Storie Il valore della memoria come rilettura del passato sta alla base della nuova sala del Museo Storico dello Sbarco in Sicilia 1943 di Catania dedicata alle vittime civili della guerra. La sala è stata donata dall'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra. L’allestimento è curato dallo storico, documentarista, giornalista e regista Ezio Costanzo: «Il sessanta per cento delle vittime della Seconda Guerra Mondiale sono state civili»
Il valore della memoria come rilettura del passato, recupero di importanti passaggi storici e luce su avvenimenti apparentemente minori ma dal significato esistenzial-morale profondo. E’ questo il senso storico-culturale della nuova sala del Museo Storico dello Sbarco in Sicilia 1943 di Catania dedicata alle vittime civili della guerra. La sala, situata al secondo piano del museo, è stata allestita e donata alla struttura museale dall’Anvcg, Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra. L’allestimento è curato dallo storico, documentarista, giornalista e regista Ezio Costanzo, e pone in evidenza il dramma della popolazione civile vissuto durante la guerra e in particolare le conseguenze dei bombardamenti sui cittadini innocenti ed inermi. Il viaggio in questa dimensione storica è caratterizzato da una pluralità di pannelli fotografici e da una molteplicità di dettagliate informazioni sul numero dei morti, sulle mutilazioni e “su ciò che per la gente ha rappresentato distruzione e morte”. Un museo multimediale, infatti nella nuova sala vi è anche un monitor che proietta in modo continuo un filmato con interviste di vittime civili della guerra in Sicilia e immagini inedite di quel periodo. Il filmato è tratto dal film-documentario Moral bombing. L’arma del dolore, scritto e diretto da Costanzo, che ha ricevuto di recente il riconoscimento CIR Consiglio Italiano dei Rifugiati al Militello Independent Film Fest2019.
«L’allestimento di una sala del museo dedicata alle vittime civili – afferma il presidente nazionale dell’Anvcg, Giuseppe Castronovo – rappresenta una donazione di vita. Affinché i nostri morti, le nostre mutilazioni e le nostre invalidità siano motivo di grande dignità, orgoglio ed onore, esempio di vita e messaggio di pace e solidarietà».
Costanzo spiega che l’iniziativa ha un valore storico-culturale ma anche sociale ed etico. E parte dai dati, fatti oggettivi ed inconfutabili: «Per il suo elevato numero di civili coinvolti la Seconda Guerra Mondiale è stata definita guerra totale. E’ stato stimato che i morti furono 55 milioni. Di questi, oltre il sessanta per cento erano civili. La nazione che registrò più vittime fu l’Unione Sovietica, con 20 milioni di morti tra militari e civili. In Italia persero la vita 330 mila soldati e 130 mila civili. In Giappone le vittime immediate a causa delle bombe atomiche furono 200 mila. Per i decenni successivi la gente continuò a morire a causa delle radiazioni. L’arma più micidiale fu il bombardamento a tappeto diretto contro le popolazioni civili. Intere città furono rase al suolo e la strategia fu quella di abbattere il morale della gente per fare rivoltare la popolazione contro i propri stessi governi».
Costanzo da storico e documentarista vuol fare comprendere cosa davvero abbia voluto dire sul piano della vita quotidiana delle persone la tragedia del Secondo conflitto mondiale. Ed in particolare nella sua ricerca – realizzata nei più importanti archivi internazionali – ha messo in evidenza la ricaduta sulla popolazione civile, sulle vittime innocenti. «La popolazione civile pagò con la vita o con gravi mutilazioni le conseguenze del Secondo conflitto mondiale. Dal 1939 al 1945 il mondo intero subì atrocità inverosimili non solo a causa dei bombardamenti a tappeto sulle città ma anche per le persecuzioni e le stragi, per il genocidio e i campi di sterminio, per il coinvolgimento dei civili durante le guerre di liberazione. L’intera Europa fu distrutta dai bombardamenti. La Germania fu devastata dalle bombe anglo-americane, così come l’Inghilterra dagli ordigni tedeschi. Sulle città italiane i bombardamenti britannici iniziarono l’11 giugno 1940, appena 24 ore dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia e alla Gran Bretagna. Le ultime bombe caddero all’inizio del mese di maggio del 1945 sulle truppe tedesche in ritirata verso il Brennero. Nei cinque anni che passarono tra queste due date, tante città italiane furono bombardate. I centri industriali del Nord come Genova, Milano e Torino subirono più di 50 attacchi ciascuno; le città portuali del Sud, come Messina e Napoli, più di un centinaio. Milano registrò più di 2000 vittime civili; Napoli, nell’anno peggiore, il 1943, perse quasi 6.100 abitanti sotto le bombe. L’Italia centrale non fu attaccata fino alla primavera del 1943 – e per questa ragione ospitò gli sfollati da altre regioni -, per diventare la parte più bombardata del paese nei 15 mesi seguenti mentre il fronte, lentamente, si spostava dal Sud al Nord Italia».
Quali furono le conseguenze drammatiche per il Sud ed in particolare per la Sicilia?
«Dall’ingresso dell’Italia in guerra all’autunno del 1942, la Royal Air Force britannica (RAF) bombardò il Sud dalla base di Malta. Palermo subì il primo bombardamento il 23 giugno 1940: le bombe mancarono l’obiettivo, il porto, e caddero sulla città uccidendo 25 civili. Messina fu distrutta e solo il 30% della città rimase intatto. A Palermo, Catania e Trapani il 70% degli edifici fu danneggiato o distrutto e tanti civili morirono sotto le bombe. Altre città duramente colpite furono Reggio Calabria, Foggia, Cagliari e tanti altri centri minori. All’inizio del conflitto i porti e le città del Sud e della Sicilia furono bombardati per impedire i rifornimenti delle forze italo-tedesche nel Nord Africa. Successivamente, anche il resto della Sicilia fu obiettivo strategico delle forze aeree anglo-americane che effettuò moltissimi bombardamenti a tappeto per attaccare ed indebolire il morale delle popolazioni civili. Il 1943, anno dello sbarco alleato sull’isola – con inizio il 10 luglio – fu l’anno che registrò il maggior numero di incursioni aeree sulle città. Non esiste una stima ufficiale delle vittime civili dei bombardamenti in Sicilia. Esse sono state migliaia, considerate anche le persone decedute negli anni successivi a causa delle conseguenze delle bombe».
Non vi sono state solo vittime civili per i bombardamenti…
«In guerra, molti civili sono rimasti vittime della ferocia di soldati trasformatesi in belve. Molte le stragi compiute dai militari tedeschi nella penisola dopo la resa italiana annunciata l’8 settembre 1943. In Sicilia, ancora prima della resa, il 12 agosto 1943, si registra l’eccidio di Castiglione di Sicilia dove i tedeschi uccisero a sangue freddo 16 civili. Sempre in Sicilia, vittime civili furono i contadini di Piano Stella, vicino ad Acate, uccisi senza una ragione dai soldati americani. Vittime civili della Seconda guerra mondiale sono anche coloro che hanno perso la vita o sono rimaste gravemente mutilate a causa degli ordigni bellici rimasti inesplosi. A pagare le conseguenze maggiori sono stati i bambini che giocando si sono imbattuti in oggetti metallici sconosciuti portatori di morte e mutilazioni. In Sicilia, nel dopoguerra, sono stati centinaia i bambini che hanno subito l’impatto devastante delle guerre sulla propria persona e sui propri cari a causa dell’esplosione di ordigni rimasti sepolti per anni».
L’impegno intellettuale di Costanzo è molto importante perché connette ricostruzione storica, recupero della memoria, dimensione morale e sociale. Il suo lavoro multimediale permette anche un racconto più ampio ed esaustivo della storia contemporanea, il tutto espletato con una opera di divulgazione che avvicina alla storia molti non addetti ai lavori. Un impegno civico che ridà anima e visibilità a passaggi cruciali della storia ma soprattutto a tante storie dimenticate, vicende di persone in carne ed ossa che altrimenti rischierebbero di cadere nell’oblio…
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