Teatro e opera Giovedì 10 gennaio a Noto lo spettacolo diretto da Giovanni Anfuso con Liliana Randi e Angelo D'agosta
Al Teatro Tina Di Lorenzo di Noto giovedì 10 gennaio alle ore 20.45 va in scena “Phaedra” nella riscrittura di Alberto Bassetti, con la regia di Giovanni Anfuso. In scena Liliana Randi e Angelo D’agosta, supportati dalla voci registrate di Valentina Ferrante, Davide Sbrogiò, Eleonora Sicurella. Musiche Nello Toscano
Phaedra presuppone il celebre modello euripideo dell’Ippolito, di una tragedia perduta di Sofocle e della quarta delle Heroides ovidiane: tratta dell’incestuoso amore di Fedra per il figliastro Ippolito e del drammatico destino che si abbatte sul giovane, restio alle seduzioni della matrigna, la quale, per vendetta, ne provoca la morte denunciandolo al marito Teseo, padre di Ippolito. In questa occasione non si ricorre all’uso del deus ex machina, per mezzo del quale, solitamente, si aveva la risoluzione pacifica del dramma (il lieto fine) oltre che la giustificazione del Male compiuto nell’azione. Questo perché la presente rilettura ci offre uno spaccato di vita (chiamarla quotidiana sarebbe un po’ troppo azzardato) nella quale non c’è né rimedio, né soluzione alle atrocità commesse. I personaggi sono, in questo senso, comunque condannati: Fedra è inevitabilmente destinata al suicidio, in preda al rimorso per l’incesto col figliastro Ippolito. Nella piece domina insomma incontrastato l’irrazionale e il Male. Le anime malate, che Bassetti rappresenta, sembrano, inoltre, aver perduto una volta per sempre il senno, ovvero la ragione, senza la quale il mondo sembra essere diventato preda di ombre e di mostri in completa balìa del Male e delle forze dell’inferno. La riscrittura di uno dei Miti più noti, amati e rielaborati della Classicità, d’altronde presenta sempre la responsabilità di confrontarsi con grandi Autori; qui l’elaborazione prevede la presenza di due Attori, con lo scopo di sintetizzare e rendere più chiara e lancinante la drammaticità della Storia, senza rifuggire la possibilità di creare momenti diversi in cui inserire atmosfere e modalità più vicine al dramma, se non proprio alla commedia, rispetto all’austerità della Tragedia. Un gioco di ritmi serrati, segnati da frequenti ribaltamenti e colpi di scena; nel pieno rispetto della Tradizione, una visione comunque nuova e stilisticamente più contemporanea del grande Mito. (dalle note di regia)