Audio Alla scoperta della magia dello Stretto con la poetessa messinese vincitrice per la poesia del Premio internazionale di letteratura “Eugenio Montale”. Verso dopo verso, sembra che nell'ultima silloge, edita da Giulio Perrone, Marietta Salvo guidi il suo bastimento lasciandosi portare più dalla parola che dalle regole di navigazione
«I passeggeri del mio vascello fantasma sono le persone amate e perdute, gli esseri immaginati e mitici che hanno abitato il mare e la città prima di me, e i viandanti, i predoni, i miti molto amati che mi sono stati raccontati nella mia infanzia».
Per Marietta Salvo, poetessa nata a Messina e vincitrice per la poesia del Premio internazionale di letteratura “Eugenio Montale” nel 1989, il vascello fantasma non è un presagio di sventura, ma è una possibilità che allarga i confini del sentire. “Vascello fantasma” è il titolo della sua ultima silloge di versi edita da Giulio Perrone editore che non richiama solo una delle poesie presenti nella raccolta, ma è un’immagine guida che attraversa tutta l’opera.
Verso dopo verso, sembra che Marietta Salvo guidi il suo bastimento lasciandosi portare più dalla parola che dalle regole di navigazione. E il vento solleva le acque dello Stretto che separano dall’ Africa. Il mare stesso è vita e morte, energia animale che disegna i contorni dei corpi vivi che incontrano la notte e gli amori, e le ombre dei corpi morti che tornano a farsi vedere; sono fantasmi, certo, ma anche forme d’amore, di ricordo e di bellezza. É la memoria dei luoghi e delle persone la benzina segreta del vascello fantasma. Messina è la “sirena che chiama/area triste tra il Tirreno e le stelle”.
Leggendo la raccolta ci si imbatte spesso negli “spazi segreti intercapedini zone franche dal dolore”. Marietta Salvo è abituata a levigare la parola, la contorna di silenzi ma senza ingabbiare i versi. Se in certa poesia contemporanea sembra cadere il muro di separazione dalla prosa e in alcuni casi pare cadere anche il gusto per le infrazioni linguistiche e i giochi, in “Vascello fantasma” tutto questo non accade. Il lettore si imbatte nello “sfrenato lampo lampante che divampa” , o nel “bruteggio di bruto”, o ancora nella “torbida turbina fu turbine di vento”.
Per la poeta siciliana poi “il corpo è il luogo per eccellenza della creatività letteraria” e il mito la sostanza che mette insieme storia e memoria personale. E come scrive Antonio Di Grado nella sua prefazione: “La poetessa s’è imbarcata su un ‘vascello fantasma’ per peregrinare ai confini del possibile come l’Olandese volante, alla ricerca d’una salvezza per sé e per tutti che forse solo la poesia, dando nuovi nomi e altro senso al mondo, può assicurare”.
Vascello fantasma
C’è un tramonto e giardini
nascosti in verticale.
Ci stacchiamo dal molo lenti
come bestioni in letargo.
Inizia cogli occhi la grande ricerca
del comandante. E ricostruire
la mappa e il diario di bordo.
La vecchia casa
Spazi segreti intercapedini zone franche dal dolore
percorsi celati che diventano faglie protettive
dalla malinconia della memoria dalla dismemoria
che a onor del falso
vorrebbe corrispondere al vero
e le pagine si innalzano dentro il ruvido silenzio
la notte si spalanca sottile si posa appianata.
E le pagine si innalzano
pochi selvaggi lambiscono l’abisso.
Link utili
La raccolta “Vascello fantasma” (Giulio Perrone)
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