Blog Un libro mi urgeva dentro da sempre, che ho intitolato “Al di là”, sulla soglia di là dalla vita, e sul viaggio verso un Oltre sconosciuto, e sulle congetture che romanzieri e cineasti hanno azzardato su quei territori ignoti. Non lo considero un libro mio: non alla mia precaria esperienza o dottrina avrei osato affidare il compito di perlustrare quei territori inviolati. Piuttosto a quegli scrittori e artisti, a quei personaggi ho chiesto di raccontarmi il loro oltremondo
Non ha le forme leziose di un idillio, il futuro che questa pandemia schiude a un’umanità sorpresa a banchettare spensierata mentre s’apre il settimo sigillo. Cronicizzazione delle epidemie, cataclismi ambientali e devastanti sussulti d’un pianeta violentato: «Dipinte in queste rive / son dell’umana gente / le magnifiche sorti e progressive». L’Apocalisse prossima ventura? Piuttosto un futuro per uomini e donne forti, consapevoli. E solidali.
Uomini e donne che invece di star dietro all’ultimo cellulare 5G, o alle ultime bizze di Matteo Renzi, siano capaci di progettare «nuovi cieli, nuova terra», alla luce di quelle domande radicali – il senso e lo scopo del nostro vivere, le verità ultime celate dal velo di Maya dell’apparenza – che un tempo affacciavano l’umanità sui territori inesplorati dell’Oltre e del Mistero e oggi un “progresso” senz’anima ha reso più irrilevanti dei pacchi da aprire ad “Affari tuoi”.
In tempo di olocausti guerreschi e di apocalittiche epidemie il gesuita seicentesco Daniello Bartoli, uno dei massimi prosatori della nostra letteratura, scriveva L’uomo al punto: “al punto” tra il contingente e l’eterno, nel momento estremo della verità. Della verità su noi stessi, sul mondo, su ciò che lo oltrepassa. Non so chi oggi sia capace d’uno sguardo così lucido e lungimirante.
Armato d’intenti ben più modesti, ho trascorso quest’anno di forzata segregazione scrivendo: una raccoltina di racconti sfottenti sulla mia vita universitaria, un libro a quattro mani per onorare il centenario sciasciano, un altro sugli scrittori del ventennio fascista – molti dei quali dimenticati per aver seguito quell’illusione – che uscirà ad agosto. E soprattutto un libro che mi urgeva dentro da sempre, e che ho intitolato “Al di là”, sulla soglia di là dalla vita, e sul viaggio verso un Oltre sconosciuto, e sulle congetture che romanzieri e cineasti hanno azzardato su quei territori ignoti.
Ho chiamato a raccolta una folla di autori, da Pirandello a Borgese, da Dostoevskij a Rilke, da Ingmar Bergman a Federico Fellini, e cento altri, e con loro i loro personaggi che hanno provato a inoltrarsi, con fiducia o sgomento, in quell’ignoto guado; ma anche quelli che hanno compiuto il tragitto inverso, il ritorno degli estinti tra i vivi come larve desiderose d’un muto colloquio o addirittura come protagonisti di miracolose resurrezioni.
Non lo considero un libro mio, nonostante io lo firmi in copertina: non alla mia precaria esperienza o dottrina avrei osato affidare il compito di perlustrare quei territori inviolati. Piuttosto a quegli scrittori e artisti, a quei personaggi ho chiesto di raccontarmi il loro oltremondo, terra desolata o paradiso perduto, penoso transito o terra promessa. E perciò l’ho più caro, quel libro, perciò oso raccomandarlo al lettore che abbia cara la domanda incessante e implacata sul Senso e sull’Oltre.
«Sieti raccomandato il mio Tesoro (…) e più non cheggio».
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