Blog I giornalisti ormai sono diventati tutti opinionisti. È scomparso il cronista, sono scomparse o quasi le inchieste (poche le riserve indiane tipo Report), anche nei Tg latitano le notizie in misura inversa alla moltiplicazione degli “esperti”. Da quasi due anni i Tg sono monopolizzati da virologi che contraddicono e si contraddicono. E con la complicità della spalla-commentatore, anche il cronista sportivo discetta su tutto tranne che sull'azione di gioco
Avete fatto caso che i giornalisti ormai sono diventati tutti opinionisti? È scomparso il cronista, chi raccontava e ricostruiva i fatti, chi stava sul campo a informare, a documentare, perché no a indagare; sono scomparse o quasi le inchieste (poche le riserve indiane tipo Report dove ancora se ne facciano), anche nei Tg latitano le notizie in misura inversa alla moltiplicazione degli “esperti”, chiamati a dar man forte ai conduttori televisivi, per parte loro provetti tuttologi.
Vogliamo parlare del Covid? Il maledetto virus ha infettato, oltre ai corpi, l’informazione: da quasi due anni i Tg sono monopolizzati da virologi che contraddicono e si contraddicono in un farnetico incessante e deleterio, e siamo sommersi di cifre e statistiche sulle varianti attecchite a Casalpusterlengo; negli spazi residui veniamo informati delle sparate di Salvini, degli umori di Brunetta e delle sentenze di Conte, ma si tace delle immani tragedie che imperversano nel mondo, nulla sappiamo del Mali o della Birmania, del Chapas o della Bielorussia.
E invece questo vorremmo sapere: notizie, non opinioni! Inchieste, non editoriali! Inviati, non Scalfari! Li mandate ancora i giovani giornalisti a farsi le ossa tra ospedali e commissariati, a contemplare un morto ammazzato o a costeggiare i barconi dei migranti?
Non si adontino di questo sfogo, i miei tanti e tutti bravi amici giornalisti. Capiscano piuttosto la mia stizza, quando vedo giovanotti neolaureati aspirare a pontificare sui destini universali piuttosto che a imparare il vero mestiere, arduo, perfino rischioso ma quanto bello e prezioso, di giornalista!
E poi, lo confesso, ho un altro motivo per crucciarmi. Coltivo il vizio assurdo delle partite di calcio in Tv, sono capace di seguire con passione perfino un’Empoli-Salernitana. E i cronisti televisivi me le stanno rovinando. Già, sono opinionisti anche loro: nipotini di Scalfari anziché di Carosio, Martellini, Ameri, Ciotti, Pizzul… Con la complicità della spalla-commentatore (grottesca invenzione), il cronista sportivo discetta sulla biografia del centravanti, sulle modalità del tiro a collo pieno, sulle vicende societarie e sulla statistica dei fuori-gioco al minuto 35 nella storia della Sampdoria… mentre il gioco infuria senza che noi si sappia chi ha in quel momento la palla. E questo solo vorremmo sapere da loro!
Ormai vedo le partite senza audio. E peraltro, ahimé, su DAZN: ma quella è un’altra storia. Come concludere questa, scusandomi ancora per qualche iperbole e qualche paradosso?
Forse così: il sonno della ragione genera opinioni.
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