Fotografia Organizzato dall’Associazione culturale On Image e co-organizzato dalla Fondazione Orestiadi, con la direzione artistica di Arianna Catania, ritorna dal 26 luglio al 31 agosto Gibellina PhotoRoad, il primo festival di fotografia “open air” e “site specific” d’Italia. Il 23 luglio Joan Fontcuberta donerà un collage di 6075 immagini inviate dai gibellinesi all'artista catalano
Installazioni fotografiche di grande formato, mostre outdoor, talk e proiezioni in una città che è uno dei più grandi musei d’arte contemporanea “a cielo aperto” del mondo. È il Gibellina PhotoRoad, il primo e unico festival di fotografia open air e site-specific d’Italia, organizzato dall’Associazione culturale On Image e co-organizzato dalla Fondazione Orestiadi, con la direzione artistica di Arianna Catania, il patrocinio del Comune di Gibellina, e sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo, main Partner Festival Images Vevey.
Un’eccezionale occasione per ammirare alcuni fra i lavori fotografici più interessanti degli ultimi anni, presentati nello spazio urbano con visionari e innovativi allestimenti “all’aperto”, alla ricerca di nuove interazioni con il pubblico.
Forte del successo della prima edizione, Gibellina PhotoRoad torna quest’anno con un nuovo e più ricco programma che, per oltre un mese, dal 26 luglio al 31 agosto, porterà nella cittadina trapanese i grandi autori della fotografia, accanto a giovani emergenti del panorama internazionale. Joan Fontcuberta, Mario Cresci, Mustafa Sabbagh, Alterazioni Video, Moira Ricci, Tobias Zielony, sono soltanto alcuni dei grandi artisti più noti presenti, che insieme ai più giovani Manon Wertenbroek, Gianni Cipriano, Morgane Denzler, sono chiamati a confrontarsi con un luogo dalla storia unica.
Il tema di questa edizione è “Finzioni”. Una dialettica, quella tra realtà e finzione, che da sempre è il fondamento stesso di tutte le arti. Dalla caverna di Platone fino al postmoderno, è sempre la realtà che offre spunti per alimentare la fantasia. Ma a sua volta è la fantasia – la cultura dell’uomo – che forma e trasforma la realtà, e la rende uguale a se stessa.
«Tra tutte le arti la fotografia è la prima a usare la realtà come irrinunciabile materia prima, eppure anch’essa, lo strumento tecnico nato per riprodurre gli occhi in perfetta copia, è una finzione: si inserisce negli angoli più nascosti del tangibile per renderlo talmente vero da sembrare irreale», spiega Arianna Catania, direttore artistico del Gibellina PhotoRoad.
Le trentacinque mostre del festival Gibellina PhotoRoad
Sono trentacinque, provenienti da diversi Paesi europei ed extraeuropei, gli artisti del fitto programma del Gibellina PhotoRoad 2019. Gli svizzeri Taiyo Onorato & Nico Krebs, Christian Lutz, Nicolas Polli, Olivier Lovey, Manon Wertenbroek, i francesi Morgane Denzler, Sophie Zenon, Michel Le Belhomme; gli italiani Mustafa Sabbagh, Incompiuto Siciliano, Gianni Cipriano, Federico Clavarino, Novella Oliana, Gian Marco Sanna, Andrea Alessandrini, Giorgio Varvaro; dal Messico Monica Alcazar-Duarte, e Brian Mc Carty dagli USA, sono soltanto alcuni degli artisti di fama internazionale che animeranno la cittadina trapanese nei tre giorni di apertura del festival con incontri, talk, e proiezioni (26, 27, 28 luglio).
Attesissimo il ritorno in Sicilia, dopo l’anteprima dello scorso anno, di Joan Fontcuberta. Fotografo e teorico dell’immagine, curatore e scrittore catalano, Fontcuberta presenterà a Gibellina un immenso fotomosaico composto da 6075 mattonelle di immagini, selfie, foto di vacanze, feste e viaggi inviate dai cittadini gibellinesi all’artista che le ha poi ricomposte per formarne un’immagine unica. La gigantesca opera collettiva permanente (12 metri per 2.8 realizzata da Florim ceramiche) dal titolo Gibellina Selfie – lo sguardo di tre generazioni, sarà la più grande opera murale di Fontcuberta al mondo, e martedì 23 luglio verrà svelato e donato alla città, convertendosi in un’icona della stessa Gibellina.
Sulla scia dell’arte partecipativa, anche l’artista toscana Moira Ricci ha lavorato con più di 1.000 fotografie tratte dagli album di famiglia che i cittadini le hanno mostrato, per ricordare e raccontare a tutti noi, la vita della loro amata città prima del terremoto. Da questo immenso patrimonio, la Ricci ha messo in moto la sua straordinaria fantasia. Il risultato è una spettacolare istallazione composta da un collage dipinto a mano dall’artista toscana che ritrae volti memorie e ricordi di un tempo passato, in cui lo spettatore può immergersi e sentirsi parte di una comunità in cammino alla ricerca di un nuovo inizio. Andata e ritorno – questo è il titolo del lavoro – è un’opera che ne contiene tante altre, nella quale si è attori e spettatori allo stesso tempo di un grande spettacolo collettivo; installata a Palazzo di Lorenzo –il gioiello architettonico di Francesco Venezia- è progettata per convivere con l’inestimabile patrimonio artistico e architettonico della città.
Il cortocircuito tra passato e presente è anche il filo conduttore dell’esposizione del grande maestro della fotografia italiana Mario Cresci. Autore di opere eclettiche caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, il video, l’installazione, il site-specific. Per Gibellina PhotoRoad, l’artista prende inspirazione dalla città e dalla sua storia, connettendo il 1968 – anno in cui raccontò i terremotati del Belice e le loro proteste a Roma – al 2018, in cui descrive la città simbolo di quella catastrofe nel 50° anniversario È il marzo 1968, quando Cresci entra nel corteo dei terremotati a Roma e, per una semplice distrazione, nascono delle straordinarie doppie esposizioni in bianco e nero, con le quali l’artista stampa un nastro di 13 metri che espone per qualche ora nel centro di Roma. A distanza di cinquant’anni, nel 2018, Cresci torna a fotografare i luoghi del terremoto, alla ricerca di uno sguardo autonomo e lontano dalla semplice documentazione: un’osservazione molteplice delle architetture e del paesaggio, che qui non si è stratificato nel corso dei secoli, ma nasce da una rottura, da una “fabula”, da un’utopia. Ne viene fuori “Fabula ‘68-’18”, un insieme complesso di frammenti, un mosaico di visioni, riprodotte su una striscia di 104 metri che sarà istallata al centro di Piazza Beuys, dove si trova il gigantesco Teatro incompiuto di Pietro Consagra.
La forte presenza dei grandi artisti al Festival, non soltanto in ambito fotografico, è testimoniata anche dall’omaggio a Pietro Consagra, scultore tra i più prestigiosi esponenti dell’astrattismo italiano. Artefice della monumentale “Porta del Belice”, una grande stella alta 24 metri in acciaio inox che accoglie i visitatori all’ingresso di Gibellina, Consagra è anche il progettista del Teatro che porta in suo nome, rimasta l’opera incompiuta più mastodontica in questa parte di Sicilia occidentale. Per l’occasione, il “Teatro di Consagra” ospiterà una mostra dedicata al suo stesso progettista, ricordato per la teorizzazione della Città Frontale del 1968, in cui gli edifici si presentano come avvolgenti e accoglienti sculture abitabili, privi di angoli retti e in una disposizione urbanistica sfalsata “a maglia larga”.
La riflessione sull’incompiuto, è anche il centro della ricerca del collettivo Alterazioni video, ne ha fatto uno stile per il quale è noto in tutto il mondo. Il suo “Incompiuto: La nascita di uno Stile” è la prima indagine sul più importante stile architettonico italiano degli ultimi 50 anni. Attraverso un’estesa documentazione, raccolta in oltre dieci anni di ricerca e di interventi sul campo, Alterazioni Video racconta la prospettiva attraverso la quale rileggere il nostro paesaggio contemporaneo, con l’intento di fornire gli strumenti per conoscere un fenomeno che caratterizza il paesaggio italiano contemporaneo e rappresenta una prospettiva dalla quale leggere la storia recente del nostro Paese.
Nell’ambito del Gibellina PhotoRoad è stata anche promossa una “call” il cui vincitore è Kublaiklan, un collettivo nato nel 2017 che lavora con il linguaggio visuale e fotografico realizzando progetti curatoriali, educativi e di comunicazione. Per l’occasione Kublaiklan, presenta la mostra Fontanesi, una raccolta di combinazioni visive progettata per sfruttare le peculiarità di Piazza Rivolta del 26 Giugno 1937, con l’obiettivo di offrire allo spettatore un’esperienza coinvolgente e partecipata, un’esperienza immersiva dai contorni sfumati tra realtà e finzione.