Recensioni Si è aperta domenica 18 ottobre, con il suggestivo "La carcassa" di Lina Prosa, la rassegna “Il testo nel cassetto” del Teatro Stabile etneo, un percorso di letture drammatizzate, alla scoperta delle potenzialità di vari testi di cinque autori siciliani contemporanei. Intanto in un'attigua sala del teatro, andava in video il progetto "Avanti veloce" di Silvio Laviano, cinque corti con cinque monologhi scritti dagli stessi drammaturghi e interpretati da altrettanti rinomati attori siciliani
Resilienza. E’ questa la parola d’ordine del Teatro Stabile, una delle più grandi istituzioni culturali catanesi. Che non si arrende dinanzi alle restrizioni in era Covid e addirittura, sotto la guida attenta della sua direttrice Laura Sicignano, osa. Si è aperta infatti domenica 18 ottobre, con il suggestivo La carcassa di Lina Prosa, la rassegna “Il testo nel cassetto”, un percorso di letture drammatizzate, alla scoperta delle potenzialità di vari testi di cinque autori siciliani contemporanei (Tino Caspanello, Rosario Lisma, Rosario Palazzolo, Lina Prosa e Luana Rondinelli), con l’intento di far ripartire in bellezza, ma soprattutto da novità assolute il percorso dell’immarcescibile teatro.
Così, dopo la breve ma intensa presentazione della stessa Sicignano, in una scena segnata dalla presenza di soli microfoni e leggii, le belle voci e l’attenta recitazione di Rosario Minardi, Gianmarco Arcadipane, Cosimo Coltraro, Luciano Fioretto e Luca Iacono, hanno “dato vita” (è proprio il caso di dirlo per un testo che, come tutti gli altri in questione, dopo la sua pubblicazione in Francia, dimorava senza essere mai stato rappresentato) a una storia toccante ancorata al passato dei due poliziotti protagonisti, novelli Vladimiro ed Estragone di beckettiana memoria, e del bel giovane Liborio, novello Amleto, che si dipana davanti appunto alla carcassa di un auto, che si rivelerà molto di più che un semplice rottame, ovvero un nucleo di memorie dolorose con cui i personaggi dovranno fare i conti.
Sembrerà strano, ma il teatro in era Covid piuttosto che mostrarsi ridimensionato o represso dall’impossibilità di una messa in scena nel senso tradizionale del termine, ha acquistato un sapore particolare, rendendo nuovamente protagonista la magia della parola che evoca, allude, delinea: così è stato per questa piece di apertura, davvero gradevole e siglata da ripetuti applausi.
Nel frattempo, però, un’altra arte faceva sentire la sua voce. In un’attigua sala del teatro, infatti, andavano in scena, pardon in video, cinque deliziosi cortometraggi con cinque monologhi scritti dai drammaturghi siciliani di cui sopra e interpretati da altrettanti rinomati attori siciliani. Il titolo? Avanti veloce. Lo ha voluto così l’ideatore del progetto, quel Silvio Laviano attore sempre in fermento, sempre pronto a regalarci preziose novità, coadiuvato dalla brava e sensibile videomaker Giovanna Mangiù che ha filmato le performance dello stesso Laviano, di Egle Doria, Alessandra Barbagallo, Giovanni Arezzo e Barbara Giordano.
Non a caso un assaggio di questa avventura, che vuole interrogarsi e interrogare, tristemente ma con grande propositività, sulle sorti del teatro nel mondo contemporaneo, ha piacevolmente accolto gli spettatori prima della Carcassa con Le sette forature, video intensamente interpretato da Giovanni Arezzo, che si chiude emblematicamente davanti alla porta chiusa di un teatro. Emblema di una crisi, di un’indifferenza per l’arte che la nuova stagione dello Stabile, che non a caso si intitola Energie, vuole lottare e sconfiggere, in omaggio alle parole di Paolo Grassi: “il Teatro è il luogo dove una comunità liberamente riunita si rivela a se stessa, il luogo dove una comunità ascolta una parola da accettare o da respingere”.
Accettare o respingere, ma sempre ascoltare. Buona fortuna agli attori, ai registi, agli spettatori e a tutti coloro che credono ancora che l’arte possa rappresentare il superfluo che ci è vitale.
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