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Con Salvo Failla e Joe Castellano cibo e musica sono un valore aggiunto: «Blues e vino linguaggi internazionali»

Tutto fa panza Se si incontrano musica, enogastronomia ed arte ne scaturisce un'alchimia particolare. Joe Castellano è l'ideatore dell'itinerante Blues and Wine Soul Festival in tour da 20 anni. Lo abbiamo incontrato al Quid Vicolo Luna, nel circuito del Farm Cultural Park di Favara, dove si è esibito con la band: «Amo le vigne sin da quando, bambino, andavo in estate da mio zio alla Noce a Racalmuto, accanto alla casa di Sciascia». Lo chef del Quid, Salvo Failla: «Sono un purista della cucina»

Quando musica, enogastronomia ed arte si incontrano, la fusione che ne deriva contiene un’alchimia che il musicista Joe Castellano conosce bene. Quest’anno festeggia i venti anni il Blues and Wine Soul Festival, la rassegna ideata da Castellano, un festival che già appena nato fu premiato dal Formez e dal Ministero della Cultura (che allora comprendeva anche il settore del turismo) come “Evento guida su un nuovo modo di fare turismo” capace di accoppiare cultura e territorio con i suoi migliori prodotti. Il musicista, compositore ed arrangiatore di Racalmuto (il paese di Leonardo Sciascia) pųò considerarsi il pioniere di quel turismo enogastronomico che negli anni ha visto crescere interesse sia in Italia che nel mondo. Nel suo tour Castellano ha proposto un grande spettacolo di “soul” con una blues band di straordinari interpreti dei ritmi funky e jazz, e bravi vocalist dalle voce nera e graffiante.

Joe Castellano, a sinistra, e la sua blues band

L’ultimo tour siciliano è iniziato il 28 luglio scorso all’hotel San Pietro di Taormina per poi toccare alcuni location come le Cantine Patria di Castiglione di Sicilia o l’Hotel Sea Palace di Cefalù, in giro per i ristoranti e le location prestigiose della Sicilia dove molte cantine dell’Isola hanno fatto degustare in abbinamento al cibo i loro vini. Per celebrare questi venti anni il Festival ha voluto ripercorrere le tappe più interessanti nella memoria del musicista. E’ proprio in una di queste tappe più significative che lo abbiamo incontrato lo scorso 7 agosto a Favara nel ristorante Quid Vicolo Luna dello chef Salvo Failla. Il ristorante è situato nel centro storico della cittadina dell’Agrigentino e rientra nel progetto di rigenerazione e riurbanizzazione conosciuto dal mondo culturale internazionale come Farm Cultural Park. Premiato per ben due volte alla Biennale di Venezia come locale all’avanguardia, all’interno del Quid Vicolo Luna, infatti, sono presenti installazioni futuristiche, una parete punteggiata che solo attraverso la foto permette di vedere una immagine di Le Corbusier e una installazione dell’architetto Germanā che vede una donna capovolta in verticale ed equilibrista. Insomma arte, vino, cibo e musica qui diventano un esperienza fusion in perfetto stile Castellano.

L’ingresso dei Quid Licolo Luna a Favara

Blues and Wine, come è nata l’idea di coniugare la musica col vino?
«Nasce da bambino nella contrada Noce di Racalmuto, tra i filari di vigna dove vivevo in estate con mio zio e Leonardo Sciascia. Lo scrittore aveva un terreno accanto al nostro e spesso avevo l’onore di accompagnarlo in paese a comprare le sue sigarette Gauloises, la granita e il caffè. A Racalmuto facevamo una passeggiata e lui incontrava i suoi amici, poi tornavamo in campagna. Lui a scrivere ed io a correre tra i filari di catarratto o di Nero d’Avola. La mia passione per la musica comincia quando, a cinque anni iniziai a strimpellare sul pianoforte di mia madre. Poi a otto anni i miei fratelli mi fecero ascoltare il blues e, in particolare, avevano dei dischi di Carlos Santana che per me è l’unico grande amore musicale».

La Joe Castellano Band al Quid Vicolo Luna di Favara

Lei ha una sua frase e un suo pensiero sul binomio vino/musica.
«Si, dico sempre che il blues e il vino sono due linguaggi internazionali perché nascono ambedue dalla terra e non hanno bisogno di parole, fanno parlare in silenzio i popoli di tutto il mondo».

Il Blues & Wine Soul Festival di Joe Castellano festeggia vent’anni in giro per la Sicilia

La musica senza il cibo o il vino non puō completare il progetto di questo Festival e quindi d’obbligo sentire il parere di Salvo Failla, 46 anni, di Favara, chef del Quid Vicolo Luna, cuoco dal 2002, selezionatore di carni e formaggi siciliani. Anche la moglie è chef e  nel locale si occupa di pesce.

Salvo Failla e Joe Castellano al Quid Vicolo Luna

Failla, come nasce la sua passione per la cucina?
«Da piccolo mi piaceva toccare la carne, riconoscevo, senza saperlo, la fibra, se è grossolana o fine. Cosa che oggi mi fa essere un grande conoscitore di carni, dipende soprattutto dalla tipologia dell’animale e dall’alimentazione. Ho cominciato a cucinare a 9 anni quando ho fatto la mia prima grigliata. Ho ricevuto molti complimenti da tutti, specialmente da mio padre. Da allora mi sono sempre occupato io di grigliare la carne. Quando ci riuniamo in famiglia, tra fratelli e sorelle, sono l’addetto alla scelta della carne e alla griglia. Ci vuole molta precisione, le temperature, l’altezza della griglia dalla brace, grandi accorgimenti».

In Sicilia abbiamo carni selezionate?
«In Sicilia la carne eccezionale č la scottona ragusana, ma negli standar qualitativi della carne non č commercializzata come dovrebbe».

Nel suo ristorante la troviamo?
«Certo, ho cinque selezioni di carne ed altrettante di pesce. Abbiamo il gambero rosso di Mazara, la salicornia, la polpa di riccio. C’č la tradizione che si sposa con l’innnovazione. Abbbiamo un piatto con le vongole veraci, i bigoli al torchio, salicornia e polvere di liquirizia che ha avuto un notevole riscontro positivo nella clientela».

Cercando on line informazioni su di lei mi sono imbattuta in un Salvo Failla, chef siracusano, famoso per avere realizzato il catering del matrimonio a Noto dei Ferragnez.
«E’ un mio cugino mio omonimo, del Siracusano, che lavora nel settore dei catering ed ha imbastito questo prestigioso banchetto».

Salvo Failla al Quid Vicolo Luna di Favara

Come e dove ha iniziato a fare il ristoratore?
»Il mio primo ristorante č stato il Bernini ad Agrigento, nella zona del Tribunale e dell’Universitā. Lì ho trascorso otto anni di esperienza pesante, dovevo lavorare anche a pranzo per via degli uffici. Sacrifici, ma poi ho deciso di lasciare per stare vicino alla mia famiglia, ho tre figli».

Qual’è l’ingrediente base della sua cucina?
«L’ingrediente base non c’è, io cucino tantissimi elementi, ma quello che mi piace sentire č l’unicitā di un prodotto, la sua purezza, senza miscelarlo troppo con gli altri ingredienti. Mi definisco un purista della cucina. Mi piacciono le cose semplici e buone. La Sicilia ha un archivio infinito di ingredienti tradizionali, un vero e proprio caledoscopio di sapori e gusti che danno armonia all’anima».

Salvo Failla ai fornelli

Lo scorso 8 agosto c’è stato un importante evento enogastronomico nel suo locale.
«Si, si è tenuta la quarta festa delle eccellenze italiane in Europa essendo il 2023 l’Anno del turismo di ritorno. Sono stati esposti e assaggiati taglieri con le eccellenze di salumi e formaggi provenienti da varie parti della Sicilia (dalle Madonie ai Nebrodi), ma anche olio, vino e tanto altro».

La sua esperienza di conoscitore di prodotti di qualità è nata da una esperienza lavorativa all’estero.
«Sì, un mio amico mi ha proposto di sostituire un altra persona e sono stato a Marsiglia per un anno e mezzo in una azienda che importa prodotti siciliani. Poi mi sono spostato in Olanda dove ho fatto una esperienza di ristoratore anche a Maastricht. Ho conosciuto prodotti siciliani di nicchia (pasta, passata di pomodoro, olio, salumi, formaggi) che mi hanno fatto capire le nostre ricchezze, incalcolabili se fossimo veramente capaci di apprezzarle. Uno tra tanti, il formaggio prodotto dalla capra girgentana denominato Talia, una prelibatezza».

Qual’è il suo piatto preferito?
«Per tornare al mio concetto di cucina che è legato alla semplicitā e alla purezza le dico che è la pasta alla norma, pasta, salsa di pomodoro, melanzane fritte e ricotta salata, senza dimenticare il basilico».

Il Quid Vicolo Luna nel contesto del Farm Cultural Park di Favara

Qual’è l’ingrediente base della sua cucina?
«Proprio il basilico fresco, mi dà la sicilianitā che cerco nei piatti, la cui essenza aromatica č fondamento della cucina siciliana, il suo profumo mi ricorda la casa, mi dā la serenitā dei ricordi famigliari».

Cosa direbbe a un giovane che vorrebbe intraprendere la sua professione.
«Che è un mestiere bellissimo ma durissimo. Richiede una serie di sacrifici come alzarsi la mattina presto per acquistare il pesce e la conoscenza degli ingredienti. Il riconoscimento č bellissimo. In Sicilia vivono grandi cuochi, da Pino Cuttaia a Licata a Ciccio Sultano a Ragusa. Sicuramente ogni territorio nostro permette la selezione di ottimi ingredienti base. Io sono fuori dal giro degli chef importanti, sono stato invitato a delle convention ma non sono interessato. E’ un impegno che non mi posso permettere».

Nel futuro dell’enogastronomia cosa vede?
«Forse ci sarà una svolta. Non essendoci più, in pratica, la classe media, i ristoranti saranno sempre più frequentati dalle classi sociali più abbienti ma la buona cucina non potrà tramontare mai. In questi anni si è dato spazio a troppe cucine “inquinanti”, per questo bisogna tornare alle tradizioni ed alle prelibatezze del territorio».

Farm Cultural Park di Favara



 

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