima volta il Liber Rubeus, la raccolta dei diritti concessi alla città nel corso dei secoli, colmo di meravigliose miniature E siccome il festival ama anche i “tesori” non usuali, è da non perdere il fuoriporta: nei giardini di Radicepura, in territorio di Giarre, per scoprire un tesoro di opere d’arte verdi.
TUTTI I LUOGHI VISITABILI AD ACIREALE
1 – Biblioteca e pinacoteca Zelandea
L’antica Accademia tra incunaboli e dipinti
La biblioteca e la pinacoteca comunale prendono il nome dall’Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici, antico sodalizio formato nel 1671 e ancora oggi in attività. La biblioteca Zelantea custodisce oltre 106 mila volumi, più 143 mila fascicoli di riviste di 1.650 diverse testate cessate e in corso e un fondo antico di oltre 56 mila volumi, tra incunamboli, cinquecentine, manoscritti. La Pinacoteca raccoglie stampe di Guido Reni, acqueforti di Van Dyck, opere di grandi autori tra cui Domenichino, Guercino, Vito D’Anna, Albrecht Dürer, Mattia Preti, Pieter Paul Rubens (attribuzione). Nel museo una carrozza settecentesca del Senato acese, reperti greco-romani, tra cui il Busto di Acireale, una collezione di armi, raccolte di minerali, monete e fossili.
Durata: 40 minuti
2 – Chiesa del Monastero dell’Arcangelo Raffaele
Il ritiro segreto delle donzelle oneste
Suor Veneranda Mangani investì il suo patrimonio per edificare il Collegio dell’Arcangelo Raffaele detto allora “Ritiro delle donzelle oneste”. La chiesa del Collegio Domenicano femminile, con la sua severa facciata ornata da una loggia campanaria tripartita, è su “’a via ritta”, progettata nel 1640 dal luogotenente reale Anzalone. L’interno della chiesa, che è rimasta chiusa per tantissimi anni, è una continua scoperta: dal bellissimo tetto a cassettoni, al pavimento originale di ceramica alle tele del pittore saccese settecentesco Matteo Desiderato, a cui si deve anche la grande pala dell’altare maggiore, che raffigura la Madonna del Rosario e i Santi Domenicani. Desiderato firmò anche tele e pale nelle chiese di Acireale, Aci Trezza, Aci Castello.
Durata: 20 minuti. Accessibile ai disabili
3- Chiesa di Santa Maria del Suffragio
Nel quartiere dei Morti la cappella della povera gente
L’antica contrada medievale delli Morti doveva il suo nome a tre sarcofagi scoperti nel 1605 nel terreno della famiglia Mazzulli prima della donazione ai Cappuccini. La chiesa di Santa Maria del Suffragio – sede della Confraternita del Lunedì, una delle primedella città – fu edificata fra 1634 e 1638 con le elemosine dei fedeli e rimase spoglia per 110 anni. La cappella delle povere donne, sgradite nelle altre chiese perché sprovviste di “manto”: era concessa loro solo questa chiesina misera e spoglia, dedicata alla Madonna che consola le anime dei morti. Ma nel 1750 avvenne la svolta: il popolo del Suffragio raccolse i pochi soldi che aveva in tasca e commissionò a Pietro Paolo Vasta splendidi affreschi che dessero dignità alla loro chiesa.
Durata: 30 minuti
4 – Chiesa di Santa Maria delle Grazie (San Camillo e ospizio dei Crociferi)
La piccola Cappella Sistina del letterato genovese
È una piccola Cappella Sistina acese: gli affreschi, restaurati nel 2003, furono realizzati tra il 1743 ed il 1745 da Pietro Paolo Vasta e Vito d’Anna e rappresentano atti di eroismo femminile. La chiesa, dedicata a Santa Maria delle Grazie, è conosciuta dagli acesi come “a chiesa di fimmini” o di san Camillo (patrono delle partorienti) perché, appena completata, fu affidata ai Padri Camilliani giunti ad Acireale nel 1740. La sua costruzione fu finanziata dal nobile letterato e facoltoso giureconsulto genovese Pietro Barrabini che costruì anche un ospizio per poveri, orfani e ammalati. Armoniosa e severa, San Camillo si distingue per l’originalità: è a un’unica navata, sopraelevata rispetto a via Galatea. Da un particolare balcone entra la luce che illumina la chiesa e la cantoria.
Durata: 15 minuti
5 – Chiesa di Santa Venera
La chiesa delle orfanelle chiusa da trent’anni
Nell’antica zona di Ferrarelli o Scavarello esisteva l’imponente complesso del Conservatorio delle Vergini, fondato il 23 gennaio 1704 e completato nel 1728, luogo di ricovero e istruzione delle giovani orfane ospitate fino alla pubertà, quando ricevevano una dote di 20 onze: potevano scegliere il convento o il matrimonio. Fu dedicato a Santa Venera – patrona di Acireale – come la chiesa, costruita nel 1722. La chiesa nacque grazie al lascito testamentario del sacerdote Paolo Modò dell’11 giugno 1727, cui si aggiunsero le donazioni dei cittadini di Acireale. La facciata con tre portali farebbe supporre un interno a tre navate,ma in realtà è di forma ellittica con un ciclo di sedici pannelli in stucco di Gioacchino Gianforma e del figlio Giuseppe, una delle più importanti famiglie di artisti dello stucco siciliani. È chiusa al pubblico da oltre trent’anni.La chiesa accoglie un importante quadro dei fratelli Giuseppe e Francesco Vaccaro, “La predica di Santa Venera”, del 1851: l’opera si ricollega idealmente alla mostra “L’iconografia acese di Santa Venera – Santa tutelar padrona” che si trova – durante il Festival – al Museo Diocesano, anch’esso visitabile.
Durata: 20 minuti
6 – Chiesa e chiostro del Convento di San Biagio
Il convento che i Francescani non vollero mai abbandonare
C’è ancora l’antica cisterna che serviva a raccogliere l’acqua per il convento dei Frati Minori. Che giunsero ad Acireale intorno al 1600 e presero possesso del terreno accanto alla chiesa per edificare la Casa. Nulla poté il terremoto che rase al suolo il convento, né la soppressione degli ordini religiosi con il conseguente passaggio delle proprietà al Demanio: i Francescani sono sempre ritornati a San Biagio. La chiesa ha un impianto a navata unica e un vestibolo con una copertura seicentesca a cassettoni Conserva tele di Alessandro Vasta, Baldassare Grasso, Giacinto Platania; e una statua di legno dell’Immacolata della scuola del Bernini del 1674.
Durata: 30 minuti
7 – Collegiata di San Sebastiano
La basilica del santo che sconfisse la peste
Fu San Sebastiano a scongiurare la peste del 1577: e i fedeli aumentarono talmente tanto da costringere i rettori della confraternita a lasciare il piccolo oratorio che sorgeva là dove ora è la chiesa di sant’Antonio da Padova. La statua del santo – rimasta sull’altare per tutta la durata della pestilenza che risparmiò Aci, ma sterminò gli abitanti delle città vicine – migrò quindi nella nuova basilica la cui costruzione iniziò nel 1608 e fu completata nel 1644. Venerando Costanzo si occupò degli affreschi sulla vita di San Sebastiano, e Baldassare Grasso realizzò quelli del coro. Ma dove non poté la peste, riuscì il terremoto del 1693: il Val di Noto contò60 mila vittime, 739 solo ad Aci. Crollarono coro, sagrestia e oratorio, la ricostruzione partì nel 1695. La facciata di Angelo Bellofiore è uno straordinario esempio di barocco siciliano.
Durata: 30 minuti
8–Collegiata di San Sebastiano – Museo del Tesoro – Loggia Campanaria
Ostensori, ex voto e reliquiari E un colpo d’occhio sulla città
Il museo è ospitato in tre sale accanto alla sacrestia. Nella prima sala si conservano opere di manifattura siciliana. Nella seconda e terza sala sono raccolti gli ex voto a San Sebastiano e i reliquiari a braccio del Santo, oltre a preziosi vasi sacri (alcuni provenienti dall’Odigitria e da San Crispino), un ostensorio in oro massiccio con diamanti, i gioielli che adornano, durante la processione, la statua di San Sebastiano, e alcuni paramenti sacri con ricchi ricami in oro. Si sale anche, attraverso una scala stretta e tortuosa realizzata all’interno delle possenti mura della facciata, alla loggia campanaria per un colpo d’occhio sulla città.
Durata: 40 minuti
9 – Palazzo municipale o Loggia giuratoria
I mascheroni barocchi e il Museo delle uniformi
Il Palazzo municipale o Loggia Giuratoria venne iniziato nel 1659 e ricostruito dopo il terremoto del 1693 su disegno di Costantino Larcidiacono tra il 1783 e il 1785; danneggiato dal sisma del 1818, fu restaurato nel 1908.Il prospetto principale, supiazza del Duomo, è in stile tardo barocco. Lungo il pianterreno corre una lunga balaustra interrotta soltanto dal portale d’ingresso. Al primo piano i balconi, adornati da ringhiere in ferro battuto, sono sorretti da bellissimi mascheroni barocchi: li sbalzò in pietra di Siracusa – che giungeva su carri trainati da buoi dal porticciolo di Santa Maria la Scala – l’intagliatore Diego Flavetta che lavorò per alcuni mesi in un capanno costruito sulla piazza. Ospita un Museo delle uniformi, mostra di abbigliamento militare a partire dal XVIII secolo.
Durata: 30 minuti
10 – Palazzo vescovile e Museo diocesano
La cittadella dei tesori con il cavalcavia aereo
Per la prima volta, in quest’occasione, il Palazzo vescovile viene aperto al pubblico, con la finestrella “segreta” che il vescovo Pasquale Bacile – settimo vescovo di Acireale dal 1964 al 1979 – si fece realizzare per vedere dai suoi appartamenti la cappella del Santissimo.Il Duomo sul finire dell’800 fu congiunto al Palazzo vescovile, con un cavalcavia disegnato dall’architetto Carlo Cocuccio. Il complesso composto dalla Cattedrale, Palazzo vescovile, edifici ecclesiastici su via Genuardi e loro corti interne, congiunte alla basilica dei santi Pietro e Paolo, costituisce una vera e propria cittadella. Il Museo Diocesano è stato invece allestito a Palazzo Amico: sono esposti arredi sacri, ceramiche, dipinti, gioielli, paramenti sacri, sculture, suppellettile liturgica e tessuti, databili dal XVIII al XX secolo, provenienti dalla Cattedrale di Maria Santissima Annunziata e da altre edifici di culto del territorio.
LE PASSEGGIATE. Un altro dei must de Le Vie dei Tesori: le passeggiate guidate da esperti, storici, botanici, giornalisti, alla scoperta della città. Ad Acireale se ne organizzeranno due, in tutti i giorni del festival, alle 10 e alle 16, tutte già prenotabili sul sito www.leviedeitesori.it. La prima condurrà fuori porta, un percorso a piedi dalla piazza del Suffragio alle Chiazzette, lungo la Riserva naturale orientata della Timpa. La seconda riporterà in città, alla scoperta di Aci seicentesca, dove a ogni angolo corrisponde un aneddoto, storia o leggenda.
1 –La via della Marina, il quartiere dei morti e la Fortezza del Tocco
Andar per laviche chiazzette cercando il Gelso giapponese
Un percorso a piedi dalla piazza del Suffragio alle Chiazzette, attraversando il ponte sulla Statale 114, lungo la Riserva naturale orientata della Timpa.Prima della costruzione della stradina (iniziata verso il 1687) esisteva solo un viottolo, come tanti altri, che dal ciglio della Timpa giungeva al mare. Dalla metà del XVI secolo su uno spiazzo, quasi a metà costa, era posto un cannone che sparava per avvertire delle sortite delle navi corsare. Era il “Tocco del cannone” (U Tuccu); in seguito, nel 1617, il viceré Francesco Lemos, conte di Castro, fece erigere una fortezza a terrapieno munita di due cannoni che gli acesi pagarono con un dazio speciale sulla carne. Nel 1687 iniziarono i lavori per la costruzione (le cronache dicono dispendiosissima) della stradina a “chiazzette”, in parte incassata nella lava e in parte elevata su baluardi e arcate. L’opera, dopo varie interruzioni, fu completata nel 1726; danneggiata dal terremoto del 1818, fu riparata nel 1845. Salite le sette rampe della stradina, di ardita realizzazione tecnica e con frequenti spiazzi (chiazzette, appunto) con sedili di pietra lavica, si arriva a un punto da cui si domina il mare e tutta la costa da Taormina a Capo Mulini. Sotto il “Tocco”, la bottega del purtuso, nata in un anfratto lavico, dove si acquistavano frutta e bevande ghiacciate, tenute al fresco per un gioco di correnti sottostanti. Tra le tante specie botaniche, un inedito e rigoglioso Gelso da carta o Broussonezia, pianta importata dal Giappone nel XVIII secolo come albero da ombra. (Venerdì, sabato e domenica alle ore 10 e alle ore 16)
Durata 2 ore. Contributo 5 euro
2 – Fra i vicoli e le piazze del Seicento
Alla scoperta di Aci tra miti e leggende
Un percorso alla scoperta di Aci seicentesca, dove a ogni angolo o piazza corrisponde un aneddoto, una storia o una leggenda: si parte da piazza Duomo e si imbocca corso Savoia, dove si ergeva l’antico e primo ospedale demolito nel 1811 che ospitava nel 1751 la Ruota per i neonati abbandonati. Poi via Alliotta con le sue scalinate, via Atanasia con i resti dei bombardamenti, via Santo Stefano, cuore della prima Aquileia. Da lì si attraversa via Cavour e si percorre via Alessi (sede dell’Opera dei pupi di don Mariano Macrì, che qui cercò ricovero dopo il terremoto di Messina del 1908), si entra in piazza Alfio Grassi nata dopo l’abbattimento dell’antico Fondaco, per scoprire Palazzo Finocchiaro e il basamento che forse faceva parte delle antiche mura della città; quindi via Geremia, con l’omonimo palazzo settecentesco, piazza San Giuseppe (dove verrà raccontata la storia del vescovo di Catania Branciforti che dovette fuggire e si rifugiò ad Aci) e attraverso numerose strade si arriva alla chiesa di San Martino (l’antica dogana) per scoprire infine la chiesa di San Francesco di Paola (l’antica porta Catania), Santa Maria dell’Itria o Odigitria patrona della Sicilia, la chiesa di Santa Maria degli Agonizzanti, luogo dove passavano l’ultima notte i condannati a morte, assistiti dalla Compagnia dei Bianchi. (Venerdì, sabato e domenica alle ore 10 e alle ore 16)
Durata 2 ore. Contributo 5 euro
IN PULLMAN ALLA SCOPERTA DEI TESORI. E’ una delle principali novità di quest’anno: scoprire veramente la Sicilia, un unico museo diffuso; ma comodamente, in pullman, con gite giornaliere da PALERMO. Si potrà percorrere da un capo all’altro l’Isola. Il progetto nasce con Labisi Eventi Vettore ufficiale. INFO al link https://labisiweb.com/categoria.php?tid=43
Da Palermo a d Acireale è previsto un pullman il 22 settembre, partenza alle 7.30 e rientro alle 20 a Palermo, sempre a piazzale Giotto. Il biglietto (25 euro) coprirà solo il tragitto, senza guida e senza i coupon d’ingresso ai luoghi da acquistare su www.leviedeitesori.it o sul posto.
Le Vie dei Tesori nascono da un lavoro srotolato sull’intero territorio, a cui contribuiscono i Comuni, le Diocesi, gli enti, le Soprintendenze; quest’anno, su input dell’assessore Sebastiano Tusa al quale la manifestazione è dedicata, e per volontà del presidente della Regione Nello Musumeci e del dirigente generale dell’assessorato ai Beni culturali, Sergio Alessandro, la Regione Siciliana ha firmato con il festival un innovativo accordo di valorizzazione con cui – pur non attribuendole risorse finanziarie – ne riconosce la valenza strategica per la promozione della Sicilia mettendo a disposizione i luoghi e rendendo più agili i processi decisionali. Da Roma, poi, sono arrivati, ormai per il quarto anno, la medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica e i patrocini del Senato, della Camera, del ministero dei Beni culturali.
Insomma, la ricchezza della Sicilia sarà a portata di mano, anzi di coupon, dotati di Qr-code, che si acquistano on line sul sito del Festival e vengono smarcati all’ingresso dei luoghi. Sul posto, il racconto dei luoghi, alla ricerca di aneddoti, curiosità, collegamenti: perché il segreto de Le Vie dei Tesori sta proprio nello storytelling che il pubblico dimostra di apprezzare, visto che il festival l’anno scorso ha raccolto 370 mila visitatori.
COME PARTECIPARE A LE VIE DEI TESORI
Basta acquisire il coupon per l’ingresso con visita guidata sul sito www.leviedeitesori.it e presentarsi sul luogo. Un coupon da 12 euro è valido per 10 visite, da 6 euro per 4 visite e da 2.50 euro è valido per un singolo ingresso. A tutti coloro che acquisiranno i coupon sul sito verrà inviata per mail una pagina dotata di un codice QR da stampare (o salvare sullo smartphone) e mostrare all’ingresso dei luoghi. Le scuole o i gruppi possono scrivere all’indirizzo mail prenotazioni@leviedeitesori.it
I coupon sono validi anche per partecipare al Festival a Catania (in programma dal 4 al 3 novembre).