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Colapesce Dimartino, fa tre la somma di due atipicità sicule del pop-rock

Recensioni Colapesce Dimartino è qualcosa in più di quanto esprimono singolarmente Lorenzo Urciullo in arte Colapesce e Antonio Di Martino in arte Dimartino. Ed è dal vivo che si coglie maggiormente questa magica simbiosi di due personaggi così diversi ma così compatibili forse per la loro atipicità. L'ultima dimostrazione sabato scorso a Noto, per la rassegna “La scalinata della musica”

Esiste una via siciliana al pop-rock? In senso tecnico musicale certamente no, perché alla fine tutti i grandi esponenti siciliani della canzone ibrida di rock’n’roll hanno liberamente saccheggiato input e ispirazioni globalizzate, come chiunque altro al mondo, trovando comunque una personale chiave vincente di narrazione, vedi l’immenso Franco Battiato con la sua visione a 360° della musica o la sempreverde Carmen Consoli la quale prossima ai 50 anni e ai 30 anni di carriera – tra folk, pop e rock – ha sempre una potenza di fuoco musicale invidiabile.

Che possiamo dire di Lorenzo Urciullo in arte Colapesce e di Antonio Di Martino in arte Dimartino, a loro volta in arte Colapesce Dimartino quando lavorano in simbiosi? Anche per loro due vale quanto detto sopra, musicalmente parlando, ma da quando il cantautore della siracusana Solarino ed il cantautore della palermitana Misilmeri hanno congiunto le loro vie artistiche hanno ottenuto un risultato immediato, che uno più uno fa… tre. Colapesce Dimartino è qualcosa in più di quanto esprimono i due singolarmente presi. E non parlo degli album pubblicati insieme, “I mortali” del 2020 e “Lux Eterna Beach” dell’anno scorso; non parlo neanche del film fatto insieme – il sorprendente “La primavera della mia vita” affidato all’amico regista Zavvo Nicolosi con relativa colonna sonora da loro assemblata -; e neanche dei due Sanremo “boom”, quello di “Musica leggerissima” del 2021 e quello di “Splash” del 2023.

No, è dal vivo che si coglie maggiormente questa magica simbiosi di due personaggi così diversi ma così compatibili. L’ultima dimostrazione sabato scorso a Noto, per la rassegna “La scalinata della musica” organizzata dal Comune di Noto con la collaborazione (per questo concerto) dell’agenzia Puntoeacapo. Loro e la band con le spalle al Municipio della cittadina barocca del Sud Est, il pubblico assiepato sulla scalinata della Cattedrale, certamente il posto meno adatto per un evento di pop che ammicca al rock, un posto che non garantisce la “libertà” di manovra del tipico fan pop-rock, e che non garantisce pari opportunità di visibilità in ogni ordine e grado di seduta. Dalla scatenata piazza rock di Ypsigrock a Castelbuono di due giorni prima alla blindata scalinata netina ne corre.

Diversi ma compatibili forse perché atipici verrebbe da dire pensando ad Antonio Di Martino ed a Lorenzo Urciullo, dove con atipicità vogliamo sottolineare più l’originalità, la singolarità, le peculiarità dei due artisti piuttosto che la difficoltà di classificarli anche se i due amano, e alla stessa maniera, sparigliare le carte. Si fanno chiamare insieme Colapesce Dimartino ma regolarmente sia nelle cover degli album, sia nelle foto ufficiali, sia in tv sia dal vivo Antonio Di Martino sta a sinistra e Lorenzo a destra. Forse un modo per dirci “non cercate di capire se c’è più Colapesce o più Dimartino nelle loro canzoni”, uno vale uno che manco i pentastellati della prima ora. Anche se quei ritmi vintage Anni 70 e 80 sono più di Antonio Di Martino, quel modo obliquo di intendere l’indie rock e la canzone d’autore è più di Colapesce… Così atipici che dal vivo non hanno fatto neanche un brano delle rispettive carriere soliste.

Atipici perché la forza comunicativa della coppia travalica quella dei singoli artisti. La loro capacità di dissacrare in maniera ironica e divertente qualsiasi tabù li ha resi unici – ricordate i loro commenti esilaranti da opinion leader sui generis su “Propaganda live”? – ed anche sul palcoscenico netino riescono a scherzare in chiave politicamente scorretta sul convitato di pietra, l’intoccabile barocco icona del marketing turistico del Giardino di pietra (bastava sentire l’inutile “opening” del sindaco di Noto tutta barocco, splendido scenario e benvenuti in città), e la martoriata storia della Cattedrale netina fra fasti, crolli, rinascite e benedizioni sgarbiane. “Bello qui, di che anno sarà la chiesa?” “Forse di 3500 anni fa” scherza Dimartino. “No, è degli anni 70” risponde Colapesce. “Hai una nota barocca?” chiedono al cantautore palermitano Nicolò Carnesi alla chitarra e al tastierista Enrico Gabrielli (Mariposa, Calibro 35), tra i supermusicisti della band. Superband che vanta anche la cantante e chitarrista Adele Altro (Any Other), Alessandro Trabace al violino e synth e Giordano Colombo alla batteria.

Atipici Colapesce e Dimartino perché nella loro maniera disincatata sono abili a mettere insieme l’intellettuale disillusione dei quarantenni di oggi con la capacità di stordire con perle di “leggerezza” che li hanno fatto diventare l’oggetto intergenerazionale del desiderio, dai ventenni che conoscono tutte le loro canzoni alle coppie ageé certamente più attratti dalle maliziose armonie del pop da classifica di “Musica leggerissima” e “Splash”. Ovvero il pubblico che ha affollato la scalinata netina. “Con questa canzone Antonio si è comprato una cucina di Mondo Convenienza”, ci scherza su Colapesce quando attaccano “Musica leggerissima”. “No, di Ikea”, ribadisce l’amico. Perché il successo anche economico, dopo anni di gavetta e di canzoni scritte per gli altri, non deve dare necessariamente alla testa.

Da sinistra Alessandro Trabace al violino e synth, Enrico Gabrielli tstiere, Antonio Di Martino voce e basso, Giordano Colombo alla batteria, Lorenzo Urciullo voce e chitarra, Nicolò Carnesi chitarra e Adele Altro voce e chitarra

Atipici sono Antonio e Lorenzo perché per loro il pop di successo non può fare a meno delle incursioni nel rock delle loro radici, nel rock progressivo o nelle atmosfere groovy degli Anni 70 e 80 amate dai due cantautori siciliani, financo nella psichedelia che nobilita in coda “Musica leggerissima”. Atipici sono anche i loro idoli, dal Battiato omaggiato con una cover applauditissima di “Bandiera bianca” al genio dimenticato di Ivan Graziani tornato in voce nel brano rimasto inedito per una trentina d’anni “I marinai”.

Risultato? Un’ora e mezza di musica godibile, anzi godibilissima. La via siciliana al pop-rock ha trovato due nuovi protagonisti. Non c’è dubbio che quando un giorno, inevitabile, decideranno di tornare alle carriere soliste, la somma tornerà a fare uno più uno due.

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