Tutto fa panza Quattro appuntamenti internazionali - dal 20 al 22 settembre nella Repubblica Ceca, dal 31 ottobre al 6 novembre in Bielorussia, dal 7 all’8 novembre in Lussemburgo e dal 23 al 27 novembre in Finlandia - attendono lo chef stellato del La Capinera di Taormina
La Capinera di Taormina vola in Nord Europa con il patron Pietro D’agostino, 1 stella Michelin, che sarà ambasciatore del gusto Made in Sicily nella Repubblica Ceca, in Bielorussia, Lussemburgo e Finlandia. Quattro appuntamenti stellati che faranno conoscere la Sicilia, il mare, l’Etna, le produzioni dop, il vino, le primizie a migliaia di cittadini d’Europa.
Lo chef stellato D’Agostino sarà ospite dal 20 al 22 settembre a un evento organizzato nella Repubblica Ceca e subito dopo dal 31 ottobre al 6 novembre in Bielorussia. Poi, dal 7 all’8 novembre si sposterà in Lussemburgo per una kermesse gastronomica organizzato dalla Camera di Commercio Italo-lussemburghese e dal 23 al 27 novembre in Finlandia per partecipare a una iniziativa organizzata dall’Istituto italiano di Cultura.
D’Agostino: «Immagino la Sicilia come l’isola dei sapori e della bellezza, una terra del cibo di qualità, della cultura, della natura e dell’accoglienza, in un tripudio di colori: l’azzurro del mare, il nero e il rosso dell’Etna, il verde delle ricche vegetazioni, il giallo oro delle immense distese di grano che sono certo non lascerà indifferente le migliaia di visitatori che parteciperanno agli eventi in programma e che rappresentano per la Sicilia quel potenziale di turismo di qualità di cui la nostra economia ha bisogno».
«Sarò lieto di far conoscere una Sicilia del gusto – aggiunge D’Agostino – percorsa in lungo e in largo alla ricerca di prodotti dop, unici per le loro caratteristiche e per l’habitat nel quale sono stati coltivati, per questo porterò in valigia il pomodorino di Pachino, pilastro della dieta mediterranea, raccolto nelle calde terre più a sud dell’isola, la tipica mandorla “pizzuta” di Avola, nel siracusano; così come non possono mancare, la tipica cipolla rossa di Giarratana, il caciocavallo di Ragusa, i capperoni di Salina o l’occhio di pernice di Pantelleria. Immancabile l’olio extra vergine di oliva, il sale di Motia e l’ aglio di Nubia».
Il quarantaquattrenne Pietro D’Agostino è nato a Taormina e lì ha cominciato a frequentare l’accademia culinaria. Volato a Londra a 21 anni, gli si sono subito spalancate le porte dell’Hyde Park. Neppure due anni più tardi ha inaugurato invece il ristorante del Grand Hotel Costa Esmeralda in Costa Rica. A 24 anni, chiamato al Dorchester della capitale britannica, ha realizzato un banchetto raffinatissimo per il sultano del Brunei. A 26 si è imbarcato sulla Disney Cruise Line (Walt Disney World Group), firmando la ristorazione italiana per tutti i più importanti uomini politici che accorrono in Florida. Tornato in Italia a 28 anni è stato l’executive Chef del ristorante Torpedo dell’Hotel Le Meridien Lingotto di Torino, cucinando con la sua brigata per i giocatori e staff della Juventus. A 30 anni, lo ha chiamato il ristorante Il Gattopardo del Grand Hotel Mazzarò Sea Palace a Taormina, il rinomato cinque stelle lusso della Perla dello Ionio a dirigere una cucina con ben 22 chef. Ma è a 31 anni che D’agostino ha coronato il suo sogno: aprire un suo ristorante, la Capinera, dove esprimere tutte le ricchezze della cucina siciliana con una creatività intelligente e innovativa.
«Noi chef siciliani abbiamo una grande responsabilità – conclude Pietro D’Agostino – perché la Sicilia non è affatto una terra sconosciuta, al contrario, tanti sanno quanto essa sia espressione di tantissime eccellenze, tanto nell’aspetto artistico-culturale e o storico-paesaggistico quanto in quello gastronomico, e pertanto la vera sfida consiste nel non deludere mai le aspettative di chi arriva nei nostri luoghi, e di mantenere sempre molto alti gli standard di qualità. Non basta saper cucinare bene, ma è necessario farlo utilizzando i prodotti e le materie prime migliori e mettere nei piatti quell’ingrediente “segreto” che è il ostro “dna” che quel siamo come popolo».