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Voci di donne di Giuseppe Leone

Arte Dal 6 marzo al 16 giugno a Ragusa la mostra del fotografo ibleo nella sua Photogallery personale

Sarà inaugurata mercoledì 6 marzo, alle ore 17.30, alla Photogallery Giuseppe Leone di Ragusa, la mostra fotografica “Voci di donne”, con le immagini del fotografo ragusano Giuseppe Leone, un racconto per immagini sulla donna che si è espressa sia nell’ambito culturale sia nell’ambito quotidiano. Al di là dei soliti cliché “Voci di donne”, che sarà visitabile fino al 16 giugno, si pone come punto alternativo nella visione della figura femminile nei suoi molteplici aspetti di donna madre, donna intellettuale e socialmente impegnata.

Giuseppe Leone

Giuseppe Leone

Una donna che allatta un bambino è la chiave simbolica che Giuseppe Leone, fotografo fedele al bianco e nero e al sistema analogico, utilizza per rappresentare l’universo femminile. Tra eros e maternità sviluppa una riflessione a doppio binario ma con un punto fermo essenziale: i suoi, avverte, sono “sguardi carezzevoli” che scrutano la bellezza femminile nelle sue movenze e declinazioni quotidiane. Questo è il messaggio che Leone, amico e fotografo di personaggi della cultura come Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino, passando per Vincenzo Consolo, affida alle opere raccolte nella mostra “Voci di donne”. Una cinquantina di immagini che saranno esposte, nel suo laboratorio di Ragusa, dal 6 marzo al 16 giugno. In questi scatti si racchiude un rapporto lungo oltre mezzo secolo tra Leone e la foto d’autore rigorosamente costruita con la tecnica e l’espressione di un’arte che resiste al digitale. “Il bianco e nero – dice – è un mondo intramontabile. L’unico che ti consente di cogliere i tratti simbolici e le identità vere di figure ricostruite attraverso la ricerca antropologica”.

Donna che allatta

Donna che allatta ph Giuseppe Leone

Il pianeta femminile è stato sempre scrutato da Leone con sguardi lievemente complici ma gentili. E in questa visione accomuna Sofia Loren che alza il David di Donatello a Taormina e la ragazza acqua e sapone che guarda il mondo da una porta-finestra di Noto. Come pure la giovane che tesse la tela con il tombolo, la donna che raccoglie pomodori sotto una serra, la scrittrice Maria Attanasio colta con un sorriso lieve e ironico, la casalinga che pulisce la verdura. La dimensione familiare è raccontata nella foto di Sciascia con la moglie e quella materna si ritrova nel ritratto in un interno che riprende Bufalino con la madre anziana. Tutte queste foto esprimono quella che Caterina Magliulo, nella presentazione della mostra, definisce la “magia di Leone”. Consiste nel “fotografare qualcosa che nessuno riesce a scorgere” e fa “riconoscere qualcosa che noi altrimenti non riusciremmo a notare”. E questo può accadere, aggiunge Leone, solo quando alla donna vengono restituite le sue tante identità.

Ritratto di qualche anno fa della poetessa Maria Attanasio

Ritratto di qualche anno fa della poetessa Maria Attanasio ph Giuseppe Leone

Così scrive Federica Siciliano: “In questa terra assolata, l’amata Sicilia, la donna si libera dalle catene dell’esistenza per entrare in contatto con la verità assoluta, per riportare alla luce l’eterna forza della madre creatrice, per donare riparo alla tenue semplicità: danzatrice che fluttua tra veli ambrati. Nella mostra espositiva, “Voci di donne”, Giuseppe Leone instaura con le sue fotografie un legame di osservazione dei processi evolutivi che hanno restituito valore e fulgore ad un’isola ancestrale, permeata di storia antica. Gli sguardi delle donne che si succedono in questo simposio relazionale respirano di grazia e civiltà: il connubio tra le donne promotrici dell’arte e della cultura e le donne alle prese con la raccolta dei fiori e dei ricami al telaio ci consacra ad un momento di magnificenza estatica al di là di ruoli e condizioni. E proprio Giuseppe Leone si pone come medium di scambio con un mondo antecedente, pieno di vitalità creativa e temperamento fecondo, immortalando i segni di ogni essere vivente che getta le fondamenta per la crescita universale, per non dimenticare il principio che ci unisce alla vita e al tutto, dove il tutto è più della somma delle parti.

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