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Giorgio Lupo: «Dopo dieci anni di gavetta durissima il sogno del mio primo romanzo si avvera»

Libri e Fumetti Lo scrittore termitano racconta, senza farsi sconti sulle sconfitte parziali che ha dovuto vivere, il lungo iter letterario, che lo ha visto vincere con i suoi racconti il premio WMI Italia e ben piazzarsi in altri premi nazionali, e che adesso lo porterà a pubblicare il primo romanzo, protagonista il commissario Placido Tellurico, con Augh Edizioni: «La vittoria al WMI Italia mi convinse di non essere un mitomane fissato con la scrittura»

«Dopo aver letto un testo che mi azzardai a darle, mia madre per un mese mi guardò malissimo. Mio padre, invece, più sobriamente non disse nulla. Dal loro atteggiamento mi fu ben chiaro che la strada da percorrere sarebbe stata ancora molto lunga prima di poter rassomigliare a qualcosa che si avvicinasse a un vero scrittore, e cominciai a darci sotto con lo studio, prendendo però un impegno con me stesso: un giorno avrei pubblicato un romanzo con un editore serio». A distanza di dieci anni il 46enne Giorgio Lupo ha onorato quell’impegno, e dopo avere portato a casa, a Termini Imerese, premi letterari di un certo peso, ha firmato il suo primo contratto con la Augh Edizioni,  specializzata nella pubblicazione di narrativa italiana, e  figlia minore della Alter Ego, casa editrice nata a Viterbo dalla passione di  due giovani editori, Danilo Bultrini e Luca Verduchi, e di cui è editor un altro giovane autore che si sta affermando sempre più nel panorama letterario italiano: Diego Di Dio.

Lo scrittore termitano Giorgio Lupo

Pandemia permettendo, insomma, e con la benedizione di una casa editrice che sa il fatto suo, dovrebbe uscire nei prossimi mesi il romanzo con protagonista Placido Tellurico, ossimorico nomen omen del commissario che abbiamo già conosciuto in un precedente racconto premiato al concorso letterario Giallo Piccante, organizzato lo scorso settembre in collaborazione col Giallo Mondadori, e tenutosi nella calabra Diamante, in provincia di Cosenza.

Giorgio Lupo premiato al concorso letterario Giallo Piccante  per  il racconto “I buoni vicini” .

Separato e con non pochi irrisolti problemi personali, Tellurico in questa sua prima avventura si interfaccia con un corollario di personaggi su cui spicca la carnalità della Caitani, il più sexy anatomo-patologo dell’emisfero siculo, che spesso distrarrà il nostro dal suo obiettivo primario: scovare i delinquenti e sbatterli al fresco.

La firma del contratto per la pubblicazione del romanzo “I buoni vicini”.

«Mi ha lasciato letteralmente senza parole la chiamata di Elia Banelli, direttore editoriale dell’Augh Edizioni, arrivata il 18 marzo – racconta Lupo -.  Una telefonata che non scorderò mai, come penso succeda a ogni esordiente. Banelli, scrittore a sua volta, mi ha presentato la loro casa editrice che mira a pubblicare trenta titoli l’anno, selezionati tra i circa duecento dattiloscritti che ricevono ogni mese. Pochi giorni dopo ho firmato il contratto. Un sogno che si avvera dopo una gavetta che sembrava non dovesse mai finire».

Il percorso letterario di Giorgio Lupo si snoda nell’arco dell’ultimo decennio, ma inizia molto prima, quando l’autore, ancora adolescente, scopre la divorante passione per i libri. «Amo alla follia la lettura e da quando andavo in prima media ad oggi, che io ricordi, ho sempre letto. Tuttavia, col passare degli anni, cominciai ad avvertire una sorta di inquietudine, come se dovessi realizzare qualcosa di mio, ma senza ben capire cosa fosse. A un certo punto m’ero convinto che si trattasse di ansia mal gestita, invece era soltanto la necessità di raccontare, di scrivere. Lo intuìi quando cominciai a buttare giù le mie cose, ma ne ho avuto conferma soltanto in questi ultimi due anni, coi primi riscontri letterari che mi hanno fatto capire che non ero un grafomane».

L’autore in veste sportiva

Ma chi è davvero Giorgio Lupo? Laureato in Giurisprudenza e manager di una nota compagnia di assicurazioni, sposato e padre di figli, sportivo a tutto tondo, vive a Termini Imerese, cittadina dove l’autore ama ambientare le sue storie. Dopo quel decennio di duro praticantato e, principalmente, dopo avere dato alle fiamme il suo primo romanzo che aveva fatto inorridire la mamma, insegnante di italiano, l’autore conquista il suo posto al sole a gennaio dello scorso anno, quando vince la 43° edizione del prestigioso Premio Writers Magazine Italia, bandito dall’omonima rivista letteraria diretta da un big del panorama letterario come Franco Forte, editor, docente di scrittura, autore Mondadori, nonché editore con una casa editrice tutta sua, la Delos Digital.

La copertina di WMI con la foto dell’autore, vincitore della 43° edizione dell’omonimo premio letterario

Del racconto premiato, A mala corda, così ne scrive Vincenzo Vizzini, vice direttore di WMI: “Giorgio Lupo è riuscito a rappresentare attraverso un dramma familiare, le atmosfere e i costumi di una realtà siciliana travolta dalla guerra di conquista dei Mille, non voluta, ma anzi subita da tutto il meridione d’Italia e mascherata da liberazione”. Il racconto viene anche premiato al concorso nazionale “Racconti tricolore” con questa motiviazione: “Il carnefice diventa vittima, le sordide sozzure fanno da contraltare alla purezza, la ieratica sacralità della religione cede il passo alla disarmante leggerezza dell’infanzia. Le antimonie della realtà si trasferiscono nel profilo della Storia, lungo le curve irregolari e frastagliate che dividono la fierezza dei borbonici e l’impeto dei garibaldini”.

Eppure gli inizi letterari non furono certo incoraggianti per il papà del commissario Placido Tellurico, tutt’altro. «Il mio primo romanzo era orribile già dal titolo, Cespugli di margherite gialle, ma come tutti i principianti ero convinto di avere scritto un capolavoro. Per veicolarlo negli ambienti giusti, mi rivolsi a un editor professionista, Franco Forte, direttore della rivista letteraria WMI, a cui mi ero abbonato. Ultimato l’editing, lui mi chiese di salire a Milano per un confronto diretto sul responso. Mi aspettavo elogi e gratificazioni, invece venni letteralmente massacrato. L’editor prese il mio testo, zeppo delle sue annotazioni, e cominciò a leggere a voce alta, ma io, man mano che andava avanti, cominciai a ridere nervosamente, non sapendo bene cos’altro fare, perché mi resi perfettamente conto che quel testo faceva proprio pena, ma all’epoca non avevo la più pallida idea dei miei limiti. Non avevo seguito nessun corso di scrittura né avevo frequentato salotti letterari, per cui ero un autentico dilettante allo sbaraglio. Ricordo ancora come se fosse ieri quel massacro, un bagno di sangue. “Perché mai un lettore dovrebbe leggere una cosa così noiosa?” E giù contestazioni, annotava Franco Forte. Obiettivamente, il testo era brutto forte. Alla fine, forse mosso da pietà, mi disse: “Senti, puoi fare due cose: o ci lavori di nuovo e lo riscrivi di sana pianta, perdendoci il tempo necessario e poi aspetti con santa pazienza un eventuale feedback di editori, oppure potresti cominciare a scrivere dei racconti da inviare a concorsi letterari seri, per avere un feedback più veloce da persone che lavorano in questo campo. Nel frattempo, però, studia”Dopo quell’illuminazione di consapevolezza, che mi fece capire quanto infimo fosse il mio livello, cominciai a studiare, scaricando manuali, frequentando scuole di scrittura, e cimentandomi con racconti che inviavo a vari concorsi, tra cui appunto il Premio WMI, senza mai avere riscontri. Anni e anni di palestra letteraria».

Come spesso avviene in questi casi, in attesa di potersi esprimere con proprie pubblicazioni e farsi leggere da un pubblico più vasto, gli aspiranti scrittori si rivolgono ai parenti più prossimi per avere un primo conforto, ma nel caso di Giorgio Lupo è andata ben diversamente. «Solitamente i principianti hanno parenti adulatori o familiari osannanti. Invece a me nessuno di loro mi filava manco di striscio. Giuro. Mia madre, professoressa di italiano, dopo avere letto quel mio primo romanzo s’è vergognata come se avessi spacciato droga. Avevo questa sensazione. Mia moglie non ha mai letto niente di mio, e forse è stata una fortuna. Mio padre è stato sempre più ponderato e preferiva non esprimersi. Purtroppo non ha fatto in tempo a vedermi cogliere i primi frutti letterari. A un anno esatto dalla sua scomparsa è arrivata la notizia del Premio Tricolore e prima ancora la notizia della vittoria alla 43° edizione del Premio Writers Magazine Italia con A mala corda».

L’autore premiato per il racconto “A mala corda”

Il racconto A mala corda è un piccolo gioiello letterario che restituisce uno spaccato di vita risorgimentale in Sicilia, ma prima di arrivare a quel risultato che gli avrebbe finalmente tributato gli agognati riconoscimenti, Giorgio Lupo dovette sudare le proverbiali sette camicie, a riprova, come dice chi la sa lunga, che scrivere non è soltanto un fatto di ispirazione, ma più che altro di traspirazione. «Mi iscrissi a un corso di scrittura creativa, a Ragusa. Facemmo diversi incontri e, al di là del corso in sé, molto utile, la cosa più bella rimane la dinamica che s’è creata tra di noi allievi, in particolare con Alessandro Miceli e con Simona Godano, autrice molto brava che ha già pubblicato con Delos un racconto bellissimo. E con Eleonora Battaglia, anche lei autrice che ha ottenuto dei riconoscimenti in alcuni concorsi letterari. Tra noi autori ci aiutiamo, ci sosteniamo e tifiamo l’uno per l’altro, perché prima ancora di aspirare a diventare scrittori, siamo lettori appassionati, e se uno scritto è bello, va sostenuto. Almeno per quanto mi riguarda. Io sono proprio innamorato della scrittura».

Copertina dell’antologia che contiene un racconto di Giorgio Lupo

Nasce quindi il suo primissimo racconto, una paginetta di duemila battute, Diving acquamarina, che fa parte dell’antologia 365 Racconti d’estate pubblicata da Delos Digital. In quelle duemila battute era racchiuso però tutto il suo viaggio da scrittore. Giorgio Lupo comincia a impadronirsi dei primi strumenti del mestiere. Segue un contest di science fiction e il suo nuovo racconto viene selezionato e inserito nell’antologia Il Magazzino dei mondi.

La pubblicazione contenente un racconto culinario di Lupo

Quindi scrive un altro “gustoso” racconto, Miss Violetta, pubblicato dalle Edizioni Mediaging, dove gli ingredienti che servono per fare la caponata diventano i personaggi.  «Mi divertii molto a scriverlo.  La protagonista ovviamente non poteva che essere la melanzana palermitana. Mi inventai una complicata storia d’amore tra lei e il sedano».

E arriviamo finalmente alla gestazione e alla nascita del racconto A mala corda. Un parto non certo indolore, col rischio di aborto in corso d’opera. «Ogni volta che pubblicava un suo nuovo romanzo, Franco Forte metteva a disposizione la sua competenza e regalava a noi aspiranti scrittori l’editing a un racconto di 10.000 battute. Gli mandai quindi la prima versione di A mala corda. Visti i precedenti mi aspettavo un altro massacro, invece per la prima volta mi fece un rilievo incoraggiante, ovvero che il racconto era scritto bene, ma la storia in sé non valeva molto perché nulla aveva di originale. Ancora una volta, insomma, le mie aspirazioni venivano frustrate e mi ritrovavo messo di fronte all’evidenza che più temevo: non ero pronto. Delusione cocente, ovviamente, ma non mi arresi. Feci un ennesimo bagno di umiltà e riscrissi daccapo A mala corda, sperimentando a mie spese che i risultati a cui si crede davvero, si conquistano con tenacia, sacrificio e passione. In questo campo nessuno regala niente».

Nel riscrivere il racconto, Lupo inserisce un tocco di colore folcloristico, richiamando la secolare processione del Corpus Domini. Ma non solo: studiando meglio il codice penale del Regno delle Due Sicilie, si rende conto di avere commesso un errore storico già a partire dal titolo, perché nel suo racconto il protagonista, Carlo Salemi, veniva condannato all’impiccagione piuttosto che alla decapitazione. Invece, in caso di parricidio, col colpevole colto in flagranza, tale reato veniva punito col taglio della testa. «Corressi anche tale errore storico ma lasciai il titolo originale perché mi piaceva. Mandai A mala corda al concorso Writers Magazine Italia e al Premio Tricolore, senza nessuna aspettativa. E, invece, sorpresa doppia: al Premio Tricolore venne inserito tra i racconti selezionati quali vincitori da pubblicare in antologia, mentre al Premio WMI risultò vincitore assoluto. Il racconto fu pubblicato e la mia foto finì in copertina sulla ben nota rivista letteraria. A quel punto ebbi la consapevolezza di non essere più un mitomane fissato con la scrittura. Quell’autorevole riconoscimento, insomma, ebbe l’effetto di una portentosa iniezione di fiducia e autostima. E mi dissi: forse posso davvero continuare a scrivere».

Giorgio Lupo presenta lo scrittore Vincenzo Vizzini

Nel frattempo, il vicedirettore di WMI, Vincenzo Vizzini, che è anche docente di scrittura creativa Lettera 32, propone ai suoi allievi di partecipare al Gran Giallo di Cattolica, storico concorso letterario organizzato nella ridente città romagnola in collaborazione col Giallo Mondadori. Il più longevo concorso letterario italiano per racconti gialli, che rappresenta una vetrina di grande prestigio. «Non pensavo che il giallo fosse nelle mie corde, ma avevo un romanzo non ben definito, ambientato a Termini Imerese, con protagonista un commissario, Tellurico, e ne tirai fuori un racconto di 40.000 battute, “I buoni vicini”, e partecipai al Gran Giallo di Cattolica, ma senza fortuna. Al contempo, però, lo inviai anche a Giallo Piccante in Calabria, concorso anch’esso organizzato in collaborazione col Giallo Mondadori, e lì mi ritrovai nella cinquina dei finalisti, per poi conquistare il terzo posto».

Per la cronaca: vinse Marzia Musneci, autrice romana, già vincitrice nel 2011 del prestigioso Premio Tedeschi/Giallo Mondadori. Quel terzo posto fece comunque capire all’autore termitano che il romanzo giallo non era affatto lontano dal suo mondo di scrittore, e ultimò il romanzo.

L’autore a Diamante con Marzia Musneci, vincitrice di Giallo Piccante; con lo scrittore-giurato, Guido Anselmi, e con Enzo Monaco, presidente dell’Accademia Italiana del peperoncino

Questo succedeva la scorsa estate, quindi nei mesi seguenti riprende in mano il romanzo, a cui lascia il titolo “I buoni vicini”, lo fa leggere ad alcuni scrittori di sua conoscenza e lo migliora, sfrondandolo del sovrappiù. «Poi, grazie anche alla generosità della collega Eleonora Battaglia, lavorai di fino all’editing, definii meglio il personaggio di Placido Tellurico, che appariva fin troppo sopra le righe, e spedii il dattiloscritto a una decina di case editrici. L’altro giorno la telefonata di Elia Banelli e la firma del contratto. Un sogno che si avvera dopo dieci anni di gavetta durissima».

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