Libri e Fumetti L'importante riconoscimento al magistrato siracusano con la passione per la scrittura. Al secondo posto Silvana La Spina con "L'uomo che veniva da Messina", al terzo posto Orazio Labbate con "Stelle Osee"
Simona Lo Iacono, con la sua opera “Il Morso”, edito da Neri Pozza, ha vinto il premio Racalmare-Sciascia 2017. La narratrice e magistrato siracusana ha ricevuto il premio dal sindaco di Grotte, Paolino Fantauzzo. Secondo posto per l’altra donna tra i tre finalisti, Silvana La Spina con “L’uomo che veniva da Messina”, edito da Giunti; al terzo posto Orazio Labbate con il suo libro di novelle di sfondo siculo-americano “Stelle Osee”. Grande soddisfazione per Simona Lo Iacono sia per il premio in denaro (2mila euro) sia per l’importante riconoscimento, che negli anni scorsi sono andati a scrittori come Andrea Camilleri, Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo e altri. La vittoria è arrivata grazie ai voti della giuria popolare e di quella tecnica, a margine di una serata che ha visto esibirsi sul palco anche diversi musicisti di grande livello e ha visto anche la premiazione di coloro che si sono distinti per meriti e iniziative.
Il libro. Palermo, 1847. Lucia Salvo ha sedici anni, gli occhi come «due mandorle dure» e una reputazione difficile da ignorare: nella sua città, Siracusa, viene considerata una «babba», ossia una pazza. La nomea le è stata attribuita a causa del «fatto», ovvero il ricorrere di improvvise e violente crisi convulsive, con conseguente perdita della coscienza. Il «fatto» aleggia sulla vita di Lucia come un’imminenza sempre prossima a manifestarsi, un’ombra che la precede e di cui nessun medico ha saputo formulare una diagnosi, a parte un tale John Hughlings Jackson che al «fatto» ha dato un nome balordo: epilessia. Un nome che le illustri eminenze mediche siciliane hanno liquidato con una mezza alzata di spalle.
Per volontà della madre, speranzosa di risanare le sorti della famiglia, Lucia viene mandata a Palermo a servizio presso la casa dei conti Ramacca. Un compito che la «babba» accetta a malincuore, sapendo che il Conte figlio si è fatto esigente in tema di servitù femminile. Da quando, infatti, in lui prorompe la vita di un uomo, l’intera famiglia si è dovuta scomodare a trovargli serve adatte alla fatica, ma anche, e soprattutto, agli esercizi d’amore. Stufo delle arrendevoli ragazze che si avvicendano nel suo letto, il Conte figlio è alla ricerca di una donna che per una volta gli sfugga, dandogli l’impressione che la caccia sia vera e che il trofeo abbia capitolato solo per desiderio. O, meglio, per amore.
Quando il nano Minnalò, suo fedele consigliere, gli conduce Lucia, il Conte figlio le si accosta perciò con consumata e indifferente esperienza, certo che la bella siracusana non gli opporrà alcuna resistenza. La ragazza, però, gli sferra un morso da furetto. Un morso veloce, stizzito, che lo fa sanguinare e ridere stupefatto. Un gesto di inaspettata ribellione che segnerà per sempre la vita di Lucia, rendendola, suo malgrado, un’inconsapevole eroina durante la rivoluzione siciliana del 1848, il primo moto di quell’ondata di insurrezioni popolari che sconvolse l’Europa in quel fatidico anno.
Con un linguaggio incisivo ed efficace e una prosa impeccabile, Simona Lo Iacono tratteggia una storia di struggente bellezza su un personaggio storico realmente esistito: Lucia Salvo, detta «la babba». Un personaggio femminile unico, fragile e determinato, animato da una vibrante e tesa vitalità.
Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970, è magistrato e presta servizio presso il tribunale di Catania. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo “Le streghe di Lenzavacche” (Edizioni E/O), selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega.