Galleria I volti di chi sostiene la campagna di sensibilizzazione che sta facendo il giro del mondo, realizzata da un gruppo di professioniste siciliane
La campagna di sensibilizzazione “Sono bambina, non una sposa” è stata realizzata gratuitamente da un gruppo di professioniste siciliane impegnate in contesti di cooperazione, studio, attivismo e comunicazione: Giorgia Butera, sociologa e attivista sociale, con la collaborazione di Alessandra Lucca e Federica Simeoli.
«La campagna nasce in seguito al mio ultimo testo “Per quanto mi riguarda, ho fatto la mia scelta” – dice Giorgia Butera – che fotografa la condizione della donna in ambito internazionale. In occasione delle varie presentazioni mi sono resa conto che ponevo l’accento sempre più nei confronti delle spose bambine ed aborti selettivi. Il nostro messaggio vuole essere chiaro, semplice e costruttivo: Stop Spose Bambine. Stop Matrimoni Precoci e Forzati. La scelta di contrarre matrimonio o qualunque forma di unione sentimentale-sessuale deve appartenere al libero arbitrio, frutto di libertà personale».
La campagna “Sono bambina, non una sposa” è partita lo scorso 21 settembre, quando il giornale di Onu Italia ha postato il manifesto in occasione della giornata sul tema dei matrimoni precoci e forzati, tenutasi a New York. La campagna è stata candidata al Premio San Bernardino, tra le migliori campagne creative prodotte nell’ambito del No Profit.
Il matrimonio precoce e forzato è una pratica piuttosto diffusa in alcune zone del mondo, Africa, Asia, America Latina ed Europa Orientale, e pone fine in modo brusco all’infanzia compromettendo il godimento dei suoi diri tti fondamentali, come il diritto all’istruzione. Quasi tutte le spose bambine, infatti, abbandonano la scuola. L’obiettivo della campagna è quello di contribuire all’alfabetizzazione sociale. Non è facile intervenire giuridicamente, poiché molti Paesi mantengono i loro riti nonostante gli interventi legislativi.
Molto spesso il matrimonio precoce è legato a fattori di povertà: far sposare le bambine viene visto come una strategia di sopravvivenza economica. La pratica viene anche percepita come un modo di proteggere le bambine e di garantire la stabilità quando la società si troverà in situazioni di estrema tensione. Le spose bambine vengono spesso ridotte in schiavitù, tante muoiono in conseguenza alle lesioni subite durante i rapporti sessuali o durante le gravidanze precoci.
La Campagna è stata Patrocinata dall’Anfe – Associazione Nazionale Famiglie Emigrati e promossa dall’associazione Mete – Multiculturalism Earth, Territory, Education.
La diffusione del Poster è concessa a chiunque, purché non venga modificato o usato per scopi commerciali.
La bambina del manifesto, fotografata da Alessandra Lucca, si chiama Ezra, è tunisina, ha 4 anni e vive ad Augusta (Sicilia) con la propria famiglia.
Seguite la campagna sulla pagina Facebook “Sono Bambina, Non Una Sposa”