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Peter Greenaway apre il Sicilia Queer Filmfest

Visioni Con "Eisenstein in Messico", uno scatenato e dissacrante biopic sul celebre regista Sergej Ejzenstejn, prende il via la quinta edizione dell'unico Queer Filmfest della Sicilia che si svolgerà a Palermo dal 24 maggio

Con “Eisenstein in Messico”, il nuovo film del regista Peter Greenaway, si inaugurerà a Palermo la quinta edizione del Sicilia Queer Filmfest, diretto da Andrea Inzerillo, che si svolgerà dal 24 al 31 maggio. Il film, un ritratto originale e irriverente del grande regista russo e una riflessione sul cinema, il sesso e la morte che sconvolge e affascina, uscirà nelle sale cinematografiche il 4 giugno distribuito da Teodora e sarà proposto in anteprima al cinema De Seta domenica 24 maggio alle ore 21.

Peter Greenaway

Peter Greenaway

«Sarà l’entusiasmante inizio di un festival giovane, aperto, ampio e ambizioso – commenta il direttore artistico Andrea Inzerillo-. Un festival che guarda come sempre ai grandi nomi del cinema di oggi e che scommette su quelli di domani: invitiamo tutti a guardare con particolare attenzione il programma che verrà diffuso a partire dalla prossima settimana».

Una scena da Eisenstein in Messico

Una scena da Eisenstein in Messico

“Eisenstein in Messico”, interpretato da Elmer Bäck e Luis Alberti e presentato con successo all’ultimo Festival di Berlino, è uno scatenato e dissacrante biopic sul celebre regista de La corazzata Potëmkin, Sergej Ejzenstejn, del quale racconta i turbolenti giorni messicani sul set di Que viva Mexico!, durante i quali “libera” la propria omosessualità. Siamo nel 1931 e il regista sovietico è al vertice della carriera, ma il regime stalinista lo incalza perché vorrebbe che rientrasse il prima possibile in patria. Eisenstein passa gli ultimi dieci giorni del viaggio nella cittadina di Guanajuato, dove, con la complicità della giovane guida locale, scoprirà molte cose sul Messico ma anche sulla propria sessualità e identità di artista. Fatalmente attratto dall’atmosfera sensuale del luogo, inestricabilmente legata ai simboli e ai rituali di morte che lo circondano, il regista si lascia andare al proprio istinto e ai desideri che la sua patria gli impedisce di accettare. Con uno stile visionario che non ha eguali nel cinema contemporaneo, Greenaway firma un ritratto originale e irriverente del grande regista russo, legandolo a una riflessione sul cinema, il sesso e la morte che sconvolge e affascina. Sebbene girato nell’inconfondibile stile visionario e barocco del regista inglese, il film si basa su una storia vera e documentata, che ricostruisce episodi personali e pubblici della vita di Eisenstein, tra cui gli incontri con artisti straordinari come Frida Kahlo, Jean Cocteau e Bertolt Brecht.

 

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