Libri e Fumetti Il perfusionista e ricercatore campano (ha brevettato in Svizzera un sale iposodiato), catanese d'adozione, è anche uno scrittore. Ne "Il venditore di uova rotte", Algra editore, che sarà presentato il 15 dicembre a Taormina, Cipresso racconta la ripresa dalla sua triste storia del protagonista, Filuccio, padre di Raimondo con problemi mentali: «Con questo libro ringrazio quelli che con i loro sorrisi mi dimostrano che anche il più brutto dei mali può essere superato»
È nella contemplazione estetica che Schopenhauer individua due elementi essenziali che ci liberano dalle angosce; questi convergeranno, solo come idea platonica, in un’unica azione che è lo scagionamento del peggio attraverso la magnificenza dell’arte. È forse dalla tesi del filosofo polacco che il poliedrico Clemente Cipresso, scrittore, giornalista, perfusionista di cardiochirurgia, scienziato (non dimentichiamo che proprio in Sicilia, a Catania, Cipresso ha brevettato e co-fondato col collega Arturo Verde, HeartSwitch, un algoritmo software quasi rivoluzionario in grado di attivare dispositivi elettrici in base ai segnali provenienti dal battito cardiaco nda) si è ispirato per il suo nuovo romanzo – Il venditore di uova rotte (Algra Editore, 2019) – che è un incoraggiamento a non cedere alle intemperie improvvise che la vita ci riserva e detto proprio dall’autore campano, di adozione etnea, possiamo starne certi che è qualcosa di quasi vicino alla certezza. Leggendo alcune sue dichiarazioni, si avrà quella che si può definire come una “botta” a non rassegnarsi, perché tutto è risolvibile.
Nonostante la giovane età, ha 36 anni, l’autore annovera un curriculum artistico e culturale impressionante, costruito con fatica e rigoroso lavoro. Per ricordarne uno dei suoi successi, nel settembre 2013, il suo romanzo inedito Sugli orli frantumati delle foglie secche è stato scelto tra oltre 5000 manoscritti ed ha superato le selezioni nazionali per partecipare al nuovo format Rai “Masterpiece”, ma non solo. È fondatore con un gruppo di amici dell’Associazione Abilytiamo, per i diritti delle persone disabili. E ancora, trasferitosi in Svizzera, dove ha lavorato in Cardiologia ad Interlaken nel Canton di Berna, ha scoperto la capacità che hanno alcune molecole di conferire agli alimenti lo stesso sapore del comune sale da cucina, intuizione frutto di un duro lavoro nei laboratori cantonali. È proprio Cipresso che ha brevettato con un team italo-svizzero il “primo sale senza sodio”, notizia che ha avuto un enorme impatto mediatico: il cosiddetto “sale che non sale” che presto potrebbe sostituire completamente il comune sale da cucina. Clemente Cipresso, che vive a Catania per lavoro, recentemente è stato insignito dell’onorificenza di Accademico di Sicilia “Per aver contribuito con le sue opere e il suo talento a mantenere vivo lo spirito del territorio, dando nuovo impulso alla cultura, alla dottrina e alle tradizioni” cit.
Ne Il venditore di uova rotte, che sarà presentato in anteprima nazionale domenica 15 dicembre alle ore 17 al Palazzo Duchi di Santo Stefano, sede della Fondazione “Mazzullo”, a Taormina, Cipresso racconta le gesta di ripresa dalla sua triste storia del protagonista, Filuccio, che da rispettato medico, ripiegherà verso una nuova professione, quella di venditore porta a porta uova di seconda scelta. Il tutto a causa della perdita della stabilità mentale emersa da una ritorsione indiretta di cui fu vittima. Ma le disgrazie non vengono mai da sole e ben presto si aggiungerà l’esordio della malattia del suo unico figlio, Raimondo, che sarà rinchiuso in un manicomio-lager, e la morte prematura della moglie. La disperazione e il dolore galopperanno sempre più sulla salute percettiva di Filuccio a causa di questi eventi nefasti che lo trascineranno in un tunnel, dal quale riuscirà a trovare l’uscita grazie ad una forma d’arte, per i tempi in cui è ambientato il romanzo, innovativa: creare bolle di sapone con la conseguente trasformazione dell’uomo grazie alla nuova professione di artista di strada. La strada gli riconsegnerà non solo una lucidità smarrita, ma anche la più grande emozione che un padre può avere: sarà infatti durante una delle sue performance in una piazza che, dopo quasi 10 anni dall’inizio, ritroverà il proprio figlio, Raimondo, duramente provato dagli orrori del ricovero, ma sopravvissuto.
Un tema forte quello che narri e del quale la pedagogia ne ha fatto un punto cruciale: il gioco come azione risolutiva.
«È proprio così – incalza Cipresso -, il tema centrale del libro è la capacità dell’essere umano di riuscire a superare ogni tipo di sofferenza anche la più crudele. In particolare i due protagonisti, Filuccio e Raimondo, superano il dolore attraverso il gioco».
Tu sei un apolide poliedrico, un camaleonte della scienza, dell’arte e della parola scritta: a cosa ti sei ispirato per narrare di Filuccio?
«Ho scritto questo argomento dopo aver ascoltato per anni numerosissime storie che mi sono state raccontate per strada, da protagonisti silenziosi, spesso dimenticati dalla gente. Con Il venditore di uova rotte ho voluto intimamente ringraziare tutte le persone che con i loro sorrisi mi hanno dimostrato che anche il più brutto dei mali può essere superato».
Dunque una dedica definibile filantropica per loro e per te: un dare e ricevere quello che hai loro dedicato.
«Non solo. Il libro l’ho scritto pensando anche a mio padre, scomparso prematuramente qualche anno fa. Un uomo che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, che ha affrontato tanti sacrifici per farci studiare, me e i fratelli».
Del tuo ondeggiare per il mondo, proprio in questa Catania che tanto ami lo hai pubblicato e gira voce che la scelta dell’editore catanese non è casuale: è vero?
«Il mio esordio letterario è avvenuto nel 2015 con la pubblicazione di “Frantumi di calma apparente” della casa editrice Effigi di Grosseto. L’idea di pubblicare con la casa editrice Algra è stata dettata dal mio desiderio di voler contestualizzare la mia presenza sul territorio etneo. Sono qui da cinque anni e mi sembra giusto raccontare questo mio periodo della vita attraverso il supporto di case editrici del territorio. Ho conosciuto personalmente il fondatore di Algra Editore, Alfio Grasso, con cui ho instaurato subito un buon rapporto editore-autore che, per esempio, con la vecchia casa editrice non era possibile in quanto fisicamente troppo distante».
Non cito qui riconoscimenti, premi, candidature, perché sono veramente tanti. Quale è stato l’encomio che più ti ha emozionato?
«Durante il mio percorso letterario, ho ricevuto numerosi premi ma quello più bello è stato di riceverlo dalle persone che si sono emozionate grazie alle mie parole o che si sono ricordati dei miei personaggi. Una sorpresa inaspettata, sempre qui a Catania è stata, è che Il venditore di uova rotte ancora inedito, dunque prima di essere pubblicato, approdò tra le opere inedite finaliste del premio “Cultura sotto il vulcano”, associato al primo Festival Internazionale del libro e della cultura di Catania “Etnabook” 2019».
Durante “Etnabook” ho conosciuto la tua opera che mi colpì per quella facilità nel renderla comprensibile, raccontando come la vita cambia più e più volte.
«Il venditore di uova rotte vuole essere anche un esperimento critico-giornalistico sulla valenza identitaria. Filuccio, la sua stabilità mentale, la vita che diventa un calvario, per dirla con una citazione:“Fragili come i gusci delle uova lesionate, Filuccio e Raimondo raccontano una storia di ostinata speranza e concreto attaccamento alla vita”».
Sono curioso oltre la letteratura, che a mio parere rientra come azione di studio e cultura. Approfondisci per i nostri lettori della tua emigrazione in Svizzera dove con il “sale iposodiato”, sei diventato famoso su scala mondiale? E come differenzi la realtà italiana da quella estera?
«L’idea del sale che non sale è nata per caso, in un bar di Berna frequentato da italiani residenti in Svizzera. Si tratta di un estratto vegetale capace di conferire agli alimenti lo stesso sapore del comune sale da cucina con una drastica riduzione del contenuto di sodio ed una conseguente riduzione del rischio di ipertensione arteriosa. In Italia purtroppo non esiste ancora un sistema efficiente di sostegno alle nuove realtà imprenditoriali. Molto spesso, ti viene chiesto un contributo personale per poter accedere a piano di incubazione di impresa. Addirittura ti chiedono di vedere il prodotto già negli scaffali del supermercato per poi interessarsi alla tua idea. In Svizzera è stato tutto più semplice e sono riuscito a brevettare in poco tempo e realizzare concretamente il prodotto».
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