
A Siracusa l’omaggio ai 100 anni di Franca Valeri con Lella Costa
Secondo grande appuntamento con Inda 2020 “Per voci sole”. Sabato 25 luglio al Teatro Greco di Siracusa, alle 20.30 in anteprima nazionale, La vedova Socrate di Franca Valeri con Lella Costa e la regia di Stefania Bonfadelli. Grazie all’accordo di partenariato digitale con TIM, lo spettacolo sarà visibile anche in diretta streaming e in differita fino alle 20.30 di domenica 26 luglio per guardare lo spettacolo.
Per assistere agli spettacoli basterà collegarsi e registrarsi sul sito www.indafondazione.org. Sarà anche possibile consultare o scaricare il libretto di sala dell’intera stagione. Gli spettatori potranno offrire direttamente un libero contributo per sostenere le maestranze dell’Inda seguendo le indicazioni sul sito.
Un passaggio di testimone epocale: Lella Costa raccoglie l’invito di Franca Valeri, grande matriarca del teatro italiano che quest’anno compirà cent’anni, a interpretare La vedova Socrate, il testo da lei scritto ed interpretato la prima volta nel 2003. Un concentrato di ironia corrosiva e analisi sociale, rivendicazione disincantata e narrazione caustica. Liberamente ispirato a La morte di Socrate dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, nato a seguito dell’intuizione di Giuseppe Patroni Griffi che glielo suggerì, il monologo è ambientato nella bottega di antiquariato e oggettistica di Santippe, la moglie del filosofo tramandata dagli storici come una delle donne più insopportabili dell’antichità.
«Patroni Griffi ha letto il testo di Dürrenmatt e mi ha detto se ne potevo trarre qualcosa. Mi incuriosiva l’idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica – spiega Franca Valeri -. Io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna intelligente che del marito vede anche tanti difetti. Nel testo di Dürrenmatt c’è poco di Santippe, per questo, per conoscerla meglio, ho preso delle informazioni su Socrate e ho letto i Dialoghi di Platone. Mi sono fatta l’idea di una donna forte che ha vissuto accanto a un uomo per noi straordinario, ma che per lei era semplicemente un marito e per giunta noioso».
Nello spettacolo, Santippe si sfoga per tutto quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate come Aristofane e Alcibiade, una masnada di buoni a nulla a cominciare da Platone, il principale bersaglio polemico dello spettacolo. Non sopporta che quest’ultimo abbia usurpato le idee del consorte, anche se fu molto fedele nel riportarle. E così lo degrada a un semplice copista e si mette in testa di chiedergli pure i diritti d’autore. Anzi alla fine pensa di poter scrivere lei un dialogo: protagoniste però sarebbero le donne. Ed è infatti soprattutto alle donne che parla: neanche la vedovanza le toglie il diritto di emanare un giudizio onesto sul comportamento dei mariti, degli uomini in generale e anche di quelle donne che ingannano l’altro sesso. Non serve, dice, indagare sulla vera natura del proprio uomo, basta accettarlo così com’è da vivo e da morto; d’altronde, “la morte di un marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe”.
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