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Giusi Arimatea: «Scrivere di teatro è un atto d’amore»

Libri e Fumetti Il 15 aprile in Basilicata ha ritirato il primo Premio del Concorso di drammaturgia “Pre -Testi di teatro” e il 21 debutta in prima nazionale lo spettacolo "Una vita a cottimo", proprio nella sua città, Messina. La passione per la scrittura l'ha imposta come autrice, drammaturga, sceneggiatrice senza dimenticare il debutto dello scorso dicembre con il monologo romanzato "Di donne, di ieri" nato dal testo teatrale "Allora ti ho lasciata andare” premiato nel 2022 in Piemonte

Cultura come ideazione, come connessione con l’arte. E il resto? È il mancante, di ciò che esiste ma che non scopriamo subito. È questa la definizione da affibbiare a Giusi Arimatea, scrittrice a 360° che con il suo romanzo d’esordio, più un monologo, al femminile, “Di donne, di ieri” (Pungitopo, pp. 111, € 13,00), ha bruciato in brevissimo tempo la prima tiratura.

Il romanzo d'esordio di Giusi Arimatea

Il romanzo d’esordio di Giusi Arimatea

La poliedrica docente e giornalista messinese vanta nel suo curriculum, quella potenza di mettersi al servizio di ogni “esplorazione e lavoro, la vocazione per il teatro, per la critica di questi, per quella cinematografica (ha fondato il blog “Le conseguenze del teatro”, che richiama in parte il titolo del film più noto di Paolo Sorrentino), di mostre, drammaturgia e regia, senza dimenticare la letteraria” (cit.). È in quest’ultima disciplina che si scinde pur appartenendo al “tutto”, che ha scritto saggi, sceneggiature, dialoghi per cortometraggi e per film fino all’anno pandemico 2021, dove trionfa vincendo il Premio Nazionale di Drammaturgia “Aldo Nicolaj”.

Giusi Arimatea

Giusi Arimatea

Sabato scorso Arimatea è andata in Basilicata, a Nova Siri, in provincia di Matera, per l’esattezza dove ha vinto la II Edizione del Concorso di drammaturgia “Pre -Testi di teatro” a cura del Gruppo Giano Teatro.

Giusy Arimatea a Nova Siri

Così scrisse qualche settimana fa dopo aver appreso d’essere giunta, nuovamente, al primo posto con “Tristi gli agrumi”, dedicato alla tragedia di Giarre dei due fidanzati Toni e Giorgio, trovati morti nel 1980, per quella canagliata che è l’omofobia: «Giorni fa gioivo per il piazzamento tra i finalisti. Oggi mi ritrovo lì, al primo posto. Lo apprendo da una mail, che avrò letto una trentina di volte per accertarmi fosse arrivata per davvero. Andrò in Basilicata per ritirare il premio, dovessi andarci anche a piedi. La felicità per questa vittoria si mescola a quella di aver ridato voce a Giorgio e Toni, di averli sentiti ancora sussurrarsi, tra i profumi degli agrumi di Giarre, qualche sogno e la manciata di affetto che costò loro la vita. Il teatro possiede il privilegio di essere “casa” e io non avrei saputo pensare per questi due giovani una dimora migliore da abitare, per sempre. Grazie al Gruppo Giano Teatro. Grazie a Giorgio e a Toni, che mai dimenticheremo. Questa vittoria è soprattutto loro».

"Le mie donne sicule" di Ilia Currò, un dettaglio è diventata la cover del romanzo dell'Arimatea

“Le mie donne sicule” di Ilia Currò è diventata la cover del romanzo dell’ Arimatea “Di donne, di ieri”

Abbiamo incontrato l’eclettica autrice chiedendole come ha iniziato a scrivere di teatro.
«Scrivere di teatro è essenzialmente un atto d’amore. E io di teatro ho sempre scritto, ho sempre più in generale vissuto. Fino al 2018 mi limitavo a guardare gli spettacoli: un’operazione cui si sono con grande trasporto sottoposti il mio spirito, i miei sensi, la mia carne. Su tutto il teatro che ho avuto il privilegio di incontrare ho sempre posato uno sguardo vigile, spero educato, molte volte addirittura incantato. Nel sito che ho personalmente creato, www.leconseguenzedelteatro.com, dimorano infatti molte delle parole che ho sparso negli anni e sono frutto sì di studio, di costante approfondimento, ma più di tutto di quel grande amore al quale occorre risalire per comprendere come io sia arrivata fin qui.»

Un altro scatto ritraente un primo piano dei Giusi Arimatea

Un altro scatto ritraente un primo piano di Giusi Arimatea

Dalla critica teatrale alla scrittura teatrale: come è avvenuto il passaggio?
«Nel 2018, in coincidenza di un momento particolarmente difficile della mia vita, accadde che Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, direttori artistici del Clan degli Attori, mi diedero fiducia, sollecitandomi a scrivere uno spettacolo che avrebbero prodotto e messo in scena l’anno successivo. Io allora avevo un imperioso bisogno di “fare”, di trovare nuovi stimoli, evidentemente anche di tirare fuori un po’ del dolore che tenevo dentro. La scrittura ha per me un potere terapeutico straordinario, è forse l’unico mezzo che conosco per tenere testa all’esistenza. In quella occasione partii dall’assist servitomi da Giovanni, un assist che mi entusiasmò parecchio. Io e lui, da bambini, avevamo condiviso i medesimi scenari di vita nel quartiere in cui allora vivevamo. E lì abbiamo attinto, tra i ricordi frammentari della nostra infanzia, per inventarci quei tre personaggi che sono poi diventati i protagonisti dello spettacolo “Il rasoio di Occam”».

Il manifesto di "il rasoio di Occam"

Il manifesto di “il rasoio di Occam”

«Occupavano chissà quale anfratto della mente e inaspettatamente hanno preso vita – prosegue la docente, giornalista, scrittrice e drammaturga messinese -. Sono persone che hanno affollato il nostro passato e costituiscono ricordi personali e comuni. Ci siamo interessati alle loro anime e abbiamo lasciato si costruissero sulla carta, parola dopo parola, passo dopo passo. Quindi ne abbiamo indagato l’animo e a ciò ci siamo dedicati, con gli attori Mauro Failla, Tino Calabrò e Alessio Bonaffini, durante una lunga e imprescindibile fase di studio della drammaturgia. La regia di Giovanni ha poi scelto la strada di un interessante taglio cinematografico. Scene, luci, costumi e musiche sono state concepite sulla scorta dell’idea di teatro che lui aveva in mente e che io ho sposato in toto. Tuttora non sappiamo se possa dirsi una sfida portare un po’ di cinema a teatro, ma “Il rasoio di Occam” sicuramente è nato dentro ai margini di questa sfida e non avremmo potuto né voluto concepirlo in altra maniera».

"Una vita a cottimo" ha scelto le classifiche dei premi nazionali fino a diventare lo spettacolo che andrà in scena il 21 aprile

“Una vita a cottimo” ha scelto le classifiche dei premi nazionali fino a diventare lo spettacolo che andrà in scena il 21 aprile

Da spettatrice a parte fondante: com’è il teatro vissuto “da dentro”?
«Sono arrivata al giorno della prima con un’ansia indicibile. Avevo avuto il privilegio di respirare l’aria del teatro stando dall’altra parte, rinunciando per una volta alla comodità della poltrona, ma mi ero lasciata assalire da un grande senso di insicurezza. Abbandonata la comfort zone, facevo molta fatica a stare contemporaneamente fuori e dentro. Non riuscivo a fare con il “mio” spettacolo quello che avevo fatto per anni e anni: valutarne i punti di forza o le criticità. Fino al debutto, forse anche dopo, non avrei saputo dire insomma se avessimo fatto o meno un buon lavoro. Di contro, a quella molesta incertezza si accompagnava una sensazione di grande entusiasmo. Provavo allora per la prima volta emozioni che fino a quel momento non avevo mai provato: dalla regia al lavoro degli attori, scoprivo tutti i meccanismi che preludono all’allestimento di uno spettacolo. Io fino a quel momento avevo avuto innanzi solo prodotti finiti. Vedere crescere uno spettacolo mi ha davvero rapita. Prendevo peraltro atto della fatica, dei sacrifici, delle ansie che comporta. Avevo sempre rispettato il lavoro altrui, tanto nel rimarcarne i punti di forza quanto, e senza alcuna pretesa di emettere giudizi insindacabili, nel sussurrarne qualche lieve debolezza, ma vivere direttamente la fatica, apprenderne i meccanismi credo mi abbiano di fatto indicato nuove prospettive.»

"I D.I.D." in tournee nella stagione 2021-2022

“I D.I.D.” in tournee nella stagione 2021-2022

"Una vita a cottimo" primo a Fossano

“Una vita a cottimo” primo a Fossano

Dopo “Il rasoio di Occam”?
«Per due anni, il laboratorio di drammaturgia tenuto da Tino Caspanello. Poi tanto teatro, come sempre, dalla platea. Poi ancora gli spettacoli “Winter is coming”, prodotto dal Teatro Dei Tre Mestieri, e “I D.I.D.”, scritto a quattro mani con Domenico Loddo e prodotto anche questo dal Teatro Dei Tre Mestieri e con il Teatro Primo. Nel frattempo continuavo a scrivere. Così che, un po’ per gioco un po’ forse per tastare il valore di quel che scrivevo fuori dalle mura di casa, ho partecipato a qualche concorso di drammaturgia e, con grande stupore, nell’autunno del 2021 appresi di essere tra i finalisti del Premio Nazionale di Drammaturgia “Aldo Nicolaj” – Folle d’Autore. Erano i tempi della pandemia, i voli da Catania scarseggiavano e arrivai a Fossano, in provincia di Cuneo, facendo scalo a Bari (al ritorno addirittura a Cagliari), ma vi arrivai con una gioia immensa per quel podio, una gioia pari solo alla certezza di ritirare il terzo premio, già di per sé una grande conquista. Tuttora non riesco a spiegare l’incredulità e l’emozione che mi pervasero apprendendo d’essere arrivata prima. In albergo, dopo la premiazione, trascorsi la notte leggendo e rileggendo l’attestato: parole bellissime per quel testo “Una vita a cottimo” che io avevo scritto e che adesso si appresta a diventare uno spettacolo teatrale. Quello di Fossano fu il primo di una lunga serie di premi e riconoscimenti in tutta Italia, molti dei quali proprio all’indirizzo del medesimo testo (tra gli altri, il secondo posto al concorso Teatro in cerca d’Autore di Avezzano, la selezione al Nuovo Teatro San Paolo di Roma e quella al Premio Ercole Patti).»

Con Pinuccio Bellone, direttore artistico della compagnia "Corte dei Folli" di Fossano

Con Pinuccio Bellone, direttore artistico della compagnia “Corte dei Folli” di Fossano

A Fossano, poi, lo scorso anno è successo che…
«Che sempre inseguendo il terzo posto e con la gioia di ritrovare quei magnifici teatranti, nonché persone straordinarie, della Corte dei Folli sono arrivata nuovamente fin lì. Il primo premio per Allora ti ho lasciata andare, che poi è persino diventato il romanzo Di donne, di ieri, pubblicato da Pungitopo, mi ha sorpresa per la seconda volta: la stessa emozione, mista però a un pizzico di imbarazzo per quel bis al quale stento tuttora a credere».

Lectio e risposte dell'autrice peloritana

Lectio e risposte dell’autrice peloritana

Adesso in Basilicata questo nuovo successo che le riconosce un impegno di ricerca, figlio di passione, lavoro e fatica.
«Da una vita mi sforzo di camuffare l’insicurezza, ma quella in molte occasioni fa capolino. Mi stupisco ancora d’essere io la prima classificata al concorso Pre-testi di Teatro organizzato dal Gruppo Giano Teatro a Nova Siri, in Basilicata, con il testo “Tristi gli agrumi” che trae spunto dal duplice omicidio dei giovani Giorgio e Toni commesso a Giarre nel 1980».

Giorgio e Toni, gli ziti di Giarre. L'Italia conobbe l'omofobia

Giorgio e Toni, gli “ziti” di Giarre. Dalla vicenda, l’ispirazione per “Tristi gli agrumi” della Arimatea

Venerdì prossimo, 21 aprile, una importante prima nazionale da lei firmata come autrice, con l’emozione di viverla nella sua città: “Una vita a cottimo”. Ci rivela qualcosa in anteprima?
«Sì, all’interno della stagione di prosa organizzata dal Clan degli Attori, negli spazi magici del Museo Regionale di Messina. Ed è l’ennesimo sogno che si realizza, è l’ennesima fiducia che mi accordano Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, due grandi professionisti e due grandi amici. Lavorare con loro è un privilegio, una gioia, e dà ulteriore senso alla mia esistenza. Non smetterò mai di ringraziarli per avermi dato un’opportunità che fino al 2018 non sarei riuscita a concepire neppure con la più fervida immaginazione. Quanto a “Una vita a cottimo”, che Giovanni Maria Currò sta trattando registicamente con grande delicatezza e con il suo usuale ingegno, è il dramma intimo di Vincenzo, un uomo schiacciato dal senso di responsabilità, dal carattere severo e prevaricatore della madre. Un quieto dondolare tra l’arrendevolezza e le fantasticherie. La cognizione, appena sussurrata, dell’insensatezza della rinuncia alla vita. E Mauro Failla sta attualmente lavorando per vestire i panni di Vincenzo con quella abilità attoriale e quella sensibilità, dentro e fuori le scene, che gli appartengono. Il terrore – perché di terrore si trattava – che ha anticipato la prima de Il rasoio di Occam è stato mitigato dal tempo, dai riconoscimenti, da un minimo di sicurezza conquistata a ogni traguardo. Ma l’emozione, persino durante le prove, è la stessa. E quando si spegneranno le luci della sala sarà immensa. È il miracolo che compie il teatro nell’istante esatto in cui azzera tutto il resto e ti regala l’ennesimo sogno».

Ancora un primo piano di Giusi Arimatea

Giusi Arimatea

Locandina ufficiale della prima nazionale all'interno del programma

Locandina ufficiale della prima nazionale all’interno del programma

Il calendario della stagione al Mu.Me. del "Clan degli attori", in basso a destra la chiusura con "Una vita a cottimo" scritto da Giusy Arimatea

Il calendario della stagione al Mu.Me. del “Clan degli attori”, in basso a destra la chiusura con “Una vita a cottimo” scritto da Giusy Arimatea



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