Calici & Boccali E' uno uno scricciolo bruno la barlady palermitana che lo scorso 15 ottobre ha vinto a Bologna il prestigioso “Lady Amarena” d’Italia, il contest di "Fabbri 1905", con il cocktail "La Lupa" con il quale ha omaggiato «tutte le donne ribelli che amano il rischio». Preparato con Bulleit Bourbon 10 Years Old, Fabbri Sciroppo Amarena, succo di lime e completato da un rametto di menta, rappresenta il suo nuovo inizio: «La mia voglia di rinascere - dice - tutte le volte che cado»
«Adrià, non è cosa tua, non ce la puoi fare, perché non hai proprio il fisico» le ripeteva il suo capo mentre era intenta a pulire la montagna di bicchieri o mentre tirava sul bancone le casse piene di bottiglie. Lei annuiva con la testa e nel frattempo con gli occhi scrutava il barman, tentando di carpire i segreti di quel mestiere che le era entrato dentro fin da bambina, quando di tanto in tanto seguiva lo zio deejay nei locali della movida palermitana. «Rimasi affascinata da un cocktail dal quale, come per magia, si spandeva l’odore d’assenzio che bruciava come un incenso». E’ questa l’immagine che ha segnato la 23enne Adriana Firicano, palermitana doc, vincitrice lo scorso 15 ottobre del prestigioso “Lady Amarena” d’Italia, il contest di “Fabbri 1905” dedicato alle sole barlady, e per il quale ha dovuto affrontare a suon di cocktail altre 9 colleghe nazionali .
La signora della miscelazione italiana è un concentrato di dolcezza e determinazione, qualità quest’ultima che ha coltivato per anni in silenzio dietro al bancone, e che cresceva ogni qualvolta si sentiva ripetere la solita solfa: «Si, carina, ma chissà se sa fare anche i cocktail». E lei – uno scricciolo dai lunghi capelli neri, occhi e carnagione scura, calma e serafica – , di tutta risposta si esprimeva con le sue creazioni che lasciavano i clienti stupiti. E già perché, come dice uno dei suoi filosofi preferiti, Nietzsche, “le convinzioni, più delle menzogne, sono nemiche pericolose delle verità”
E così Adriana, un cocktail dopo l’altro, ha smontato i pregiudizi di chi ha ancora difficoltà ad accettare una donna barman: «Va bene la cameriera – dice Adriana, che intanto studia alla Facoltà di Filosofia all’università di Palermo – ma la barman è ancora ritenuto un mestiere riservato solo agli uomini. In effetti – aggiunge sorridendo e mostrando due tenere fossette ai lati della bocca- è un lavoro faticoso che richiede una certa prestanza fisica. Ma quando preparai un semplice gin tonic e lo feci assaggiare a Ivan Busca, il barman con cui lavoravo, mi disse che sicuramente, al di là del mio aspetto fragile, dimostravo di avere avuto nel tempo, a dispetto delle sue battute scoraggianti, quella costanza necessaria per fare questo lavoro».
Al nostro incontro Adriana arriva trafelata, ci incontriamo al Mak Mixology, un locale specializzato in cocktail nella rinata Galleria delle Vittorie, nel centro storico di Palermo, dopo una masterclass al centro di formazione “Noi amiamo il buon bere” di Giuseppe Cirrito. «Ci tengo a precisare che non mi sono montata la testa – precisa – ma sono rimasta umile e con una gran voglia d’imparare e di studiare, e la Fabbri mi dà l’opportunità di formarmi».
Quello assegnatole dalla Fabbri è un primo premio che racchiude e sintetizza le tante sfide che questa piccola grande donna ha già dovuta affrontare, e che con il suo cocktail “La Lupa” ha voluto rendere omaggio «a tutte quelle donne ribelli che amano il rischio», ma soprattutto a sua mamma Donatella, insegnante di lettere: «Ci ho meso un po’ a farle capire che è possibile legare insieme arte e vita da bar – dice Adriana con una vena di pudore nella voce-, e nonostante all’inizio non abbia capito la mia scelta di fare un lavoro prettamente maschile, è lei che mi ha fatto il complimento più bello, dicendomi che finalmente ha compreso cosa provo quando creo».
C’è molto di Adriana in “La Lupa”, preparato con Bulleit Bourbon 10 Years Old, Fabbri Sciroppo Amarena, succo di lime e completato da un rametto di menta. «In questo cocktail c’è il mio nuovo inizio, la voglia di rinascere tutte le volte che cado – dice sorseggiando un Americano – di alzare sempre la testa nonostante le difficoltà». E lei di sfide ne ha superate tante, come l’abbandono del padre quando aveva appena 7 anni: «Non so nulla di lui, né mi ha mai cercato. Tutti mi dicono che gli somiglio, e non solo fisicamente, sembra anche nella tenacia che mettiamo nel raggiungere l’obiettivo. Certo – aggiunge con tristezza – si è perso una figlia che gli avrebbe dato sicuramente molte soddisfazioni».
Adriana ha iniziato presto a fare da barback nei locali palermitani, conciliando studio e lavoro, e quindi dovendo fare qualche rinuncia. Anche il voto del diploma (95/100) è stata una conquista per lei che faceva lo slalom tra i libri di scuola e l’area del bartender da mantenere pulita fino a tarda notte, e poi a rifornire di ghiaccio, di alcolici il bancone, a lavare bicchieri e tanto altro. Un lavoro, quello nei locali notturni, durante il quale ha anche dovuto inghiottire qualche frase di troppo: «O mollavo il lavoro – dice stringendosi nelle spalle – o creavo. Ed è proprio nei momenti di tristezza che mi viene l’ispirazione per inventare nuovi cocktail. A casa ho tutta l’attrezzatura necessaria che non smetto mai di rinnovare. Le mie prime cavie – dice ridendo – sono sempre il mio ragazzo Carlo e la mia amica Imen. Poi è la volta dei titolari dei bar in cui lavoro, e poi i clienti più affezionati». Anche per “La Lupa” è stato così: «Molti miei colleghi me lo hanno fatto provare nei bar dove lavorano – dice contenta – tanto da ottenere ben 1325 punti nella votazione on line che si è svolta nell’ambito della selezione del concorso nazionale».
Un mondo affascinante quello dei bar dove, se si vuole essere dei numeri uno, nulla dev’essere lasciato al caso. «E’ importante il lavoro di squadra – dal fattorino, al cameriere al backbar -, perché dietro e dentro alla preparazione di un cocktail c’è soprattutto l’obiettivo di fare stare bene il cliente. A volte arrivano con le idee chiare, ma il più delle volte siamo noi che capiamo, dal modo come parla e si muove, il cocktail adatto».
Il barman, nell’immaginario collettivo, incarna tantissime qualità: «A me non piace definirmi confidente -dice Adriana- semmai un’amica che in quel momento raccoglie le confidenze. Si tratta per lo più di donne, perché oggi sono proprio loro le clienti abituali». Dopo la vittoria del contest Adriana si è presa una pausa di riflessione per valutare diverse offerte professionali: «E pensare che questa gara è arrivata in un momento in cui avevo voglia di mollare – svela -, un momento in cui mi sentivo confusa e non sapevo cosa fare. Ed invece quando ero lì su quel palco, a Bologna, per la prima volta mi sono sentita completa».
E forse il suo filosofo prediletto ha proprio ragione: “ Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi”.
La Lupa
Ingredienti: 50 ml di Bulleit Bourbon 10 Years Old, 20 ml Fabbri Sciroppo Amarena, 20 ml fresh lime juice, Un Rametto di menta.
Decorazione: Cestino di ghiaccio guarnito con 3 amarene Fabbri. Rametto di menta
Metodo: Build over ice
Bicchiere di servizio: Silver Mug 350 ml
Ispirazione: Il nome del cocktail è ispirato alla celebre novella di Giovanni Verga, “La Lupa”, nome di un personaggio femminile forte, sicuro, “rivoluzionario”, che stravolge un mondo dominato dal patriarcato. Il cocktail è dedicato a tutte le barladies, che hanno il coraggio di mostrare ogni giorno la loro autenticità, e in più in generale alle donne forti e ribelli.
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