Itinerari E' l'itinerario Anime di Ferro che attraversa i luoghi in cui è nato il Verismo: Caltagirone, Vizzini, Mineo e Catania, pensato per offrire ai visitatori l’opportunità di sperimentare un’offerta turistica che tenga conto anche dell’offerta culturale dei territori
Un itinerario turistico di respiro nazionale che miscela sapientemente la storia, il paesaggio, le eccellenze dei territori e i luoghi. Tutto questo è “Anime di Ferro” un itinerario culturale attraverso luoghi poco conosciuti, e certe volte anche sconosciuti ai più, pensato per offrire ai visitatori l’opportunità di sperimentare un’offerta turistica “diversa” che tenga conto anche dell’offerta culturale dei territori.
Selezionato per rappresentare nella prima quindicina di luglio la Sicilia a Expo 2015, il progetto è nato da un’idea di Vera Greco, direttore del Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone (Proposta ai sensi dell’art.10 della L.R. 16/1979. D.A. n.6/2014 finanziata sul Cap.376228 Iniziative direttamente promosse) e si propone come filo conduttore che lega i comuni di Caltagirone, Vizzini, Mineo e Catania in un unico percorso Verista.
Il percorso proposto ai visitatori, che già dal suo concept “evoca” essenzialità e semplicità, parte proprio dal Museo della Ceramica di Caltagirone dove è allestita (da venerdì 12 giugno, vernissage alle ore 18) la mostra delle figurine in terracotta “veriste” della bottega “Bongiovanni Vaccaro”: 37 statuine realizzate dai valenti figurinai della rinomata scuola calatina.
Caltagirone entra a buon diritto negli itinerari del Verismo, e non solo per aver dato i natali ai figurinai calatini Giacomo Bongiovanni e Giuseppe Vaccaro, i due ceramisti che nelle loro sculture d’argilla anticiparono i modi della rappresentazione verista, ma per alcuni luoghi cari a Giovanni Verga, come l’ex Teatro Garibaldi (oggi Galleria Luigi Sturzo) citato nel “Mastro don Gesualdo”, e Il Fondaco, ricordato da Verga nella novella “Cos’è il re”.
La seconda tappa dell’itinerario “Anime di Ferro” è Vizzini con i suoi luoghi verghiani (La Cunziria, l’Osteria della Gna Nunzia e la chiesa di Santa Teresa, la Casa di Mastro Don Gesualdo, la Casa di “Lola e Santuzza” e i palazzi Trao, Verga, La Gurna e Sganci) ma anche con le Manifestazioni Verghiane che quest’anno si celebreranno dal 25 luglio al 30 agosto.
A Mineo, patria di Luigi Capuana, scrittore verista del quale quest’anno ricorre il centenario della scomparsa, “Anime di Ferro” propone la visita alla Casa Museo Capuana dove sono ancora presenti tracce del periodo giovanile dello scrittore, e le iniziative “Capuana Cento” promosse dal Comune di Mineo per tutto il 2015.
L’itinerario verista di “Anime di Ferro” si conclude a Catania, che con la Casa Museo Verga (la casa d’infanzia di Giovanni Verga) e l’omonima Fondazione, il Monastero delle Benedettine (luogo simbolo del romanzo “Storia di una Capinera”) o il porticciolo di Acitrezza – luogo verghiano per antonomasia – costituisce una tappa obbligata di questo percorso alla riscoperta del Verismo.
“Anime di Ferro” è, oltre a una guida, un progetto che mira allo sviluppo dell’offerta turistica integrata della Sicilia, strutturato sulla fruizione dei beni culturali. E’ uno strumento che permette di “scoprire” le innumerevoli risorse ed eccellenze di questa porzione di Sicilia, svelando mille motivi in più per cui vale la pena visitare questi luoghi.
«Una mostra, un evento, un itinerario che parte dal Museo di Caltagirone – ha sottolineato il direttore Vera Greco durante la presentazione del progetto – il cui fil rouge è segnato dai luoghi del verismo, un’iniziativa che unisce cultura e turismo. Parte da Caltagirone, dalle figure di terracotta della bottega Bongiovanni e Vaccaro, non solo figure realistiche della vita nei campi, esposte al museo. “Verismo” non vuol dire solo il pessimismo dei vinti. Solo oggi capiamo perché la Sicilia è stata massacrata dagli stessi siciliani, poveri fino all’osso comprati con poco che hanno svenduto il patrimonio storico e artistico. Il progetto è raccontato nel film di 20 minuti della filmaker Valentina Pellitteri, che viene dalla scuola sperimentale di Palermo, e che racconta anche luoghi inediti. Un video che va all’Expo, quindi non didascalico. Le “anime” di ferro sono state stilizzate dalla scuola industriale e per l’artigianato Caro Alberto Dalla Chiesa di Caltagirone su design del Museo della ceramica – prosegue la Greco -. L’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica Luigi Sturzo, parte dell’anima di Caltagirone, ha realizzato le pellicole decorative alle vetrine, una esplosione di vita. Le anime di ferro sono un concept che racchiude la storia dei siciliani, scarne come simbolo di povertà ma resistenti e durature perché dure, di ferro»
«Caltagirone anticipa il Verismo di 50 anni attraverso l’opera di Bongiovanni, un ceramista analfabeta che si è inventato la figurina, quella statuetta di ceramica prima utilizzata nei presepi e poi raffigurante scene della vita popolare – precisa Domenico Seminerio– . Scene di vita popolare che erano completamente ignorate dall’arte ufficiale che privilegiava principesse, contesse e duchesse. Nella raffigurazione di Bongiovanni è già contenuto in nuce il nucleo fondante di quello che sarà il verismo letterario: la verità della rappresentazione. Soprattutto quella delle classi popolari rappresentate con i cenci, con le espressioni e i corpi deformati dalla fatica, dagli stenti e dalla miseria, colti però nella loro umanità perenne. Bongiovanni e Vaccaro erano conosciuti da Verga, infatti in Mastro Don Gesualdo, all’inizio della parte terza quando si parla di Isabellina che se ne va in collegio, il papà per tenersela buona comincia a portarle in regalo tante cose, tra cui anche un magnifico presepe di Bongiovanni Vaccaro considerato uno status symbol che si trovava solo nelle case più nobili dell’isola. Ma c’è di più, quando sono venute fuori le fotografie di Verga, facendo il raffronto con alcune statue di Bongiovanni Vaccaro è stata riscontrata una somiglianza impressionante. Un raffronto fatto tre anni fa con Sebastiano Favitta, un’occasione più unica che rara. Favitta trovò due documentari inediti della Rai che parlavano di Vizzini e del mondo verghiano, il museo aveva in esposizione i presepi di Bongiovanni Vaccaro, e sempre Sebastiano Favitta procurò alcune fotografie di Verga: messe insieme le tre cose si è capito perché possiamo considerare Caltagirone la patria ideale del Verismo. Naturalmente un Verismo dell’arte, della scultura in questo caso, che poi trapassa nel verismo letterario, prima con Capuana e poi con Verga. E quindi creando per lo stesso territorio, nel giro di pochi chilometri, un sentire comune che poi è diventato espressione d’arte altissima. Quindi ci è sembrato utile fare un itinerario che coinvolgesse i luoghi in cui il Verismo è nato, e non i luoghi nominati da Verga e Capuana (perché altrimenti avremmo dovuto inserire moltissimi altri luoghi, anche nel resto d’Italia). A noi interessava far vedere come in questo lembo di Sicilia, in questa isola nell’isola, c’è un modo di sentire, un paesaggio, dei volti, delle espressioni, una lingua, che differenziano questo territorio dal resto della Sicilia. Ed era necessario cogliere questa peculiarità, che viene fuori solo dall’arte, e mostrarla a chi queste cose ama. E’ per questo che l’itinerario del Verismo tocca Caltagirone, Vizzini e Mineo, i tre luoghi di nascita. E poi c’è Catania dove Verga visse lunghi anni, e non lo potevamo dimenticare. Ma non abbiamo messo Licodia, dove sono pure ambientate alcune novelle, Francofonte, Lentini, Viagrande… ma non era quello lo scopo, non volevamo portare il visitatore per mano nei luoghi descritti. Piuttosto volevamo far emergere dai luoghi di nascita quel sentimento verista che ancora oggi è possibile cogliere se andiamo a spasso con occhi limpidi e senza “fanfuglie” televisive in testa: possiamo sentire nascere dalla terra un sentimento, una visione che è diversa, cogliere quegli odori più ingenui che altrove si sono persi, quei suoni di natura che altrove non troviamo più. Alcune volte mi è capitato, inoltrandomi nelle campagne di Vizzini di ascoltare quei suoni descritti da Verga e Capuana e incontrare quegli stessi volti rappresentati dai nostri ceramisti Bongiovanni e Vaccaro».
LA GUIDA
Tre fili di ferro che ricreano delle sinuose figure umane ridotte “all’osso”. E’ il simbolo-concept di “Anime di Ferro” ripreso nella copertina dell’itinerario Verista da Caltagirone a Vizzini, Mineo e Catania. La guida, che vanta una introduzione di Domenico Seminerio (poeta e scrittore calatino di grande caratura), accompagna per mano i visitatori alla scoperta di un itinerario fisico ed emozionante. Un itinerario alternativo a quello dei grandi flussi turistici, proposto non solo attraverso foto e testi descrittivi dei luoghi, ma anche attraverso delle vere e proprie mappe che “fotografano” il contesto, suggerendo così altri mille validi motivi per avventurarsi alla scoperta del territorio attraverso la fruizione dei paesaggi, delle eccellenze enogastronomiche, dell’artigianato tipico, della storia e del mito: in una parola, l’identità siciliana. La guida (44 pagine a colori) è disponibile anche in formato digitale, per permettere agli utenti-visitatori una più semplice e pratica fruizione dei suoi contenuti anche su supporti mobili – come telefonini di ultima generazione e tablet -, grazie ai codici Qr Code esposti lungo l’itinerario, che rimandano al sito www.museocaltagirone.com (attivo da lunedì).
LA MOSTRA
Il Museo della Ceramica di Caltagirone ospita, dal 12 al 30 giugno, la mostra delle figurine in terracotta “veriste” della bottega “Bongiovanni Vaccaro”: 37 statuine realizzate dai valenti figurinai della rinomata scuola calatina. Le loro figurine ritraggono dal vero e con vivo realismo quegli umili contadini, pastori e popolani, che sono i protagonisti privilegiati delle pagine di Verga e Capuana. Un Verismo figurativo che precede il Verismo letterario, con esiti d’arte altrettanto imponenti. La sensibilità artistica e un acuto e penetrante spirito di osservazione, consentivano ai figurinai calatini di cogliere gli atteggiamenti e le espressioni più naturali dei personaggi dell’ambiente che li circondava. I loro soggetti sono umili: i crocchi e le comari, le riunioni pettegole nella bottega del ciabattino e del parrucchiere, i mendicanti ciechi, i suonatori ambulanti, i contadini sugli asini o sui muli, i frati della questua. Eccellenti gruppi in terracotta, alcuni colorati con tempere ed olio, che raffigurano pescivendoli, barche piene di pescatori o pastori, tipici della tradizione bongiovannesca dei costumi siciliani.
«Una rappresentazione, quella di Bongiovanni presto seguito in quest’arte dal nipote Giuseppe Vaccaro, che anzi firmerà le opere assieme allo zio, tanto da formare lo strettissimo binomio Bongiovanni Vaccaro – scrive Domenico Seminerio nell’introduzione di “Anime di Ferro”– fortemente impregnata di realtà, di verità. Gli è che le figurine non ritraggono personaggi di maniera, stereotipi d’un certo modo d’intendere il popolo: sono invece autentici ritratti, rappresentazione dal vero di uomini e donne e animali e piante che questa terra popolavano all’inizio dell’800. Dal vero. Quel vero che alcuni decenni dopo darà vita alla corrente letteraria del Verismo, con gli altissimi esiti legati ai nomi di Giovanni Verga e Luigi Capuana, di Vizzini l’uno, di Mineo l’altro, due cittadine poste a poche miglia da Caltagirone, dove vissero e operarono Bongiovanni e Vaccaro». Vernissage venerdì 12 giugno ore 18. La mostra è visitabile tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 18.30.
IL VIDEO
“Anime di Ferro – Un itinerario Verista da Caltagirone a Vizzini, Mineo e Catania” consta anche di un cortometraggio realizzato dalla giovane filmaker calatina Valentina Pellitteri, ex allieva del Centro sperimentale di Cinematografia di Palermo, che oggi vive e lavora a Roma.
Valentina Pellitteri ha realizzato un film, della durata di 20 minuti circa, in cui ripercorre i luoghi dell’itinerario “Anime di Ferro” attraverso la voce narrante di un’immaginaria amante di Giovanni Verga.
«Il film – commenta Vera Greco – vuole comunicare un messaggio che del Verismo estrae la parte più positiva, facendo emergere la singolarità e la bellezza dei luoghi narrate con un linguaggio contemporaneo, bypassando lo spirito dei “vinti” di Verga che rinunciano alla speranza, e anzi, al contrario, suggerendo una consapevolezza di essere artefici del nostro destino e quindi di poterlo cambiare con l’impegno e la volontà. Oltre che con il coraggio e il sogno».
L’itinerario è dunque affrontato in modo evocativo, ed osservato da uno sguardo femminile. Valentina Pellitteri, infatti, ha pensato di realizzare non un video didascalico, ma a un vero e proprio racconto visivo, per la costruzione del quale è partita dai luoghi dell’itinerario.
«Il feel rouge del film è la terra – spiega la filmaker -, in particolare la roccia lavica, elemento simbolico del Verismo, tanto che lo stesso Luchino Visconti intitolò il suo film tratto dalla vicenda dei Malavoglia “La terra trema”. Ed è la stessa terra che torna nella materia dei figurini di Bongiovanni e Vaccaro».
Nel cortometraggio passano in rassegna i classici del Verismo: l’Etna, Acitrezza, la Cunziria e gli altri luoghi veristi a Vizzini, la Casa Museo di Capuana a Mineo, ma anche luoghi meno conosciuti del Verismo come il torrente Lamia, il fiume Dirillo, il Monte Ilice e la Casa della Capinera (quest’ultimo, uno dei luoghi che in pochissimi conoscono). Nel film, realizzato da Velentina Pellizzeri con i testi di Domenico Seminerio, rivivono i luoghi del Verismo, abitati dalla gente di oggi, pur conservando comunque la luce del tempo passato.
«Si sa che Verga ebbe molte amanti – conclude Valentina Pellitteri – anche se non si sposò mai. Nel film, una messa in scena documentaria, la chiave di volta è il ritrovamento di un diario (o forse un libro) che è l’ingresso ai paesaggi e al mondo Verista. Da qui parte una voce fuori campo che narra le pagine di un diario intimo, una riflessione chiaramente maturata subito dopo la morte di Giovanni Verga. E c’è una curiosità: durante le riprese ho scoperto che c’è un’effettiva corrispondenza tra la donna del cortometraggio e la realtà storica».
Testi Domenico Seminerio; Soggetto, sceneggiatura, fotografia, riprese e montaggio Valentina Pellitteri; Ha collaborato alle riprese Federico Savonitto; Montaggio Luca Paccusse
I LUOGHI DELL’ITINERARIO
CALTAGIRONE ha dato i natali a Giacomo Bongiovanni e Giuseppe Vaccaro, i due ceramisti che nelle loro sculturine d’argilla, dette figurine, anticiparono i modi della rappresentazione verista. Le loro sculture ritraggono dal vero e con vivo realismo quegli umili contadini, pastori e popolani, che sono i protagonisti privilegiati delle pagine di Verga e Capuana. Un Verismo figurativo, che precede il Verismo letterario, con esiti d’arte altrettanto imponenti.
MUSEO REGIONALE DELLA CERAMICA: custodisce un buon numero di sculture di Bongiovanni Vaccaro, nonché di altri valenti figurinai.
CASA VACCARO: la dimora dei Vaccaro si trova in via Sant’Agostino, una stradina posta al di sopra della celebre Scala di Maria SS. Del Monte, nella parte più alta del centro storico.
CHIESA DI SAN BONAVENTURA: nota per gli affreschi di Pietro Paolo Vasta, custodisce le tombe di Giacomo Bongiovanni e di altri illustri personaggi caltagironesi del ‘700 dell’800
EX TEATRO GARIBALDI, OGGI GALLERIA LUIGI STURZO: ricordato da Giovanni Verga nel “Mastro Don Gesualdo”, nell’800 e nella prima metà del ‘900 fu sede di un rinomato Teatro Comunale, dove si esibirono grande cantanti lirici e famosi attori.
IL FONDACO: sono i locali dove trovavano ospitalità per la notte carrettieri e mulattieri insieme alle loro bestie, in funzione fino alla seconda guerra mondiale. È ricordato da Verga nella novella “Cos’è il re” insieme al Palazzo Crescimanno, dove fu ospitato il re Ferdinando II di Borbone.
VIZZINI è la città d’origine di Giovanni Verga ed è qui, tra i luoghi e le stradine di questo paese posizionato tra Catania e l’altopiano degli Iblei, che lo scrittore ha tratto ispirazione, in particolare, per due dei suoi più famosi lavori: Mastro don Gesualdo e Cavalleria Rusticana.
LA CUNZIRIA: il villaggio ottocentesco dove si svolge l’episodio centrale di “Cavalleria rusticana”, ovvero il famoso duello tra Alfio e Turiddu.
OSTERIA DELLA GNA NUNZIA E CHIESA DI SANTA TERESA: due luoghi centrali di “Cavalleria Rusticana”. L’osteria è ancora quella autentica, aperta al pubblico dopo il restauro e la ricostruzione degli ambienti tipici di una osteria di fine Ottocento.
CASA DI MASTRO DON GESUALDO: la casa, ancora intatta, in cui viveva prima del matrimonio, Mastro don Gesualdo, secondo il racconto verghiano.
PALAZZO TRAO: è il palazzo barocco che Verga descrive mirabilmente nelle pagine di “Mastro don Gesualdo”, l’abitazione di Bianca Trao.
PALAZZO VERGA: apparteneva alla famiglia dello scrittore che vi trascorreva lunghi soggiorni.
PALAZZO LA GURNA: qui è ambientato il ricevimento nuziale di Bianca Trao e Gesualdo Motta nel “Mastro don Gesualdo”.
PALAZZO SGANCI: è’ il luogo dove avvenne il fidanzamento tra Bianca e Mastro don Gesualdo
CASE DI “LOLA” E “SANTUZZA”: Si tratta delle due case che secondo la tradizione locale appartennero ai due famosi personaggi verghiani.
MANIFESTAZIONI VERGHIANE: l’ormai consueto appuntamento organizzato dal Comune di Vizzini che quest’anno si svolgerà dal 25 luglio al 2 settembre www.comune.vizzini.ct.it
MINEO è la città natale di Luigi Capuana, romanziere e novelliere verista, scrittore per ragazzi, giornalista, critico, folclorista, mediatore in Italia del naturalismo francese, fotografo, ispettore scolastico e professore universitario, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte.
CASA MUSEO LUIGI CAPUANA: palazzetto nobiliare ottocentesco di proprietà della Famiglia Capuana. Oggi ospita la Biblioteca Comunale e il Museo Capuaniano, con l’annesso Fondo librario ex PP. Cappuccini, ma al suo interno custodisce ancora tracce del periodo giovanile dello scrittore, specie al secondo piano, dove due stanze testimoniano la personalità vivace e creativa dello scrittore.
CAPUANA CENTO: sono gli eventi organizzati dal Comune di Mineo per celebrare il centenario dalla morte di Luigi Capuana, un percorso lungo quasi un anno, per ‘rivisitare’ e studiare la figura e l’opera di Capuana, e il suo ruolo di intellettuale nell’Italia dell’ultimo Ottocento e del primo Novecento. www.capuana100.itCATANIA è a tutti gli effetti la città di Giovanni Verga, e se non vi è fisicamente nato (come sostengono molti studiosi a dispetto della registrazione all’anagrafe) sicuramente è qui che il padre del Verismo è cresciuto, si è formato, ed ha ambientato luoghi e personaggi dei suoi lavori.
CASA MUSEO GIOVANNI VERGA: la casa natale, un appartamento al secondo piano di un palazzo ottocentesco, in cui lo scrittore trascorse la sua infanzia e risiedette per lunghi anni. Oggi, acquistato dalla Regione Siciliana, custoditi gli arredi e i libri di Giovanni Verga e alcune fotografie (una delle sue passioni) che ritraggono soprattutto volti familiari allo scrittore.
MONASTERO DELLE BENEDETTINE: è uno dei luoghi in cui è stata ambientato il romanzo “Storia di una Capinera”
VIA ETNEA: la via principale di Catania è stata una delle mete quotidiane preferite dallo scrittore per le sue passeggiate e soste, durante il periodo catanese.
ACITREZZA, IL PORTICCIOLO E LA CASA DEL NESPOLO: il primo è un luogo verghiano per antonomasia, da qui infatti partiva, nelle pagine di Giovanni Verga la barca “Provvidenza” di padron ‘Ntoni; la “Casa del Nespolo” è invece la casa padronale della famiglia.
CASA VERGA A MONTE ILICE: è la casa di campagna di Verga su Monte Ilice, un conetto vulcanico spento, da cui si gode di un paesaggio straordinario sulle bocche eruttive ormai spente dell’Etna. La casa è situata in uno degli scorci più suggestivi dell’Etna ed è anch’esso uno dei luoghi di “Storia di una Capinera”
La guida è scaricabile dal sito www.museocaltagirone.com