Visioni Il 30 maggio (e repliche fino al 5 giugno) sarà trasmesso "Rosa Balistreri. Un film senza autore", documentario di Marta Licata sull'artista folk licatese, con interventi di Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Giovanna Marini, Carmen Consoli, Giancarlo Governi, Otello Profazio, Gianni Belfiore, Vito Parrinello e del nipote dell'artista licatese Luca Torregrossa
Il 30 maggio su Rai Storia, canale 54 del digitale terrestre, alle 21.10, per il programma “Italiani”, sarà trasmesso il documentario “Rosa Balistreri. Un film senza autore” di Marta La Licata, regia Fedora Sasso con la partecipazione di Luca Torregrossa, Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Giovanna Marini, Carmen Consoli, Giancarlo Governi, Otello Profazio, Gianni Belfiore, Vito Parrinello. Il programma sarà replicato mercoledì 31 maggio alle ore 9.30, giovedì 1 giugno alle ore 6.30 e lunedì 5 giugno alle ore 17 e alle 23. Il documentario sarà introdotto da Paolo Mieli.
“Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto. Ma non sono una cantante… sono diversa, diciamo che sono un’attivista che fa comizi con la chitarra”. Rosa Balistreri, classe 1927, prima cantante folk siciliana è la protagonista del nuovo appuntamento con “Italiani” il programma di Rai Cultura con Paolo Mieli, in onda martedì 30 maggio alle 21.10 su Rai Storia. Nel doc “Rosa Balistreri.Un film senza autore” di Marta La Licata con la regia di Fedora Sasso, a parlare di lei ci sono artisti con cui la donna ha condiviso il palcoscenico, come Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Giovanna Marini, ma anche chi, pur non avendola incrociata di persona, ha subito il fascino della sua voce e ancora oggi, canta sul palco alcune delle sue canzoni: la cantautrice Carmen Consoli.
Personaggio anticonformista e dalla vita romanzesca, Rosa Balistreri è cresciuta in una Sicilia chiusa e tradizionalista, dove le donne che cantavano alle feste o nelle piazze erano giudicate come poco di buono. È Luca Torregrossa, il nipote di Rosa, a raccontare la loro storia familiare. Una storia attraversata dalla fatica e dal dolore, ma anche dalla lotta e la conquista di una libertà. È la metà degli anni ’50, quando Rosa abbandona la Sicilia e un matrimonio che le era stato imposto dal padre a soli sedici anni. Sceglie Firenze per cominciare una nuova vita ed è lì che troverà un nuovo amore, una chitarra e una parte in uno spettacolo di Dario Fo. È l’inizio della sua carriera.
È coraggiosa e non incline al compromesso, parla il suo dialetto in qualsiasi contesto e canta le storie di mafia, i canti di lavoro e le ingiustizie sociali, le preghiere dei contadini e gli amori lontani: le radici e la cultura del popolo siciliano. Della sua voce e della sua autenticità si innamorano grandi artisti siciliani come Renato Guttuso, Leonardo Sciascia e il poeta Ignazio Buttitta, autore di poemi e ballate che Rosa Balistreri ha reso potenti canzoni. Rosa Balistreri è riuscita a emanciparsi e sottrarsi al predominio dei padri, dei mariti e delle consuetudini, ma soprattutto ha saputo trasformare il suo dolore personale in canzoni che raccontano sentimenti universali. Quest’anno avrebbe compiuto novant’anni.