Opinioni e analisi Io ero fra i suoi allievi. Nino Milazzo è stato un grande giornalista ed una persona di profonda umanità. Credeva nella dimensione di libertà critica, dovere del racconto ed onestà intellettuale nell'interpretazione dei fatti. E' stato vice direttore del Corriere della Sera, condirettore de La Sicilia, direttore di Telecolor, presidente del Teatro Stabile di Catania. Nino Milazzo ha vissuto la sua vita all'insegna della libertà
Questo è l’articolo, il ricordo-commento, che non avrei mai voluto scrivere. E’ morto Nino Milazzo, un maestro di giornalismo ed un amico. Si è spento a 91 anni e mezzo, dopo un periodo complicato. Era stato ricoverato in una clinica di Catania. Nino era un combattente, era un lottatore, non si arrendeva mai dinanzi alle difficoltà della vita, ma questa volta il suo cuore ha smesso di battere. Pochi giorni fa era scomparsa la moglie, Lucia, aveva 78 anni. Anch’ella una persona di stile, di sensibile umanità.
Nino Milazzo è stato un grande giornalista ed una persona di profonda umanità. Credeva nella dimensione di libertà critica, dovere del racconto ed onestà intellettuale nell’interpretazione dei fatti. Il giornalismo faceva parte della sua anima e lo viveva hegelianamente come una preghiera laica, ma rifuggiva sempre dai dogmi e dai pregiudizi.
Nino Milazzo è stato vice direttore vicario del Corriere della Sera, condirettore de La Sicilia, direttore di Telecolor, solo per citare alcune fasi della sua lunga e prestigiosa carriera. Ed ha sempre lanciato talenti nel giornalismo.
Con obiettività verso i lettori debbo aggiungere che ero fra i suoi allievi, e spesso, anche pubblicamente mi ha citato assieme a campioni del giornalismo quali Francesco Merlo e Maurizio Molinari (suoi allievi). Avrebbe apprezzato questa precisazione, perché è giusto raccontare ogni dettaglio ai lettori. Questo mio scritto è impregnato non solo di notizie ma anche di stati d’animo che è giusto palesare per far comprendere a chi legge anche la dimensione emozionale, l’interiorità che fa parte della vita.
Il giornalismo non è mero elenco di fatti ma ricostruzione razionale, racconto critico, è fare luce sui dettagli. Uno storico autorevole e raffinato quale Tino Vittorio, grande amico di Nino Milazzo, coglieva l’originalità di Nino nel suo saper proporre sempre chiavi di lettura nuove, mai acritiche. Nino diceva sempre in riunione di redazione “cerchiamo di capire cosa vi è dietro la notizia”. E lo faceva anche in tv, a Telecolor, decenni fa. Sosteneva che anche il giornalismo televisivo non doveva limitarsi al racconto di superficie ma all’approfondimento della notizia.
Giornalismo e vita. Non posso non ricordare la dimensione di dialogo continuo. Per decenni ha seguito la mia carriera professionale sul regionale e sul nazionale, su ogni ambito multimediale: tv, carta stampata ed on line. Spesso in passato, anche con cadenza quotidiana, leggeva i miei articoli (anche quelli che non gli segnalavo) e li commentava. Era gioioso di leggermi su Repubblica e poi sul Corsera. Non potrò mai dimenticare la sua splendida telefonata al mio debutto sul Corriere della Sera, non gli avevo raccontato nulla. Il direttore del Corsera Luciano Fontana iniziò a farmi scrivere con una intervista allo storico Salvatore Lupo. Nino Milazzo fece un commento rigoroso e pieno di stima, e non nascose la sua emozione. Seguiva anche l’on line, seppur nell’ultimo periodo aveva sempre maggiore difficoltà.
Quanti ricordi riaffiorano nella mente, Nino era rigoroso intellettualmente ma anche ironico. Ed era sempre attento a tutto ed a tutti. Da direttore si confrontava ma poi decideva in piena autonomia. Avevo un rispetto sacrale della libertà del giornalismo e delle funzioni redazionali. Nei nostri dialoghi in redazione e poi per decenni al telefono mi ha raccontato molti pezzi importanti di storia del giornalismo. Dialoghi suggestivi, pieni di aneddoti. Ed io non nascondevo mai il mio entusiasmo. Perché l’entusiasmo costruttivo è una forza dell’esistenza.
Nino Milazzo ha dialogato ed ha lavorato con giganti del giornalismo come Enzo Biagi, Indro Montanelli, Oriana Fallaci, Paolo Mieli, Ferruccio De Bortoli, Ettore Mo, solo per citarne alcuni. Impaginò in prima sul Corriere della Sera uno dei più importanti articoli della storia del giornalismo italiano ed europeo, il famoso articolo di Leonardo Sciascia sui “professionisti dell’antimafia”.
Quel titolo entrato nella storia internazionale del giornalismo fu pubblicato con il placet di Piero Ostellino allora ai vertici del quotidiano di via Solferino. Nino mi raccontò che l’articolo di Sciascia giunse nella redazione cultura. Venne subito girato al direttore Piero Ostellino. Si resero conto che l’articolo «era esplosivo perché toccava un argomento delicatissimo e non avemmo alcun dubbio sulla pubblicazione». Il titolo nacque dal dialogo fra Nino Milazzo, Piero Ostellino ed il capo delle pagine culturali Riccardo Chiaberge. Nino mi spiegò: «Concretamente il titolo l’ho passato io, perché tutta la prima pagina era supervisionata da me e dal caporedattore centrale». Ebbero l’immediata percezione che le polemiche suscitate dall’articolo sarebbero state durissime, ma pubblicarono ugualmente l’articolo di Sciascia. Perché il giornalismo è libertà.
Nino Milazzo ha vissuto la sua vita all’insegna della libertà, anche quando si è occupato di teatro ed altre iniziative culturali e comunicative. Enzo Bianco nel ricordare con affetto su Facebook Nino Milazzo, ne ha citato anche il ruolo di presidente dello storico Teatro Stabile. Ed ha aggiunto: “Per me è stato un amico vero, sempre: quando concordavamo e quando no”. Ed è un passaggio importante, perché con Nino Milazzo si potevano avere anche vivaci polemiche dialettiche ma sempre con empatia e rispetto reciproco. E con dimensione di dignità e libertà. Gaetano Rizzo, che adesso scrive anche per “Avvenire”, mi ripeteva sempre in redazione a Telecolor, “Nino Milazzo è l’incarnazione di un pezzo di storia di giornalismo. E’ un orgoglio lavorare con lui”.
Vanno ripubblicati i suoi libri, importanti sono sia i romanzi sia quelli su argomenti biografici e storici. Tempo fa Nino Milazzo mi disse: »Se li ritieni validi i miei libri ricordali quando non ci sarò più». Li ho sempre ritenuti validi.
Addio Nino, maestro di giornalismo e vero amico.
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