Teatro e opera Il premio riservato alla nuova drammaturgia italiana consegnato domenica 30 agosto in chiusura del Segesta Festival. Il giovane drammaturgo catanese vince con "Aspettando Antigone"
Domenica 30 agosto al Teatro Antico di Segesta si è concluso il Calatafimi Segesta Festival Dionisache 2015 con la cerimonia di conferimento del Premio Cendic-Segesta e con la commedia “Pseudolus” di M.T. Plauto, regia di Walter Manfrè, interpretata da Manlio Dovì e Domenico Pantano. Il Premio Cendic – Segesta, dedicato alla drammaturgia italiana contemporanea e fortemente voluto da Vito Sciortino, sindaco di Calatafimi Segesta e da Nicasio Anzelmo, direttore artistico della Stagione teatrale Calatafimi Segesta Festival le Dionisiache 2015, è promosso dal Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea – CENDIC in collaborazione con il Centro Teatrale Meridionale di Locri e il Teatro Arcobaleno – Centro Stabile del Classico di Roma.
Alla proclamazione del vincitore del Premio Cendic Segesta, hanno preso parte Vito Sciortino, sindaco di Calatafimi Segesta, Maria Letizia Compatangelo, Presidente del Cendic, Orazio Torrisi, produttore e regista teatrale, Domenico Pandano attore e produttore C.T.M. Centro Teatrale Meridionalein rappresentanza della giuria tecnica, la scrittrice Beatrice Monroy direttrice del corso di drammatutgia della Scuola del Teatro Biondo Stabile di Palermo diretta da Emma Dante, il direttore artistico del Calatafimi Segesta Festival Dionisiache 2015 Nicasio Anzelmo ed il giovane autore catanese Claudio Zappalà. Durante la serata sono stati letti brani del testo vincitore “Aspettando Antigone”.
Il Premio Cendi-Segesta è un’importante occasione per i giovani autori e sono felice che il primo premio sia per un giovane autore siciliano sottolineando il valore della creatività siciliana – afferma Nicasio Anzelmo direttore artistico del festival – Claudio Zappalà avrà l’opportunità di vedere realizzato il suo sogno.
Cendic – Segesta è il primo premio di drammaturgia in Sicilia, – afferma Vito Sciortino – ed esprime il nostro progetto di rinascita culturale e l’impegno per promuovere ulteriormente le rappresentazioni classiche da realizzare nel Teatro Antico di Segesta, un volano per l’economia e la ripresa turistica del nostro territorio, quanto mai opportuna in un momento di profonda crisi.
Il Premio Cendic-Segesta rilancia la centralità della scrittura teatrale sostenendo i giovani autori e premia i vincitori al bando indetto il 21 maggio e conclusosi 20 agosto. Alla selezione, aperta a tutti gli autori, potevano essere ammesse solo opere inedite scritte in italiano con tema il Mito. Sono state presentate novanta opere provenienti da tutta Italia, analizzate da una prima giuria composta dagli autori del Cendic con l’anonimato garantino da un notaio e successivamente dalla giuria tecnica. La giuria tecnica composta da Veronica Cruciani regista, Carmelo Grassi, Presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Marcantonio Lucidi, critico teatrale, Maria Paiato, attrice, Orazio Torrisi, produttore e regista teatrale, e coordinati da Maria Letizia Compatangelo, Presidente del Cendic ha decretato vincitore il testo “Apettando Antigone”, di Claudio Zappalà, che aveva ricevuto anche la maggioranza dei voti della giuria degli autori Cendic.
Aspettando Antigone di Claudio Zappalà ha vinto l’allestimento a cura del Centro Teatrale Meridionale di Locri, nella rappresentazione dell’opera nell’edizione 2016 del Calatafimi – Segesta Festival Le Dionisiache al Teatro del Segesta ed una tournè tra Locri e Roma nel 2016.
Le cinque opere finaliste prescelte, Ganimede di Salvadore Aquilino – Novara, Ero io Medea di Francesco Puccio – Battipaglia(SA), Il traghettatore di Eleonora Trucchi – Milano, Pentesilea vs Achille di Francesco Randazzo-Ronciglione(VT), Profughi di Gennaro Aceto – Formia, usufruiranno dell’iscrizione gratuita per un anno al Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea – CENDIC e parteciperanno a una giornata di studio dedicata alla propria opera nell’ambito della Rassegna “Il Mito nella Contemporaneità”, realizzata dal Teatro Arcobaleno, Centro Stabile del Classico di Roma, con la collaborazione artistica del Cendic che si svolgerà tra gennaio e maggio 2016.
Claudio Zappalà nasce a Catania il 7 dicembre 1987. Si avvicina al teatro, per la prima volta, a 18 anni. Nel 2012 si laurea in Scienze della Comunicazione con una tesi in filosofia del linguaggio dal titolo “Farà passare il tempo.”Considerazioni filosofiche su Aspettando Godot. L’anno precedente, durante il tirocinio universitario, svolto presso il Teatro Stabile di Catania, conosce il regista barlettano Gianpiero Borgia, e lo segue iscrivendosi alla scuola per attori e registi da lui diretta, ITACA – International Theatre Academy of the Adriatic, con sede a Corato (BA). Nel 2013 accede alla fase finale del Premio Hystrio alla vocazione. Nel 2014 si iscrive alla Scuola dei mestieri dello spettacolo del Teatro Biondo di Palermo diretta da Emma Dante. Nel 2015 prende parte allo studio Odissea- Movimento n°1 per la regia di Emma Dante. Si avvicina alla scrittura seguendo il corso di drammaturgia della scuola del Teatro Biondo, diretto da Beatrice Monroy. Tra i maestri che più l’hanno segnato ricordiamo: Christian Di Domenico, Gabriele Vacis e Emma Dante.
Motivazione Primo Premio Cendic Segesta. “Il vincitore del Premio Cendic Segesta 2015, Aspettando Antigone di Claudio Zappalà, è un testo originale: l’autore è stato capace di scrivere una storia reinventando il mito e introducendolo all’interno di un immaginario contemporaneo. Il linguaggio è asciutto, ironico, le quattro guardie protagoniste sono ricche di un’umanità molto poco “eroica” e per questo è immediata l’empatia con loro. Ci somigliano nelle pigrizie, nelle vigliaccherie e nelle paure ma anche, poiché mediocri, nei desideri di pace, di vita tranquilla e in un senso dell’obbedienza e dell’onestà agita ma non del tutto capita. I personaggi delle guardie ricordano Beckett: Beckett è nel titolo e si tiene conto di lui anche nel dare “luogo” al testo… Tutto è estremo, ferocemente contrastato. Un posto fuori da tutto,svuotato (solo un piccolo colle e un albero), così pieno di luce e di caldo e poi di silenzio e infine di gelo e di buio….e quattro uomini, piccoli, che nella Tragedia di Sofocle non meritavano di esser visti ma che sullo sfondo di quella storia ci sono certamente stati e che qui, come i Rosencranz e Guildenstern di Stoppard, a loro modo e per quel che possono, con coraggio quasi eroico, vorrebbero capire in che gioco sono finiti, che decisione è giusto prendere… La vita è una roba difficile da decifrare… Poetici e commoventi, ci dimostrano come i grandi testi di teatro di ogni epoca offrano materia preziosa e possibilità nuove per essere riscritti, riletti e parlare ancora di noi”.
Beatrice Monroy, definita espressione di cambiamento e sperimentazione all’interno del panorama culturale italiano, nota scrittrice e autrice di testi teatrali e radiofonici (Rairadio1- Rairadio3), ha pubblicato diversi poemi per il teatro e libri di racconti. Da più di un trentennio anima laboratori di scrittura e narrazione in giro per l’Italia, dal 2015 dirige la scuola di drammaturgia del Teatro Biondo di Palermo. Da sempre si batte per i diritti delle donne.