Eventi Il coreografo Roberto Zappalà racconta l'identità umana e la sua bellezza nel primo step di Transiti Humanitatis. In scena a Scenario Pubblico di Catania dal 20 febbraio all'1 marzo
“Invenzioni a tre voci” è il primo step del nuovo ampio progetto di Roberto Zappalà “Transiti Humanitatis”, ovvero una riflessione sull’umanità e sulla bellezza, evocata d indagata attraverso la danza che, articolato in più fasi, è iniziato nel 2014 e avrà esito finale nel 2017.

Invenzioni a tre voci
Dopo il debutto palermitano, lo scorso giugno, lo spettacolodi Roberto Zappalà e della sua Compagnia Zappalà danza, è in replica a Scenario Pubblico di Catania dal 20 al 22 febbraio e poi sabato 28 febbraio e domenica 1 marzo.

Invenzioni a tre voci
Appropriandosi delle riflessioni di John Berger e dei versi di Wislawa Szymborska, Zappalà propone una riflessione sull’immaginario femminile e non sulla sua condizione. La sua non è un’analisi sociologica, ma la rappresentazione dell’immaginario prodotto dalla bellezza femminile e dal suo corpo che è al contempo protagonista e vittima. Obiettivo della performance, come dell’intero progetto “Transiti Humanitatis”, è di provare a raccontare la corporeità e l’identità umana, e cosi la sua bellezza. Ovviamente il linguaggio è quello della danza, una danza che ha la sua grammatica e la sua sintassi nei nervi e nelle giunture, nei fremiti e nei sussulti del corpo delle tre danzatrici/invenzioni. Una danza che si appropria concettualmente del verso del poeta polacco Jan Twardowski quando dice che “occorre avere un corpo per trovare un’anima” .
Le musiche, quelle di J.S.Bach, sono eseguite dal vivo da Luca Ballerini al pianoforte e Adriano Murania alla viola, in scena le danzatrici Maud de la Purification, Gioia Maria Morisco Castelli e Valeria Zampardi. L’immobilità dei corpi femminili, punto di riferimento di buona parte dell’arte pittorica occidentale, si trasforma e trasfigura nel corpo (nei corpi) in movimento, plasmati dal coreografo. Mettere a nudo il corpo della donna per Roberto Zappalà non significa soltanto spogliarla dei vestiti nel senso letterale, ma equivale a molto di più: a mettere a nudo il cuore umano.