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La classe diGerente

Teatro e opera Domenica 1 settembre a Catania lo spettacolo satirico di Elio Crifò

Nuovo appuntamento con la satira, domenica 1 settembre alle ore 21, sul palco di Spiazzo, lo spazio all’aperto di Zo centro culture contemporanee a Catania. Arriva Elio Crifó con il suo “La classe diGerente”. La storia d’un uomo innamorato della Politica, che segue tutte le manifestazioni, i cortei e i congressi di tutti i partiti e di tutti i movimenti! Li segue perché con la politica si diverte, e vuole far divertire anche chi l’ascolta.

 Elio Crifó

Elio Crifó

Ombre, ombre… nel nostro Paese, ma anche nel Mondo, i fatti politici più importanti, più eclatanti, si svolgono nell’ombra! Con “La classe diGerente” gli spettatori, piano piano si rendono conto che, anche seguendo i notiziari, nessuno capisce nulla della reale gravità di quello che accade, anche di eventi di carattere planetario, come quello di Edward Snowden, di Assange e del suo WikiLeaks e dello sversamento dei rifiuti nella Terra deiFuochi.
Per capire i diGerenti di oggi bisogna conoscere i diGerenti di Ieri, e così Crifò c’immerge nell’Antica Grecia, nell’Antica Roma, tra i Pontefici e i Savoia e, pian piano lo spettacolo dal divertimento fa passare all’indignazione, dall’indignazione alla rabbia, dalla rabbia al riso, dal riso alle lacrime, e poi di nuovo al riso… sembra di trovarsi sulle montagne russe dell’emozione.
La classe diGerente è un format teatrale, che ha avuto 3 diverse edizioni unite dalla caratteristica di essere diverse, ma di avere l’inizio e la fine uguali. Questa scelta è nata dalla grande emozione che suscita il finale, otto minuti di scuse delle istituzioni italiane al popolo italiano per come hanno gestito il Paese dal 1946 a oggi. Con un crescendo boleriano, Elio Crifò finisce a terra, in ginocchio e il pubblico in piedi, in standing ovation. L’ultima classe digerente, quella attuale è una rivisitazione delle precedenti con aggiornamenti sull’attualità.
«I miei spettacoli – dice Crifò – li definirei “spregiudicatamente entro le righe”, in quanto da una parte ho quello che voglio comunicare e dall’altra ho gli spettatori. Vivo nella tensione tra questi due poli e cerco di essere un ponte tra i due elementi. Per questo tanto più tratto temi definiti colti tanto più uso forme brillanti, ironiche, a volte comiche, perché mi rivolgo allo spettatore attuale, devastato dalla tv, da internet, dall’inglese, incapace di concentrarsi a lungo. Il mio lavoro è la dimostrazione lampante che il pubblico non vuole solo ridere o distrarsi, anzi, una grande fetta di esso è assetato di altro; è la dimostrazione che si possono affrontare i temi filosofici più ardui ammaliando il pubblico, incantandolo, emozionandolo fino a farlo esplodere in piedi plaudente».

ELIO CRIFÒ – Cenni biografici
Autore, regista e attore, Elio Crifò nasce a Roma nel 1970. Si diploma nel 1996 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e segue seminari con Susan Strasberg, Federico Tiezzi, Agustì Humet. Nel 1998 si classifica primo al “Corso-concorso speciale di perfezionamento in recitazione per il cinema” della Scuola Nazionale di Cinema. Come attore teatrale ha lavorato con Oreste Lionello, Gabriele Lavia, Lando Buzzanca, Pier Francesco Pingitore, Carlo Croccolo, Giancarlo Sepe, Giancarlo Cobelli, Ivana Monti, Giorgio Albertazzi.
Per il cinema ha recitato, tra gli altri, nei film Nessuno di Francesco Calogero (con S. Castellitto, R. Carpentieri, R. De Francesco), Esercizi di Stile di Pino Quartullo (con M. Wertmüller e E.S. Ricci), L’Amore di Marja di Anne Ritte Ciccone. Per la televisione ha preso parte alle fiction Onore e rispetto 3, Faccia d’angelo, Carabinieri 5, Bang bang.
Ha scritto numerosi testi per il teatro tra cui Tutto è male quel che finisce bene nel 2001 e Ciano per il Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Per il teatro ha diretto: due opere di Eschilo, Agamennone nel 2004 (vincitore del premio “Carola Fornasini”) e Le Coefore nel 2005 (vincitore a Helsinki dello scambio culturale internazionale promosso dall’accademia della cultura di Finlandia), Orestea con Oreste Lionello nel 2007 e Sogno di una notte di mezza estate di W. Shakespeare (in coregia con Emilio Bonucci) nel 2013.

NOTE
Questo spettacolo è una proposta artistica concreta che dice: ragazzi, vale la pena schiodarsi da casa, prendere la macchina faticosamente parcheggiata e buttarsi nella giungla di Roma. Arrivare in zona teatro e cercare un parcheggio. Farsi 300 metri a piedi, pagare il biglietto e finalmente sedersi. Per poi rifare tutto al contrario.
L’artista deve inventarsi qualcosa che il pubblico non trova nella proposta televisiva, che gli smuova talmente le viscere da fargli accettare il calvario per raggiungere i teatri a Roma.
Su questo testo ho sperimentato un nuovo modo di scrivere. Sono partito dal finale: un discorso presidenziale di cristallina chiarezza, senza ombrose parole di Stato. L’estate scorsa l’ho inserito in Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, una replica gratuita all’aperto in un castello. Anche se era una messinscena contemporanea, risultava comunque un intervento shock, per il linguaggio e i temi. I 700 spettatori presenti sono letteralmente esplosi. Non si riusciva a continuare e, di piazza in piazza, ho visto il pubblico esplodere all’ultimo mio urlo: «Noi vi chiediamo scusa!».
Dal finale ho scritto a ritroso tutto il testo. Una sorta di scrittura del salmone, che mi ha portato a creare uno
spettacolo diviso in due parti: il Secondo Tempo che è un appello alle più importanti famiglie criminali d’Italia e sopratutto alla “star” Matteo Messina Denaro (l’unico italiano nella top ten dei più ricercati al mondo) e il Primo Tempo che, tra una risata e un sorriso, gioca sulla contrapposizione tra immagine fumettistica del criminale (confezionata dai mezzi di comunicazione) e la realtà del mondo delinquenziale, un mondo inserito
perfettamente nella nostra società, che dobbiamo imparare a riconoscere.
Ho scritto questo testo per creare un ponte di comunicazione con la classe dirigente: da questo spettacolo
potrebbe trarre spunti di riflessione, non certo per motivi etici, ma per una banale questione di sopravvivenza.
L’ho scritto anche per comunicare con la classe criminale di questo paese. I criminali stessi, ormai, si lamentano del livello estorsivo e corruttivo degli amministratori pubblici. Come dice Matteo Messina Denaro: «I politici un fannu mai nenti pi nenti».
L’ho scritto anche per la Grande Massoneria italiana, che ormai ha abdicato la completa gestione dello Stato alle logge più ignoranti, volgari e fameliche che tengono in vita un Potere troglodita, con uomini primitivi al
comando, che attraverso titoli, cariche, nomine e sorrisi rivestono di civiltà la propria trivialità. Un potere che
impone su tutto la subcultura del supermercato e pretende di continuare a dirigere una nazione. Un potere che è diventato talmente feroce nei confronti della stessa popolazione da non riuscire più a nascondere la propria violenza.
Com’è naturale, educhiamo i nostri figli a difendersi dai furbi, dai criminali, dai cattivi, ma bisogna educarli anche a difendersi da questo Stato. Bisogna insegnargli che non sempre possono fidarsi di un abito talare, o di una toga, o di un divisa o di una faccia perbene, perché il mondo è più complicato, e nulla è quel che appare! E spesso bisogna ricordarlo e insegnarlo anche ai genitori. (Elio Crifò)

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