Al Monk Jazz Club di Catania il quartetto di Enrico Morello
Il Monk Jazz Club di Catania, nei suoi sei anni di vita (è nato nel febbraio del 2017), è stato sempre palcoscenico privilegiato delle migliori energie del jazz italiano. Un’ulteriore conferma ce l’abbiamo con i concerti in calendario sabato 1 e domenica 2 aprile, alle ore 21.30, con il quartetto del batterista romano Enrico Morello il quale presenta “Cyclic Signs” il suo primo album da bandleader realizzato (e suonato dal vivo) insieme con il trombettista Francesco Lento, il sassofonista Daniele Tittarelli, e il contrabbassista Matteo Bortone. «Un quartetto di nuovi nomi del jazz di grande spessore» commenta Dino Rubino, direttore artistico del club di via Scuto 19.
“Cyclic Signs” (Auand, 2021) è il debutto discografico di Enrico Morello, che pure è un nome tutt’altro che nuovo, da numerosi anni, infatti, una scelta di riferimento per le formazioni di alto profilo del jazz nazionale. E trattandosi di un batterista non stupisce che la musica di questo suo quartetto parta dalle fondamenta ritmiche, intese però non come semplice scansione metrica ma come una serie di tracciati multiformi e inattesi. Nato a Roma nel 1988, Morello nel suo percorso formativo ha approfondito la tecnica con alcuni dei più illustri esponenti dello strumento: Greg Hutchinson, Eric Harland, Adam Nussbaum, Ferenc Nemeth, Ben Perowsky, Jeff Ballard, Billy Drummond, Billy Hart. Nel 2014 entra a far parte del quartetto di Enrico Rava, che poi nel 2019 si trasforma nella Special Edition, creata per celebrare gli ottant’anni del trombettista triestino. Ha inoltre preso parte alle formazioni di Maurizio Giammarco, Alessandro Lanzoni, Paolo Fresu, Francesco Diodati, Francesco Ponticelli, Barbara Casini e tanti altri.
Enrico Morello su “Cyclic Signs”: «Le metamorfosi della natura seguono un percorso ordinato e coerente ma rispondono a ritmi e tempi infinitamente più dilatati di quelli che regolano l’attività quotidiana dell’uomo. È proprio da questa temporalità ciclica ed inafferrabile che l’essere umano rimane incantato. La spinta propulsiva di questo lavoro scaturisce proprio dalla fascinazione verso i ritmi dell’esistenza e le molteplici facce delle loro mutazioni. Ho cercato di sovvertire la prevedibile logica del tempo metricamente organizzato tracciando percorsi inattesi, multiformi e compositi, con l’intento di restituire all’ascoltatore la sensazione di sorpresa e disorientamento che si prova quando ci si affaccia alle finestre dell’ignoto».
«L’utilizzo di un organico asciutto e costituito da strumenti prevalentemente monodici ha favorito il rapporto dialettico fra la dimensione orizzontale e quella verticale della musica – prosegue il batterista romano -. Ho concentrato le mie energie nel dare risalto alle specificità armoniche dei brani attraverso un’accurata conduzione delle diverse voci che determinano l’intreccio polifonico. Queste scelte mi hanno condotto all’esplorazione di paesaggi sonori archetipici, essenziali dal punto di vista timbrico ma complessi ed articolati nella loro manifestazione corale; in questo non dissimili da alcune produzioni di musica tradizionale dell’Africa centrale che sono state fonte inesauribile d’ispirazione durante tutto il mio percorso d’investigazione creativa».
Info e prenotazioni: e-mail centroculturalemonk@gmail.com o telefono/Whatsapp al 3401223606.
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