Arte "Bitume industrial platforms of arts" è il progetto site-specific, visitabile a partire dal 16 ottobre, che coinvolge alcuni tra gli esponenti più rappresentativi del panorama internazionale del muralismo contemporaneo nella realizzazione di più di trenta opere un unico sito, l’antico cuore produttivo della città: l’ex fabbrica di materiale bituminoso Antonino Ancione, chiusa da anni e altrimenti destinata alla demolizione
Archeologia industriale e arte pubblica, storia civica e memoria di un luogo, sperimentazione estetica e indagini geologiche. Ragusa si prepara ad abbracciare Bitume industrial platforms of arts, progetto site-specific visitabile a partire dal 16 ottobre, con più di trenta opere realizzate in un unico sito dismesso da tempo: l’ex fabbrica di materiale bituminoso Antonino Ancione, traccia profonda del passato produttivo della città, racconto di ricchezza e fatica con cui sono state costruite non solo le strade della Sicilia, ma anche di tante capitali europee.
La Limmer, la Val de Travers, la inglese H&B Aveline, la francese Compagnie national per l’esplotation des asphalte sono solo alcune delle società che già nell’800, su concessioni della Regione, scavarono, estrassero, in cava o in galleria, il bitume sedimentato nel sottosuolo di Ragusa, esportando in tutto il mondo il pregiato asfalto naturale. Se la prima metà del ‘900 vede la Abcd di Roma (Asfalti, Bitumi, Catrami e Derivati) protagonista delle cave di contrada Tabuna, dal 1948 il ciclo industriale passa alla società Antonino Ancione, leader nella produzione di prodotti bituminosi in Sicilia e tra i motori produttivi più importanti della regione. La fabbrica, chiusa nel 2013 dopo aver dato lavoro per anni a centinaia di famiglie, riapre oggi le porte per dare spazio agli artisti coinvolti in Bitume – Industrial Platform of Arts.
Nato nel solco di FestiWall, il Festival di arte pubblica che in cinque edizioni ha arricchito il capoluogo ibleo di oltre trenta lavori fra opere murali e installazioni, Bitume si concentra adesso su un nuovo obiettivo, spostando la riflessione dal tessuto urbano al contesto industriale, dal prospetto verticale dei palazzi al sottosuolo, dall’orizzonte del presente al tempo cristallizzato in uno spazio apparentemente immobile, dove il passato è reinterpretato dal segno dell’artista.
Prima ancora della scoperta del petrolio, prima dei pozzi sfruttati e poi esauriti, l’oro nero di Ragusa era la pietra pece, materiale fossile con grande versatilità di impiego, utilizzato nella costruzione dei palazzi nobiliari e delle chiese barocche, ma anche come idrocarburo e come asfalto destinato all’ammodernamento del manto stradale. Bitume vuole ripercorrere questo tragitto, rileggendo duecento anni di storia attraverso lo sguardo di alcuni fra gli esponenti più rappresentativi del panorama internazionale del muralismo contemporaneo, coinvolti in una ricerca che diventa studio scientifico, tra i capannoni e i container dismessi dell’industria.
Il progetto, nel pieno rispetto dei protocolli sanitari dettati dall’emergenza epidemiologica, si articola in due fasi. La prima è svolta a porte chiuse, chiamando gli artisti a lavorare in piena libertà e a riflettere sul ciclo industriale. Dentro il perimetro della fabbrica hanno già ultimato le proprie opere molti degli autori, tra i quali il duo italiano Sten e Lex; l’australiano Guido van Helten; il calligrafista italiano Luca Barcellona; il polacco M-City; lo spagnolo Sebas Velasco; i greci Simek e Dimitris Taxis; il moscovita Alexey Luka; l’italiana Martina Merlini, Moneyless e Never 2501; l’argentino Francisco Bosoletti; il madrileno Ampparito; i tedeschi Case Maclaim e SatOne; il siciliano Ligama; il fotografo Alex Fakso.
Una volta conclusa questa fase sarà il momento di aprire le porte della fabbrica allo sguardo del pubblico, per far rivivere, stavolta attraverso l’arte e la ricerca, l’antico cuore produttivo della città, chiuso da anni e altrimenti destinato alla demolizione. L’area Ancione sarà fruibile dal prossimo 16 ottobre, con ingressi contingentati e visite guidate gestite dall’EcoMuseo Carat, seguendo un percorso prestabilito e a senso unico.
«Bitume è soprattutto un’esperienza – dice il direttore artistico di Bitume, Vincenzo Cascone -. È esplorazione, incursione in una materia che ha plasmato lo sviluppo di un’intera società, ricerca di un tassello di storia del Novecento, di un racconto individuale e collettivo, scritto dai tanti lavoratori che hanno estratto e trasformato la roccia asfaltica di contrada Tabuna. Bitume è rilettura di ciò che è stato rimosso, in dialogo fra arte e memoria, pieno e vuoto, evidente e nascosto. Il ciclo produttivo dell’azienda Ancione fa da leva all’atto estetico, che riconfigura il sistema industriale come ambito inedito per il gesto creativo».
Il progetto gode del sostegno dell’Ars – Assemblea Regionale Siciliana, del Comune di Ragusa, della Fondazione Federico II di Palermo, della Facoltà di Geologia dell’Università di Catania, della Fondazione Cesare Zipelli, della Banca Agricola Popolare di Ragusa, della collaborazione dell’EcoMuseo Carat.
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