Eventi Giovedì 11 maggio a Catania lo spettacolo tratto dal cd-book "Dies Irae, la Cantata di li rujini"
Giovedì 11 maggio al Teatro Machiavelli di Catania la presentazione di “Dies Irae”, lo spettacolo di teatro/canzone che Carlo Muratori ha realizzato sulla base dei testi e delle musiche della sua omonima e recente pubblicazione per l’editore ragusano Le fate. “Dies Irae, la Cantata di li rujni” è il cd/book che il cantautore siciliano ha realizzato a fine febbraio. Un lavoro di ricerca storica e di inedita musica popolare in cui il musicista presenta la sua personalissima re-interpretazione di due lunghe storie antiche (circa mezz’ora ciascuna): il Terremoto del 1693 e l’Eruzione dell’Etna del 1689, con in chiusura il rifacimento dell’ottocentesca Coroncina per le anime del Purgatorio appartenente al rito dell’Ottavario dei defunti in lingua siciliana.
Storie del Settecento siciliano che rivivono animate dalla forza scenica e musicale dell’artista. Una lingua siciliana arcaica, apocalittica, teatrale, roboante nella emozionante rappresentazione dello smarrimento popolare dinanzi alla morte e alla distruzione. Processioni di santi e di beate chiamate a raccolta per intercedere e arginare la rabbia di un Dio furente e vendicativo contro i peccati dell’uomo. La determinazione della gente di Sicilia a sperare per risorgere dalle macerie. Scene di un vissuto popolare dinanzi alle catastrofi mai archiviato definitivamente come l’attualità dei nostri giorni sembra riproporci.
Muratori dipana la sua narrazione all’interno di un’inedita struttura musicale dove convergono recitativi e arie cantate, parole per una musica senza tempo. L’artista si muove tra le sembianze di un moderno cantastorie, un novello personaggio delle Cantate barocche e un cantautore dalle raffinate intuizioni. Sul palco insieme con Muratori, le attrici Cristina Gennaro e Ilenia D’Izzia, i musicisti Maria Teresa Arturia al pianoforte e fisarmonica, Christian Bianca al violino, Matteo Blundo alla viola, Stefania Cannata al violoncello, Francesco Bazzano alle percussioni.
«Le immagini di questi ultimi mesi raccontano le ferite dei luoghi, il dolore e la paura dei terremotati del centro Italia. Immagini di distruzione, ammassi di rovine indistinte a fare da sfondo alle facce sconvolte di quelle popolazioni. Dov’è la speranza di un futuro? Dov’è il senso di queste tragedie? – si interroga Muratori – È in questi momenti che la nostra mente brancola nel buio, alla ricerca di un minimo perché, di un brandello di logica e di consolazione. Ho pensato anche agli eventi catastrofici che hanno sconquassato la mia Isola; dai terremoti ai maremoti, alle eruzioni dell’Etna. Quello violentissimo delle nove del mattino della domenica 11 gennaio 1693. Una strage in tutta la Sicilia orientale. Sessantamila morti, paesi rasi al suolo, elenco infinito di morte e devastazione, territorio profondamente modificato nella sua morfologia. Il terremoto più forte mai registrato sul territorio italiano e il ventitreesimo più disastroso della storia dell’umanità».
Un momento di riflessione, di meditazione sulla precarietà umana e sulle catastrofi naturali. «Mi ha impressionato il linguaggio usato dai nostri cantastorie per raccontare quei momenti di inferno. È una lingua siciliana apocalittica, le parole sono roboanti, colpi di tamburo e di scure che si abbattono sulle anime degli ascoltatori. Riprendendo il pensiero di quell’epoca, anche il narratore rappresenta la catastrofe come punizione divina, vendetta di un Dio impietoso che si abbatte sui peccati dell’umanità ritenuta oramai irredimibile».
Al cd è accluso “Catastrofi e storie di popolo”, una ricerca dello storico acreide Luigi Lombardo, da cui sono tratti i testi delle storie che ha musicato Muratori, insieme alla narrazione poetica di altri cunta storie degli ultimi tre secoli, tutti incentrati sul tema dei cataclismi naturali.