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Dal ritorno dei Florio di Stefania Auci alla Sicilia horror di Orazio Labbate

Le letture consigliate da Salvatore Massimo Fazio

Blog Exploit di autori siciliani affermati nel firmamento editoriale per la settimana lunga da giovedì 20 a lunedì 31 maggio (dopo il blog sarà pubblicato il martedì). Libro "copertina" è di Stefania Auci che torna con il secondo volume della saga dei Florio per Nord Edizioni; "contro copertina" a Orazio Labbate che pubblica per Italo Svevo Edizoni "Spirdu". Presente anche Giuseppina Torregrossa con "Al contrario" per Feltrinelli

Si avvicina l’estate e da giugno i nostri consigli sulle nuove uscite editoriali andranno dal martedì al lunedì successivo. Per questo motivo, questa del blog “Massimo volume” è una settimana “lunga” che copre da giovedì 20 maggio a lunedì 31 maggio, periodo dominato dal tanto atteso secondo volume della saga dei Florio della siciliana Stefania Auci che esce lunedì 24 maggio. Ancora Sicilia con Giuseppina Torregrossa (Feltrinelli) e Orazio Labbate (Italo Svevo Edizioni), ambedue in libreria il 20 maggio. Longanesi propone il nuovo libro di Harlan Coben. La nave di Teseo, Il Saggiatore e Garzanti piazzano un tris d’assi sempre il 20. Sulla breccia dell’onda i pregiati volumi di Marietti 1820, scuotono la Storia. E ancora: Guanda con SantagataAugh!Chiarelettere, LauranaArkadia, Iperborea e Tunué che rispettivamente affrontano il rapimento di Giuseppe Taliercio ad opera delle BR; i 20 anni dal massacro del G8 a Genova; la lotta al bullismo e l’esaltazione dell’amore assoluto con Muroni; vivere senza padre e l’omofobia. La poesia di Eretica Edizioni con Cardone, e Kolibris Edizioni con Gianino aprono un mondo nuovo.

Non si perda tempo: conosciamo, pareri, autori, sinossi ed estratti delle nostre proposte.

Le uscite di giovedì 20 maggio

Stefano Porcu, Davide Secci, Competenze contro il bullismo, Arkadia

Dieci capacità da imparare e insegnare per non subire il bullismo. Per ragazzi, genitori, insegnanti e educatori. Contrastare il bullismo e la violenza con l’apprendimento di capacità e competenze. Un percorso di sviluppo, in 10 tappe, per sviluppare e misurare le nuove cognizioni. Un libro utile per genitori e insegnanti, bambini e ragazzi. Le figure genitoriali ed educative hanno la responsabilità di preparare i giovani ad affrontare le innumerevoli problematiche della vita, a schivare i rischi più pericolosi, a gestire le criticità, a trovare soluzioni ai problemi quotidiani e a sapersela cavare anche da soli. Il presente saggio, di agile lettura, adatto per ragazzi e genitori, insegnanti ed educatori, intende proporre un percorso che tende allo sviluppo di specifiche capacità – autoironia, consapevolezza, assertività, saper chiedere aiuto, stare nel dolore – che riducano il rischio di subire atti di bullismo e che agevoli la gestione dei rapporti e relazioni conflittuali. Ogni capitolo è una tappa dell’itinerario che il giovane, possibilmente affiancato da un adulto, può intraprendere al fine di sperimentare, apprendere e sviluppare capacità utili per ridurre le possibilità di subire o agire azioni di violenza, di discriminazione e di bullismo. In ogni tappa è descritta una competenza chiave, introdotta da un breve racconto, seguita da un kit di esercizi utili per mettere in atto le abilità proposte e un questionario di autovalutazione per verificarne l’apprendimento.

Stefano Porcu, psicologo, psicoterapeuta, formatore e trainer. Svolge attività di sostegno rivolte a individui, famiglie e gruppi; lavora con i giovani e gli adolescenti per la prevenzione del disagio psicosociale. Studia, progetta e realizza interventi di prevenzione del bullismo e del disagio scolastico. Si occupa inoltre di formazione, della progettazione e della realizzazione di percorsi didattici e formativi. In qualità di formatore esperto svolge attività di docenza su tematiche trasversali e relazionali, utilizzando approcci didattici innovativi e metodologie di apprendimento di gruppo. Ha pubblicato contributi scientifici nazionali e internazionali di natura psicologica. Per Arkadia Editore ha pubblicato, con altri autori, Storie di bullismo: dieci racconti e dieci giochi di gruppo per promuovere il benessere scolastico.
Davide Secci si occupa di informatica, multimedia e web. Appassionato di tematiche psicologiche e filosofiche, studioso del problema della violenza giovanile e del bullismo, è autore di diversi racconti sui giovani e per i giovani, con il fine di migliorare il loro benessere scolastico.

Alessandro Buttitta, L’isola di Caronte, Laurana

Romanzo ambientato sulla piccola e solitaria isola di Ustica e che vede protagonista il giovane Andrea Mangiapane, trentenne con due lauree che servono soltanto ad abbellire il curriculum vitae, becchino per necessità all’agenzia di pompe funebri Vita Natural Durante diretta dallo sfuggente signor Durante. Nella squadra dell’eterno riposo lo accompagnano il nobile decaduto Giacomo Castiglia, il ruvido Nino, Salvo, un ragazzotto impulsivo che cela grandi qualità nella tanatoestetica, e Beatrice, la riservata nipote del proprietario. Con una bara in spalla e molti dubbi in testa, Andrea si reca in trasferta a Ustica per occuparsi del funerale di un giornalista che da anni frequentava l’isola, il signor Giuseppe Vella, ritrovato senza vita in circostanze poco chiare.

L’apertura delle indagini da parte del procuratore rallenta i preparativi del funerale e il ragazzo, contravvenendo alle indicazioni dei colleghi, si ritrova a curiosare sul caso sulla scia di intuizioni di sciasciana memoria. I racconti della vedova e dell’editore Airoldi sull’attività del giornalista da sempre in prima linea nel denunciare le attività mafiose – «scriveva editoriali che non facevano sconti a nessuno» –, nutrono i sospetti di Andrea sullo svolgimento dei fatti: per lui, tra veglie piene di bisbigli e visite notturne al cimitero, è l’occasione per mettere ordine tra le tante parole che hanno segnato la sua esistenza.

Alessandro Buttitta è professore di materie letterarie e giornalista pubblicista. Vive e lavora in Sicilia. Negli anni ha collaborato, tra gli altri, con la RAI e “Huffington Post” occupandosi prevalentemente di serie tv e cultura pop. Con Laurana Editore ha pubblicato “Consigli di classe. 10 buone idee per la scuola” (2017). Cura un blog omonimo sull’“Espresso”.

Pierluigi Vito, I prigionieri, Augh!

Il 20 maggio del 1981 la Colonna Veneta delle Brigate Rosse rapisce, nella sua abitazione di Mestre, il direttore del Petrolchimico di Porto Marghera, Giuseppe Taliercio. Per quarantasette giorni l’uomo resta nelle mani dei terroristi, che lo sottopongono a un “processo proletario”. Il romanzo si pone sulle tracce dei brigatisti per respirare tutto il dramma di un’azione che determinerà la spaccatura della Colonna Veneta delle BR. Oltre al prigioniero, che lotta contro la solitudine e la disperazione immaginando di scrivere lettere all’amata moglie, su tutti spiccano due personaggi: Emilio, uno dei membri dell’Esecutivo brigatista, rincorso dal fantasma di un amore infranto, e Marcello, il membro più anziano della Colonna, il primo a mettersi in discussione circa l’inutilità di tutta l’operazione. La storia narrata da Pierluigi Vito trascina il lettore nell’Italia insanguinata dalla violenza del terrorismo, per far riemergere una vicenda tra le più strazianti e meno ricordate degli anni di piombo. “Un romanzo intenso, che racconta e svela una storia da conoscere” (Marco Balzano).

Pierluigi Vito è nato a Viterbo nel 1974. Giornalista professionista, lavora dal 2003 al tg e alle rubriche culturali di TV2000. Ha realizzato i documentari Miserias Experiri, Un avvenire di libertà, Classe ’99 e Un sorriso di pace. Ha pubblicato l’inchiesta Antenna Proibita (Zona, 2009) e Quelli che stanno nelle tenebre (Robin Edizioni, 2016), il suo primo romanzo, finalista al Premio “Tolfa Gialli & Noir” e selezione del Premio “John Fante Opera prima”. È autore di diversi racconti: Ventoux 2000 è stato inserito nell’antologia Si sente la voce (CartaCanta Editore, 2012), Il figlio di Viorel ha ottenuto una menzione al concorso letterario “InediTO 2010”, mentre Una bottiglia di Stock 84 ha vinto il terzo premio al concorso “Il Racconto nel Cassetto”.

Giuseppina Torregrossa, Al contrario, Feltrinelli

Dalla fine degli anni Venti alla caduta di Mussolini, Giuseppina Torregrossa dà vita con il suo stile inconfondibile, sapido, sensuale e arguto, alla saga di tutto un paese attraverso le sue ferite, i segreti, le amicizie, i conflitti e gli amori. In una Sicilia sperduta, lontana dal mare ma ugualmente florida di grano, ulivi e vigne, arriva nel 1927 il dottore Giustino Salonia, medico condotto. Ha un animo irrequieto, contraddittorio, che lo spinge ad agire d’impulso e fare esattamente l’opposto di ciò che sarebbe ragionevole o anche solo conveniente. Proprio come lasciare Palermo per accettare l’incarico a Malavacata, «un ammasso di casupole, sporcizia e miseria», dove la gente muore costantemente di polmoniti e malaria – la bonifica fascista lì non suona la sua grancassa. Mentre Gilda, la moglie, è rimasta a Palermo con la figlia neonata e si gode un insperato intervallo di libertà e indipendenza, presto lo studio medico diventa il cuore attorno a cui si muove l’intera comunità: una ragazza che rischia di morire per un aborto illegale, della quale Giustino finisce per innamorarsi; il saggio Mimì, che si oppone con fierezza alle nuove coltivazioni promosse dall’Istituto del grano; il federale, ricco proprietario terriero che si approfitta dei finanziamenti pubblici; Ignazio, il sensale velenoso; Primarosa, una ragazzina generosa… Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il tempo governato dagli uomini – costretti a partire per il fronte – cede il passo al tempo delle donne che, prive di mariti e padri prepotenti, vivono nonostante il conflitto un periodo di fioritura. Le mani si graffiano e le schiene dolgono, ma i campi danno i loro frutti e le bestie vengono munte, portate al pascolo, castrate. E soprattutto senza i maschi il controllo sociale si attenua, e al pettegolezzo si sostituisce la confidenza, si stringono nuove alleanze.

Harlan Coben, Fuga, Longanesi

«Harlan Coben non delude mai» (Lee Child). «Un maestro della suspense e dei colpi di scena» (Dan Brown).

L’hai persa. Tua figlia. Una ragazza sbandata e legata a un fidanzato che abusa di lei. Ma ti ha spiegato chiaramente che non vuole essere salvata. Tu non ti dai pace e quando, per caso, la vedi a Central Park, mentre suona una chitarra non credi ai tuoi occhi. Quella che hai davanti, però, non è la ragazza che hai cresciuto, quella che è sempre presente nei tuoi ricordi. È una donna che cammina sul filo del rasoio, malconcia, spaventata, decisamente nei guai. Non ti fermi a pensare. Corri da lei e le dici di tornare a casa. E lei fugge. Di nuovo. E tu fai quello che ogni genitore farebbe: la segui. Ed entri in un mondo di cui non sospettavi nemmeno l’esistenza. Qui nessuno è al sicuro, nell’ombra l’arma più comune è l’omicidio. Prima che tu riesca ad accorgertene tutta la tua vita è in pericolo. E per proteggere tua figlia dal male, prima dovrai affrontarlo tu stesso…

Alice Basso, Il grido della rosa, Garzanti

«Alice Basso è un’autrice capace di confezionare storie aggraziate, brillanti e leggere» (Alessia Gazzola, Tuttolibri, La Stampa). «Un’ambientazione fantastica» (Alessia Cogliati, Tuttolibri, La Stampa)

Torino, 1935. Mancano poche settimane all’uscita del nuovo numero della rivista di gialli «Saturnalia». Anita è intenta a dattilografare con grande attenzione: ormai ama il suo lavoro, e non solo perché Sebastiano Satta Ascona, che le detta la traduzione di racconti americani pieni di sparatorie e frasi a effetto, è vicino a lei. Molto vicino a lei. Alla sua scrivania Anita è ancora più concentrata del solito, ancora più immersa in quelle storie, perché questa volta le protagoniste sono donne: donne detective, belle e affascinanti, certo, ma soprattutto brave quanto i colleghi maschi. Ad Anita sembra un sogno. A lei, che mal sopporta le restrizioni del regime fascista. A lei, che ha rimandato il matrimonio per lavorare. A lei, che legge libri proibiti che parlano di indipendenza, libertà e uguaglianza. A lei, che sa che quello che accade tra le pagine non può accadere nella realtà. Nella realtà, ben poche sono le donne libere e che non hanno niente da temere: il regime si fregia di onorarle, di proteggere persino ragazze madri e prostitute, ma basta poco per accorgersi che a contare veramente sono sempre e solo i maschi, siano uomini adulti o bambini, futuri soldati dell’Impero. E così, quando Gioia, una ragazza madre, viene trovata morta presso la villa dei genitori affidatari di suo figlio, per tutti si tratta solo di un incidente: se l’è andata a cercare, stava di sicuro tentando di entrare di nascosto. Anita non conosce Gioia, ma non importa: come per le sue investigatrici, basta un indizio ad accendere la sua intuizione. Deve capire cosa è successo veramente a Gioia, anche a costo di ficcare il naso in ambienti nei quali una brava ragazza e futura sposa non metterebbe mai piede. Perché la giustizia può nascondersi nei luoghi più impensabili: persino fra le pagine di un libro.

Patrick McGrath, La lampada del diavolo, La nave di Teseo

«Un romanzo magnifico, eccitante, che ti cattura dalla prima pagina e ti tiene in ostaggio fino alla fine. Patrick McGrath tocca nuovi folgoranti vertici di emozione» (John Banville)

Londra, 1975. L’anziano poeta Francis McNulty sente avvicinarsi la fine dei suoi giorni ma il suo animo non trova pace, schiacciato da una colpa che non ha mai avuto il coraggio di confessare. Le ombre di un tradimento sotto le armi, durante la Guerra Civile spagnola, si allungano nella casa di Cleaver Square quando un’oscura presenza, con le fattezze del generale Francisco Franco, comincia a fargli visita. In alta uniforme, il contegno di un militare decaduto, l’apparizione perseguita Francis con i ricordi dei giorni drammatici di quarant’anni prima. Perseguitato dalle visioni e spronato dalle domande di un giovane reporter che sta scrivendo un pezzo su di lui, il vecchio poeta accetta l’invito della figlia ad accompagnarla in viaggio di nozze a Madrid, in cui vede finalmente l’occasione per affrontare i fantasmi del suo passato. Mentre nel palazzo reale si consuma l’agonia del Generalissimo, vittima e carnefice di un’epoca che si sta consumando, Francis torna nei luoghi della sua vergogna, in un viaggio liberatorio nel tempo, nei ricordi di famiglia, nei recessi della sua mente.

Mircea Cartarescu, Solenoide, Il Saggiatore

Dentro una strana casa a forma di barca uno scrittore fallito consuma la vita creando pianeti nella propria testa, annotando sogni e incubi su un diario folle, vagando con la mente per una Bucarest allucinata, pulsatile, ectoplasmatica. Divenuto professore di romeno in una scuola di periferia, lavoro che detesta e ripudia, in quel tetro edificio conosce figure che diventano per lui punti di riferimento: un matematico che lo inizia ai segreti più reconditi della sua materia, gli adepti di una setta mistica che organizza manifestazioni contro la morte nei cimiteri della città e infine Irina, la donna di cui si innamora. In un delirio abbacinante di immagini assurde, lo scrittore tenta disperatamente di sfuggire alla tirannia dei nostri cinque sensi e di accedere a un’altra dimensione dell’esistenza. “Solenoide” è il capolavoro di Mircea Cartarescu, l’opera monumentale che ingloba e fagocita tutte le precedenti, restituendoci la totalità del suo pensiero e l’eccezionalità della sua scrittura, la quale ricorda Kafka, Borges, Pynchon, Bolaño. C’è qui l’impronta di un visionario, un profeta che ci svela in tutta la sua evidenza la «cospirazione della normalità», la gabbia che il nostro cervello ha costruito per noi. Perché per Cartarescu la realtà è un carcere e noi, come il protagonista di questo libro, abbiamo il dovere di evadere, di cercare, anche a rischio di impazzire, un’altra verità. “Solenoide”, è questa la sua grandezza, apre uno squarcio e illumina la via di fuga.

Libro “contro copertina”: Orazio Labbate, Spirdu, Italo Svevo Edizioni

A Falconara, zona marittima di Butera, il giovane esorcista Jedediah Faluci spossessa i contadini indemoniati nell’ex macelleria del paese. Dall’altra parte del mondo, a Milton, in West Virginia, la detective Kathrine Pancamo dà la caccia a un sanguinario serial killer che semina terrore nelle chiese della contea. Due solitudini incolmabili, quelle di Jedediah e di Kathrine, due destini opposti e dolorosi che si incontreranno in una Sicilia dell’orrore per confrontarsi insieme con l’essenza del male e della paura.

Orazio Labbate

Con Spirdu, Orazio Labbate porta a compimento un horror filosofico che si ispira alla metafisica di William T. Vollmann e alla “letteratura del disgusto” di Thomas Bernhard, dove italiano e siciliano si cesellano in una lingua mistica, feroce, fitta di neologismi ed ebbra di suoni. Con serena impassibilità l’esorcista guidava e sorvegliava la tenebra ca mangiava tragicamente semplice il corpo della campagna mmucciàta. La detective, invece, accanto a iddu guardava nirvùsa fuori, nella vana speranza che l’esame del buio le desse un assortimento di spiegazioni contro ssù labirinto campagnolo. I due non si taliàvano. Un estraniamento reciproco che attribuiva loro la qualità di eroi della malinconia, nonostante non mancasse sulle facce d’iddi la diversa contrizione do dispiacìri. Umiliati dalle tenebre mantenevano una dicotomica impassibilità“.

Berardino Palumbo, Le noci della discordia. Una Ricerca sul campo tra gli Nzema del Ghana, Marietti 1820

“25Marzo 1989. Arrivati a Beyin alle 18, dopo otto ore di auto; è quasi buio,ma il Forte, per fortuna, è ancora in piedi e, a quel che sembra, in discretecondizioni. Ci ricevono due donne che parlano inglese. Mieza non c’è, è in unvillaggio dell’interno, dove ha una sua piantagione di palme da cocco”.Questosaggio racconta una ricerca etnologica sul campo tra gli Nzema, una popolazionedi circa 350 mila persone, stanziata nell’area costiera tra Ghana sud-occidentalee Costa d’Avorio sud-orientale, studiata da numerosi antropologi italiani apartire dal 1954. Berardino Palumbo vi si è recato alla fine degli anni Ottantaper capire i cambiamenti provocati nella successione ereditaria dall’imporsidelle piantagioni di cocco. La trasmissione di padre in figlio sta alterando le“tradizionali” consuetudini? Il principio della discendenza uterina e i gruppi di parentela da questi derivati sono sul punto di essere soppiantati da una più“moderna” e “razionale” logica patrilineare?Uno studio sul campo che è anche un avvincente racconto.

Berardino Palumbo, professore ordinario di Antropologia sociale all’Università di Messina, ha condotto ricerche etnografiche in Ghana e in Italia. E’ autore di saggi pubblicati su Comparative Studies in Society and History,Anthropogical Quarterly, Ethnology, Terrain e dei volumi Madre-Madrina (Franco Angeli 1991), Identità nel tempo (Argo 1997), L’Unesco e il campanile (Meltemi 2003), Politiche dell’inquietudine (Le lettere 2009) e Lo strabismo della DEA (Ed. Muse Pasqualino 2018). Con Marietti 1820 ha pubblicato Piegare i santi. Inchini rituali e pratiche mafiose (2020) e Lo sguardo inquieto. Etnografia tra scienza e narrazione (2021).

Lunedì 24 maggio esce il libro “copertina” della settimana: Stefania Auci, L’inverno dei Leoni. La saga dei Florio, Edizioni Nord

I Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili: «Stefania Auci torna a intrecciare la storia alle storie, la forza alle fragilità, la magnificenza al decadimento. Nel fluire magico di queste pagine c’è tutto: chi siamo, chi siamo stati, chi saremo» (Nadia Terranova).

Stefania Auci

Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all’amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l’ombra di quell’amore non lo lascia mai, fino all’ultimo… Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull’altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos’altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato? Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d’amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d’Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele. Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili.

Le uscite di martedì 25 maggio

Scianna per Einaudi e Cardone per Eretica regalano interessanti incroci thriller.

Giorgio Scianna, Le api non vedono il rosso, Einaudi

Una bambina viene travolta da un’auto che nessuno stava guidando. All’apparenza non c’è un mistero, non c’è una colpa: la macchina era a guida autonoma, la bimba è scattata avanti all’improvviso… Eppure le domande sono tante, troppe. Giulio, l’ingegnere che ha progettato l’automobile, da un giorno all’altro viene accusato di omicidio. Tra avvocati, giudici, lo sguardo dei figli adolescenti e i molti interrogativi per cui non esiste risposta, non può evitare di chiedersi cosa significhi essere responsabili dei propri gesti. Giorgio Scianna sa raccontare quello che succede quando la vita ci costringe a cambiare, e quando una famiglia precipita nel mezzo della tempesta. «Era successo una domenica mattina. Giulio era sereno, lontano da quello che stava capitando a mille chilometri da lí. Mentre versava le crocchette al gatto, in quel viale di Lecce era già arrivata la macchina della polizia e, inutilmente, l’ambulanza».
Una sera come tante Giulio torna dall’ufficio, e davanti al cancello della sua casa di Pavia trova ad aspettarlo una frotta di giornalisti. Dall’altra parte dell’Italia un’auto ha travolto e ucciso una bambina, sebbene nessuno la stesse conducendo. Era una macchina a guida autonoma, e l’ingegnere che si è occupato del progetto è proprio lui. Fino a un istante prima Giulio era un marito e un padre qualunque, con un lavoro sicuro, una famiglia che gli voleva bene e lo aspettava a casa per cena: adesso è al centro di un assedio. I litigi con la moglie, le discussioni con i ragazzi che nel frattempo diventano sempre piú adulti, la cronaca cittadina che mormora e soprattutto la strategia difensiva da preparare con l’avvocato. E cosí, mentre Tania cerca di salvare il loro matrimonio, mentre Chiara si chiude in se stessa e Ale si prende cura di uno dei bambini in difficoltà a cui fa da allenatore di calcio, Giulio si ritrova all’improvviso nell’occhio del ciclone. Chi è il responsabile di quella morte: il conducente o il progettista? Quando inizia il processo, i suoi colloqui con il giudice sono un duello psicologico, un botta e risposta e insieme una strettissima danza a due. Tra ritmi serrati da romanzo processuale e il racconto intimo di una famiglia di fronte alla prova piú difficile, Scianna affronta argomenti inesplorati, che hanno a che fare con l’etica del futuro, l’intelligenza artificiale e le zone d’ombra delle nostre responsabilità individuali. Le api non vedono il rosso è un romanzo che ci chiama in causa, ci interroga, ponendoci le domande giuste per capire che cos’abbiamo intorno. E insieme apre le porte a un dibattito che nei prossimi anni occuperà di peso il discorso pubblico e, forse, riconfigurerà la nostra morale. Nessuno scrittore italiano parla ai ragazzi e ai loro genitori come sa fare Giorgio Scianna.

Luigi Cardone, Ore sette: il mondo delle abitudini, Eretica Edizioni

Alla recita di Natale la piccola Rebecca è vestita da Stella cometa e i suoi occhi cercano quelli della mamma tra la folla di genitori ammassati; gli occhi, però, non la trovano. Qualche anno dopo Rebecca è un’adolescente costretta a cambiare città e rifugiarsi in campagna con la sua famiglia nel misterioso Borgo dalle cento torri, a causa della malattia di sua madre, affetta da “adultità”. Qui Rebecca dovrà imparare a fare i conti con la consapevolezza di un dono che ha fin dalla nascita, ma anche con le conseguenze che esso provoca e che la porteranno a rischiare di perdere tutto pur di far luce sulla verità di ciò che significa essere adulti.

Le uscite di mercoledì 26 maggio

Björn Larsson, Nel nome del figlio, Iperborea

Cosa significa vivere senza padre e convivere con pochi ricordi del passato, senza radici e nessuna voglia di trovarne di nuove? Björn Larsson firma un romanzo intimo e doloroso, un omaggio al padre prematuramente scomparso.

27 agosto 1961. A Skinnskatteberg, nella Svezia centrale, una piccola barca a motore carica di sei uomini e due bambini prende il largo nel lago Nedre Vätter durante una gara di pesca. Un altro bambino, figlio dell’elettricista Bernt Larsson, non ha voluto accompagnare a bordo il padre ed è tornato a casa. A notte fonda lo sveglia un grido disperato: la zia ha saputo che la barca è stata ritrovata capovolta e i passeggeri sono dispersi. Gli otto corpi vengono poi recuperati, ma la dinamica dell’incidente resterà per sempre oscura. A Skinnskatteberg tutti piangono le vittime, tutti tranne il figlio di Bernt: lui per la morte del padre riesce a provare soltanto sollievo. Com’è possibile? Dopo molti anni quel bambino è diventato uno dei più importanti scrittori svedesi, ma ai personaggi delle sue storie non ha mai dato una famiglia, dei parenti, un passato, e si accorge di aver sempre vissuto da orfano, guardando più avanti che indietro. Di certo non ha mai rimpianto il padre, del quale ha solo una manciata di ricordi. Ma cosa significa, per lui e per chiunque, vivere senza radici e senza desiderarne? Tra dubbi e vuoti di informazioni, ha inizio la ricognizione di un legame di sangue, destinata a fare di quel padre solo la proiezione di un figlio. Sfilano, in questa indagine in bilico tra biografia e autobiografia, e tra narrazione pura e divagazioni scientifico-filosofiche, i grandi scrittori del passato che Björn Larsson ha letto e studiato, da Harry Martinson a Per Olov Enquist, da Marcel Proust all’amatissima Simone de Beauvoir, contribuendo a restituire, insieme al ritratto impossibile di un padre, una riflessione sulla memoria, sull’identità e sulla libertà.

Erica Donzella, Labyrinthos, Villaggio Maori Edizioni

Labyrinthos svela le strade potenzialmente infinite della narrazione, esplora la complessità del linguaggio, dello stile e della struttura di un progetto narrativo. “Scava un piccolo solco all’interno della tua narrazione, fissa una bandiera in questo piccolo deserto di caos silenzioso. Immagina un’unica strada e percorrila. Scrivi a partire da questo punto. Non esiste scrittura senza pensiero razionale, senza una consapevolezza profonda e libera da un flusso emotivo estremamente caotico”. Erica Donzella fornisce il giusto indirizzo verso cui dirigersi, per ritrovarsi e riavvolgere, finalmente, il filo delle parole nel nostro labirinto.

Nata a Scicli (Ragusa), Erica Donzella lavora nel mondo del’edtoria come editor freelance ed è docente di Storia dell’editoria italiana presso l’Accademia delle Editorie a Catania. Pubblica per Prova d’Autore Pyro (2012) e Lucky Strike (2015). Io sono altrove. Cercando Alda Merini e Buon compleanno Barbie (2019) per Villaggio Maori Edizioni. Quando cadranno i rumori (2019) per Scatole parlanti.

Le uscite di giovedì 27 maggio

Cinque perle in un giorno: 1) la memoria dei 20 anni dal massacro del G8 a Genova; 2) la goccia di platino di Marietti 1820; 3) Guanda che sforna la magia; 4) Tunué contro l’omofobia; 5) il capolavoro sulla sostanza dell’amore in casa Arkadia di Alessandro Muroni.

Alessandro Muroni, Danzami fino alla fine dell’amore, Arkadia

Un testo particolare, accattivante, che nasce dalla volontà dell’autore di rappresentare al lettore un momento fondamentale della vita di ognuno di noi.
Rappresentata in un bar ormai chiuso da tempo, la vita di un padre ritorna fra momenti intrisi di musica d’autore, poesia e letteratura Romantica. Pagina dopo pagina emergono i sentimenti di una quotidianità assente, quella di un non-rapporto fra quel padre e suo figlio, finché spetterà a una pletora di personaggi evocarne la solitudine e portarla in scena, in un teatro. In quel bar, un cameriere delira fingendo di essere vivo, serve cocktail surreali ai musicisti che a intermittenza si rianimano. La coscienza del padre, diventata umana, lo tormenta fino a uccidere la parte più superficiale di sé, finché l’amore non farà rinascere nel figlio il suo spirito, accarezzandone l’anima.

Alessandro Muroni, musicista, compositore, è direttore artistico del gruppo Charme de Caroline, di cui produce due album (From this world, 2005; L’odore, 2013), un libro cd (La compagnia del tuo pensiero, 2010) e i relativi spettacoli teatrali e musicali. Ha collaborato con Antonio Prost, voce storica del teatro radio Rai (La compagnia del tuo pensiero, 2007), con Rocco Familiari, drammaturgo, scrittore, ideatore del Festival internazionale di teatro di Taormina (La compagnia del tuo pensiero, 2010; La ballata del silenzio, 2011); collabora con gli attori Senio Giovanni Barbaro Dattena (L’odore, spettacolo ispirato al romanzo omonimo di Familiari, 2013), e Felice Montervino (Amianto, spettacolo ispirato al romanzo di Alberto Prunetti, 2014); con le attrici Maria Loi (Il fascino del lontano, 2014), Marta Proietti Orzella (Canzoni d’amore d’autore, 2008), Monica Zuncheddu (Puppenspiel, 2013), e Rita Atzeri de Il crogiuolo, per cui ha composto le musiche per il melologo Maria di Eltili, scritto da Bepi Vigna (2013). È ideatore del progetto Pensilina (2017) e Aut Aut (2020) per l’associazione Diversamente Odv che sostiene le famiglie di persone con autismo, per l’attuazione e la modifica della legge sul dopo di noi (L.112/2016). Con Arkadia Editore ha pubblicato All’ombra della pensilina (2017), con la postfazione del poeta Umberto Piersanti; per Tronos digital, l’album omonimo con la partecipazione di Claudia Crabuzza, Nicola di Banari e Rossella Faa; con l’attore Fausto Siddi, lo spettacolo teatrale e musicale tratto dalla storia del romanzo. Porterà in scena a breve Nick Drake, Tom Waits e Piero Ciampi (con l’attore Mario Faticoni). Leonard Cohen e la ricerca della bellezza è invece uno spettacolo che viaggia già da tempo, insieme a Raoul Moretti, unconventional harpist.

Mendele Moicher Sfurim, Fishke lo zoppo, Marietti 1820

Fishke lo zoppo è sposato con una donna cieca, ma innamorato di una ragazza gobba. In un mondo di ladri e di accattoni vagabondi è difficile stabilire il confine preciso tra il sentimento e l’interesse economico perché ogni limite fisico può tradursi in un’imprevista opportunità di guadagno, se si è capaci di suscitare la giusta commozione attraverso un’arte raffinata e teatrale. Eroe involontario di un povero e vivace mondo ebraico orientale che il nazismo annienterà nei campi di sterminio, Fishke lo zoppo è il protagonista del capolavoro di Mendele Moicher Sfurim, primo grande autore classico della letteratura jiddisch, la lingua umile della vita domestica, degli affari e dei mercati, ben distinta dall’ebraico antico e solenne della liturgia sinagogale. Nella sua opera trovano un’armoniosa sintesi l’entusiasmo riformistico degli illuministi e l’incrollabile saldezza dell’ebreo orientale dinanzi alle aggressioni della storia, la pietas tenerissima e la sbrigliata invenzione linguistica, con la sua irresistibile comicità.

Mendele Moicher Sfurim, pseudonimo di Sholem Yankev Abramowitsch, nacque a Kopyl, nella Russia bianca, nel 1833. Dopo aver abitato in varie città della Volinia, dell’Ucraina e della Podolia, si stabilì a Berdichev, dove inizò a scrivere in jiddisch. Fra il 1869 e il 1881 visse a Zhitomir e si concentrò in una produzione poi raccolta in sedici volumi. Dal 1881 fino alla morte visse a Odessa, ad eccezione di un breve periodo fra il 1905 e il 1907, trascorso a Ginevra. Morì nel 1917.

Marco Santagata, L’ultima magia, Guanda

È un Dante davvero poco conosciuto, ma molto vero e umano, quello che incontriamo in questo romanzo scritto da uno tra i più grandi dantisti contemporanei, recentemente scomparso. La storia procede per flash back, a partire dal 1321, quando il poeta vive ormai tranquillo con la famiglia a Ravenna e su richiesta di Guido Novello da Polenta deve recarsi a Venezia per un’ambasceria al Gran Consiglio. Il viaggio sarà l’occasione per un’immersione in ricordi dolorosi che risalgono al tempo del suo esilio. Con l’attenzione dello studioso e il passo del grande narratore Santagata trascina il lettore nelle trame oscure dell’Italia del Duecento, in cui Dante deve districarsi tra complotti segreti e lotte politiche. Tutto ruota intorno a una misteriosa statuetta e al sinistro alone di negromante che avvolge colui che ha cantato la sua discesa all’Inferno. E così scopriamo che Beatrice non è stata forse l’unico grande amore del poeta. Nel suo passato c’è stata anche un’altra donna, una passione inconfessabile che lo ha travolto e adesso lo carica di altri rimpianti…

Gianluca Prestigiacomo, G8. Genova 2001. Storia di un disastro annunciato, Chiarelettere

A vent’anni dal G8 di Genova, Gianluca Prestigiacomo, ex operatore della Digos, in pensione dallo scorso anno ma che era in servizio durante le manifestazioni, rievoca e soprattutto denuncia quanto accadde in quei giorni di fuoco tra il 19 e il 22 luglio 2001. Prestigiacomo è sempre stato un agente sui generis: 35 anni nella Digos, ma da sempre molto vicino agli ambienti della sinistra antagonista, amato dai centri sociali (in particolare quelli veneti-veneziani, le sue zone di origine), caro amico di Luca Casarini e con un passato in prima fila nella FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana). Naturale dunque che a Genova fosse tra gli agenti in borghese ai quali venne affidato l’incarico di scortare il corteo delle tute bianche che vedeva in testa proprio i centri sociali veneti guidati da Casarini. Il 20 luglio 2001, però, qualcosa andò storto. Attraverso il racconto di quanto successe tra via Tolemaide e Corso Torino, quando, incalzato da uomini di un fantomatico servizio d’ordine, fu costretto ad allontanarsi dal corteo, l’autore individua chiaramente l’inizio del disastro: la carica che partì non avrebbe dovuto esserci. Accadde tutto in un attimo, un attimo che decretò il punto di non ritorno, destabilizzando l’ordine pubblico. Senza quella carica è possibile che non ci sarebbe stata neanche la morte di Carlo Giuliani, oltre agli altri drammatici fatti che seguirono, assalto alla scuola Diaz in testa. Alla meticolosa registrazione dei fatti si accompagnano la riflessione critica e la denuncia: chi ordinò l’assalto al corteo? Chi aveva interesse a spostare l’attenzione sulle violenze? Come emerge dalla testimonianza dell’autore, dietro un problema di ordine pubblico si celava un disegno politico. Dopo anni di processi e di domande ancora aperte,Prestigiacomo chiede di celebrare il ventennale dei fatti del G8 con la creazione di una commissione parlamentare per far luce una volta per tutte non solo sulle responsabilità, ma anche sui mandanti.

Mike Curato, Flamer, Tunué

«Questa è una storia da leggere e rileggere, per alcuni sarà il libro che definirà la loro adolescenza», così scrive la Kirkus Reviewdi Flamerdi Mike Curato, che arriva in Italia per Tunué dopo il successo americano (miglior libro dell’anno per la New York Public Librarye Booklist). Una storia difficile raccontata con umorismo, compassione e amore. La ricerca della propria identità, la scoperta del corpo,del rapporto con l’altro sesso, l’omosessualità, la famiglia, la fede e la crescita si intrecciano in uno storytelling visivo intenso e emozionante. Un libro essenziale per gli adolescenti di oggi sul «peso dell’odio ma che ispira il coraggio di vivere»
È l’estate tra le medie e le superiori, e Aiden Navarro è al campo scuola. Tutti stanno attraversando dei cambiamenti ma per Aiden la posta in gioco è più alta. Mentre conosce nuovi amici, affronta bulli e passa del tempo con Elias (un ragazzo a cui non riesce a smettere di pensare), si ritrova in un percorso di coming out e accettazione.

Le uscite di venerdì 28 maggio

Francesco Gianino, Orientale Sicula, Kolibris Edizioni

Singole poesie, come parte di una unica sonata da camera scandita in cinque tempi. Sono tante infatti le sezioni di cui è composta la silloge, il cui nome è legato ad uno spazio, che non è solo uno spazio metrico, bensì una relazione istaurata tra il poeta e l’altro, la realtà. Quindi le sezioni Stanze, Città, fuori, aula e infine un commiato. La lingua mescola l’italiano all’inglese, il latino e forme dialettali: un viaggio tra gli spazi, ma viaggio della memoria attraverso i luoghi che il poeta ha vissuto, partendo dalle Case: il punto da cui lanciare lo sguardo sulla realtà. La sezione Aula è dedicata alla scuola e qui la classe di cui si parla è classe virtuale. Come afferma lo stesso autore “In Orientale sicula lo sguardo ironico, talvolta malinconico altre aggressivo, osserva il mondo della scuola.” La sezione Aula si apre con la metafora degli studenti che si fanno arrampicatori sulle pareti del vento. Soprattutto qui la responsabilità del dettato poetico è critica. “ la didattica a distanza (presenze assenze) non può essere una modalità da continuare e praticare, sostituendo la classe reale. L’aula virtuale: il trionfo delle apparenze e delle false convinzioni. L’insegnamento è relazione: dentro la relazione: solo dentro l’emozione dell’apprendimento è possibile guidare chi giovanissimo sta per iniziare la traversata della vita”.



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