Video Da martedì 23 ottobre su Rai Storia andrà in onda "Maxi. Il grande processo alla mafia" docufiction in 6 puntate che ripercorre il Maxiprocesso di Palermo istruito dal pool di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
La chiamavano “l’astronave verde” ed era stata costruita per l’occasione nel carcere dell’Ucciardone a Palermo: una grande aula bunker che avrebbe visto andare in scena il Maxiprocesso istruito dal pool di Falcone e Borsellino a Cosa Nostra, tra il 1986 e il 1987. Alla sbarra, per la prima volta, oltre 400 mafiosi chiamati a rispondere di decine di reati. Parte da qui e dal primo giorno del dibattimento – il 10 febbraio 1986 – il racconto de “L’astronave verde”, che apre la serie in sei puntate “Maxi. Il grande processo alla mafia”, scritta da Cosimo Calamini, Alessandro Chiappetta, Marta La Licata e Davide Savelli, con la regia di Graziano Conversano, che Rai Cultura propone da martedì 23 ottobre alle 21.10 su Rai Storia.
Si tratta – dice il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho – di uno «straordinario lavoro realizzato dal servizio pubblico che da alla gente memoria, conoscenza, perché comprenda cos’e’ la mafia, specie in un momento in cui se ne sente parlare sempre meno»
Il racconto – arricchito dalla colonna sonora di Giorgio Spada – si sviluppa attraverso la voce narrante di Franco, un giornalista Rai interpretato da Giovanni Guardiano, che si mescola alle immagini dell’epoca restaurate e digitalizzate da Rai Teche e fa rivivere “l’epopea” di giornalisti e tecnici Rai chiamati a documentare l’intero processo, per il pubblico italiano e per le tv di tutto il mondo. Accanto a Franco lavora una squadra composta da un cameraman, Gianni (interpretato da Fabrizio Colica) romano, trentenne, mandato come rinforzo, e Teresa (interpretata da Chiara Spoletini) montatrice e assistente alla regia appena assunta.
L’inizio del processo – al centro della prima puntata – vede i giornalisti della Rai impegnati nel racconto, mentre la Corte prende le misure dell’enorme dibattimento, tra procedure burocratiche e lungaggini organizzative. Gli avvocati basano la propria strategia difensiva sull’ingestibilità della macchina processuale. Tra di loro, Federico Marsalis, palermitano, difensore di alcuni degli imputati. I mafiosi ringhiano dalle gabbie, il vecchio boss Luciano Liggio prova a innervosire i giudici, il pentito Salvatore Di Marco minaccia di ritrattare. Ma dieci giorni dopo l’inizio del processo, viene arrestato anche Michele Greco, detto “il Papa”, il capo della Commissione mafiosa. Il processo può entrare nel vivo.
«La serie – dice Silvia Calandrelli, direttore di Rai Cultura – vuole anche essere un omaggio a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino e ai magistrati che lavorarono nel pool antimafia e in quel processo. La grande Rai di allora fece un lavoro straordinario per raccontarlo, la Rai di oggi lo valorizza per le nuove generazioni. Tutelare la memoria è, infatti, il compito della tv pubblica»