Recensioni La stagione “Incontri d'arte” della Società catanese amici della musica ha avuto un felice prosieguo con l'esibizione di due artisti catanesi in un concerto di musica da camera, come da calendario 2021-2022, sotto la direzione artistica e la presidenza di Anna Rita Fontana. Riflettori puntati sul flautista Domenico Testaì e il pianista Ninni Spina, lungo un excursus che da pagine romantiche trascorreva sino a Morricone
La stagione “Incontri d’arte” della Società catanese amici della musica ha avuto un felice prosieguo con l’esibizione di due artisti catanesi in un concerto di musica da camera svoltosi all’Istituto Sacro Cuore della città etnea, come da calendario 2021-2022, sotto la direzione artistica e la presidenza di Anna Rita Fontana, alla guida della associazione concertistica da tre anni. Riflettori puntati questa volta sul flautista Domenico Testaì e il pianista Ninni Spina, lungo un excursus che da pagine romantiche trascorreva sino a Morricone. Il connubio rivelava da subito un’intesa coinvolgente improntata a solido tecnicismo ed accurata conoscenza delle partiture affrontate.
Sin dall’apertura, infatti, con “Drei Romanzen op. 94” di Robert Schumann (trascritte per flauto dall’originale per oboe) emergeva un garbato equilibrio espressivo nel dialogo tra i due strumenti e un fraseggio ben delineato, sostenuto da cure dinamiche: linee conduttrici importanti, che hanno sortito una resa melodica accattivante, come si è potuto evincere nei brani a seguire, innanzitutto “Fantasia su Aida” di Luigi Hugues sull’omonima opera verdiana, che ha registrato una prima esecuzione assoluta in tempi moderni. Da segnalare anche il Preludio di “Cavalleria rusticana”, dal repertorio di Pietro Mascagni, nella singolare rivisitazione di Ninni Spina affiancato dal flauto di Testaì, comprensiva della serenata “O Lola ch’ai di latti la cammisa”. Linee sobrie sulla scia di Bach e Satie, e non da meno stuzzicanti alla Poulenc si ravvisavano nella Suite Antique (Prelude, Ostinato, Aria, Waltz, Chanson, Rondeau) di John Rutter. In chiusura un nostalgico medley in onore di Ennio Morricone con “Nuovo cinema Paradiso” e la soggiogante “Gabriel’s oboe”, per citarne alcune, oltre a “La vita è bella” come bis. Il pianista ha ben assecondato la linea del canto in sintonia col flautista, entrambi con bravura, ora su andamenti sommessi, ora su vividi colori espressivi, tra accenti sognanti, energici e smaliziati.
Infine un significativo richiamo alla guerra in Ucraina col brano “Ich wandre durch Theresienstadt” (Io vado errando per Theresienstadt col cuore pesante come piombo…) , brano scritto da una detenuta di nome Ilse Herlinger Weber, sul cui spartito il pianista si è documentato, dopo avere visto il manoscritto esposto nel museo del campo di concentramento di Terezin, durante un viaggio a Praga. Il brano in oggetto, probabilmente cantato nel coro che si esibiva nel campo di Terezin, rappresenta l’inno commemorativo della shoah, composto appunto dalla Weber, una poetessa e scrittrice di origine ceca e di religione ebraica, che morì ad Auschwitz insieme ad uno dei figli. Una chiusura toccante, per una serata molto gradevole, che il pubblico ha lungamente applaudito con entusiasmo.
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