Sugnu Sicilianu L'artista acese crea nella sua bottega di Guardia marionette mostruose ma divertenti (diavoli che ancheggiano, dee che ballano, mostri che ondeggiano) mescolando materiali e forme diverse e giocando sull’alterazione estetica: un inquinamento creativo che ha alimentato attraverso lo studio di materiali riciclati e nuove tecniche
Diavoli che ancheggiano, dee che ballano, mostri che ondeggiano. Sono le marionette danzanti di Ezio Scandurra, 39 anni, acese, marionettista per passione, artista per vocazione. Sono marionette mostruose ma divertenti, che si interfacciano con il pubblico, soprattutto con i bambini che, dopo un primo momento di spiazzamento, ne vengono rapiti e ne rimangono affascinati. Sono le marionette che Ezio Scandurra immagina, scolpisce, inanella e crea nel suo studio-bottega immerso nelle campagne di Guardia (Acireale) e che anima poi negli spettacoli per bambini e famiglie che propone durante manifestazioni in piazza – come Lib(e)ri tutti, Ursino e Ibla Buskers – oppure in scuole, associazioni e i centri ludici. Un talento unico, le cui origini vanno rintracciate nella sua creatività di bambino capace di realizzare i propri giocattoli con materiali di tutti i tipi. «I primi “sintomi” del marionettista – racconta Ezio – li ho avuti da bambino. Già intorno ai sette anni, smontavo e rimontavo i miei giocattoli continuamente. L’interesse per le marionette scattò da una rivista che ricordo ancora perfettamente. Ero alle prese con le prime letture e mi ritrovai tra le mani le pagine di un servizio su un artigiano che nella sua bottega dava vita a burattini e marionette. Mi appassionai e cominciai a mettere fili a qualunque giocattolo».
Fili, buchi, aste che, però, erano ovviamente ben lontani da quella tecnica che è arrivata solo dopo tanti anni di prove, esperimenti e tentativi e che è stata affinata con tanto studio da autodidatta. «Ci sono voluti quindici anni – continua il marionettista – prima che mi mettessi davvero a costruire una marionetta. In mezzo ci sono tante creazioni, ma soprattutto giochi. Perché, a dire il vero, non è che io pensassi di diventare un marionettista. Io ho sempre e solo avuto bisogno di smontare e creare forme. Sin da piccolissimo, ho avuto la fortuna di avere sempre a disposizione tanti attrezzi e materiali perché i miei genitori avevano una corniceria ad Acireale e io li dentro, solo, per non annoiarmi, immaginavo, sperimentavo e costruivo. Usavo persino un trincetto con cui mi tagliai a soli 6 anni».
Più riflessivo e solitario dei suoi coetanei di allora, Ezio Scandurra, infatti, trovava nella creatività il proprio rifugio. «Non so dire – racconta – se ho cercato compagnia in questi giocattoli perché sono figlio unico, ma so per certo che ricordo nitidamente come i bambini della mia età non sapessero affatto giocare, o meglio non sapessero interpretare e “animare” i giocattoli. Detestavo vederli brandire un robot come fosse una mazza da baseball o una spada, e per questo giocavo con mio cugino molto più grande di me che invece sapeva come giocare. Poi, verso i 12 anni, è arrivata anche la passione per le piante e il modellamento della materia vegetale vivente, ovvero i bonsai. Oggi ne ho circa 50, disseminati nelle mie due campagne con clima molto diverso perché sono una vicino al mare, l’altra più etnea. I miei bonsai, insieme con i miei 20 gatti e i circa 40 tra galli, galline e quaglie mi tengono compagnia e mi rimettono in pace con il mondo perché sanno ascoltare, ma emettono pochi suoni (ride…)».
Dichiarazioni che potrebbero sembrare quelle di un misantropo, se non fosse che Ezio, invece, sa bene quanto con quelle sue marionette “bizzarre” riesca a regalare divertimento a grandi e piccini. «Le mie marionette – spiega – esulano totalmente da quelli che sono i canoni estetici consueti. Ho sempre amato mescolare e mettere insieme materiali e forme diverse, tanto che anche la mia tesi di laurea in Scienze dell’Educazione è stata proprio sull’alterazione estetica. Un inquinamento creativo che ho alimentato attraverso lo studio di materiali riciclati e nuove tecniche». Un inquinamento estetico evidente, ad esempio, anche nelle maschere che Ezio Scandurra, insieme con la sua compagna Tiziana Musmeci, ha creato per lo spettacolo “Diceria dell’untore” di Vincenzo Pirrotta o in “Gilgamesh” di Giovanni Calcagno.
Tutto a partire da quella prima marionetta in legno e stoffa che, incredibilmente semplice, riusciva a danzare a ritmo di musica. «La mia prima marionetta era in ferula e rappresentava un contadino. Erano anni in cui avevo la passione per la musica folk e creai un contadino vestito di bianco, con i baffetti che oggi mi fa pensare a una sorta di mio alterego, visto che io vesto sempre di bianco».
Da allora le marionette di Ezio, oltre a raffinarsi e a migliorarsi, sono diventate delle vere e proprie opere uniche. Da quelle prime creazioni che rappresentavano personaggi della tradizione, sono venuti oggi fuori personaggi fantasiosi e fantastici che hanno più a che fare con i sentimenti di chi le osserva e che riescono a superare la barriera del senso estetico attraverso la simpatia, la musica e il ballo. Marionette che, nonostante l’origine sicula e i fili, nulla hanno a che fare con i pupi siciliani. «La differenza è grossa – sottolinea Scandurra – , sia dal punto di vista dei materiali, sia per la meccanica. I pupi sono fantocci molto rigidi, che muovono per oscillazione le gambe e attraverso l’asta rigida si movimenta la spada. Io invece utilizzo un movimento oscillatorio che induco nelle mie marionette con tanti fili e tanti centri di gravità, fino a 25, tutti sincronizzati tra loro. Si tratta di un meccanismo molto articolato che fa muovere sincronicamente il personaggio attraverso un movimento aleatorio. Questo non significa che possa farlo solo io, ovviamente. Non è difficile: ci vuole concentrazione, autocontrollo e un po’ di esercizio. È un po’ come il pescatore con l’esca finta che riesce a ricreare il movimento dell’insetto».
E mentre i pupi siciliani mettono in scena storie della tradizione e si relazionano tra di loro, le marionette di Scandurra si interfacciano con il pubblico e l’ambiente circostante, quasi prendessero vita da sole. Sarà per questo che, a cercarlo su Fb, non troverete Ezio Scandurra, ma solo la pagina Le marionette di Ezio Scandurra, e che per conoscere i suoi prossimi progetti e creazioni dovrete smanettare un po’, oppure dovete avere la fortuna di incontrarlo in una delle manifestazioni a cui partecipa. «Non amo le esibizioni in teatro e in luoghi classici. Mi sento più un giocoliere che un teatrante, per questo non mi dedico mai solo a un progetto da mettere in scena o a una marionetta. In questo momento la mia bottega è costellata da pezzi di corpi, giganteschi o minuscoli, che forse non completerò mai perché amo vederli così. L’unica cosa certa è che il 16 dicembre saremo al Museo delle Marionette di Palermo insieme con il mio amico attore Salvatore Ragusa con lo spettacolo “La scoperta” che abbiamo già presentato in passato ma che ora stiamo arricchendo. Si tratta di uno spettacolo teatrale che ricorre a tecniche miste di narrazione per condurre il pubblico in storie e mondi fantastici, narrando, con voce e figure, la scoperta come desiderio finalmente placato di conoscere, esplorare, oltrepassare i limiti anche quelli invalicabili o difficili da riconoscere come tali, perché sepolti in ciascuno di noi dal sedimento della paura, del pregiudizio e dell’insensibilità».