Mannarino a Catania alla ricerca delle sorgenti tribali
Nove straordinari musicisti, un palco iconico e ipnotico in cui campeggia una statua dalle sembianze femminili, Dea e ispiratrice di questo tour come dell’ultimo disco “V”: Mannarino torna in Sicilia con due concerti, il 3 settembre a Villa Bellini di Catania ed il 4 settembre al Teatro di Verdura di Palermo. «Non sapevo quello che avrei provato sul palco e invece è più bello di prima. Ho visto tanti spettacoli, penso ai due anni trascorsi in studio, al tempo passato a pensare a questo spettacolo, poi vengo sul palco e vedo le vostre facce e mi sento ripagato di tutto» dice Mannarino dopo la partenza del live. Biglietti disponibili online su Ticketone e nei punti vendita del circuito Sicilia Ticket. I tagliandi si potranno acquistare anche al botteghino di Villa Bellini e del Teatro di Verdura nel pomeriggio del concerto.
Urla di battaglia, suoni della natura, forze ancestrali e primordiali, corpi, festa ed energia sono solo alcuni degli elementi che compongono quello che è un vero e proprio rituale che va oltre il concerto. Si entra nel mondo di Mannarino con i brani “Africa”, “Fiume Nero”, “Agua”, “Apriti Cielo”, “Impero”, “Cantarè”, in cui si è dentro ad uno scenario quasi distopico, di lotta e resistenza. A metà spettacolo sulle note di “Lei” la figura femminile si rivela sulle note di un viaggio psichedelico elettronico che si dipana in un momento catartico e di liberazione, quasi un rito pagano. Poi, sulle note dei grandi classici dell’artista, inizia la festa officiata da una band eccezionale composta da Lavinia Mancusi, Simona Sciacca, Gioia Persichetti, voci e tamburi, il centro sonoro di tutto il set; alle chitarre e al basso Alessandro Chimienti ed Emanuele Triglia; alle tastiere e synth Seby Burgio; Puccio Panettieri e Mauro Refosco alla batteria e alle percussioni; Simone Alessandrini ai fiati e altri strumenti. Tutto il resto è un’esperienza da vivere.
Uscito a settembre del 2021, l’album “V” (Capitol Records/Universal Music Italia), prodotto dallo stesso Mannarino e registrato tra New York, Los Angeles, Città del Messico, Rio De Janeiro, l’Amazzonia e l’Italia, con il coinvolgimento – su alcuni brani – di produttori internazionali come Joey Waronker (Beck, REM, Atoms for Peace) e Camilo Lara (Mexican Institute of Sound) oltre che di Tony Canto e Iacopo Brail Sinigaglia, è un disco che parla le lingue del mondo, intriso di suoni di foresta e voci indigene registrate in Amazzonia. Mannarino va alla ricerca della sorgente tribale e atavica dell’umanità, proposta come unico e potente antidoto contemporaneo alla brutalità del disumano. Natura, patriarcato, animismo, femminilità, rapporto uomo-donna, sono solo alcuni dei temi affrontati dal cantautore nel disco più politico e visionario della sua carriera dove l’amore, l’irrazionale e un senso magico della vita diventano strumenti reali di decolonizzazione del pensiero e di resistenza umana.
Considerato uno dei migliori artisti italiani contemporanei, erede della grande tradizione di cantautori come Paolo Conte e Fabrizio De André, Mannarino, attraverso la cifra originale del suo lavoro, una rigorosa ricerca musicale e un sound che attinge a ritmi d’Oltreoceano si è dimostrato un modello non omologato per le nuove generazioni. Con i suoi 4 album ha saputo dare dignità di poesia alle sue ballate, creando canzoni indimenticabili da leggere e poesie da ascoltare. Brani come “Me so ‘mbriacato”, “Apriti Cielo” o “Marylou” sono diventati velocemente dei grandi classici. Con “Apriti cielo” del 2017 per Mannarino arriva la definitiva consacrazione: il disco di platino e un tour che in appena un anno supera le 150mila persone. Il suo live è considerato all’unanimità tra gli spettacoli migliori in circolazione.
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