Musica Pubblicato il video di "Imp" nuovo brano del compositore, violinista e sound designer palermitano Mario Bajardi, già disponibile in digitale e in rotazione radiofonica. Il brano vanta il featuring della cantante Sofia Giusto. Il titolo del brano deriva dal termine inglese antico "impe" o "impa", che significa "germoglio" e si riferisce all'idea di "nascita", un concetto che il regista Pietro Graffeo ha ben espresso nel video
Oggi esce il video di “Imp” nuovo brano del compositore, violinista e sound designer palermitano Mario Bajardi, attualmente disponibile in digitale e in rotazione radiofonica. Il brano vanta il featuring della cantante Sofia Giusto. Il titolo del brano, “Imp” (edizioni Paolo Bigazzi – Iter Research), deriva dal termine inglese antico “impe” o “impa”, che significa letteralmente “germoglio” o “innesto”, e si riferisce all’idea di “nascita”, un concetto che il regista Pietro Graffeo ha magistralmente espresso nel video del brano che racconta la storia di un viandante musicista il quale, grazie all’aiuto di due Imp, viene trasportato in un mondo magico dove tutto germoglia e nuove vibrazioni danno vita a nuova musica. Al video hanno collaborato Dana Capone, Federico Mosca, Lucrezia Orlando (attori); per la direzione della fotografia, riprese e color Stefano Scaglione; montaggio Alessandro Valenti; scenografie Chiara Cumignano; costumi Carmen Lo Presti e Aurora Barruzza; trucco e parrucco Ettore Merendino; assistente operatore ed elettricista Andrea Vacanti; foto backstage e di scena Mario Cuccia; coreografie Paola Cassarà e gruppo Festina lente con la partecipazione di Ambra Maniscalco.
«In questo progetto ho messo in scena un immaginario vagamente gotico e fantasy – racconta il regista Pietro Graffeo -. Sia io sia Mario apprezziamo l’estetica di Björk, dunque è stata subito una delle prime reference, soprattutto per quanto concerne gli abiti delle Imp. Inoltre, mi sono legato al verso “I’m falling from the moon” della canzone: riascoltando, mi sono messo in testa che per me era finalmente giunto il momento di ricreare un ambiente alieno, una sorta di luna che è poi la casa stessa di queste Imp. Sicuramente l’idea è stata quella di realizzare un videoclip narrativo e con un impianto cinematografico. Tra le tecniche usate all’interno del video, ce n’è una che mi diverte condividere che già anni fa “appresi” da Daniele Ciprì, ossia l’uso della vaselina spalmata con un pennello su un filtro neutro, posto ovviamente dinanzi l’obiettivo, affinché l’immagine risulti più morbida, la luce delle candele si riflettesse in modo più interessante e, in generale, per richiamare un’estetica passata, appartenente ad un cinema primonovecentesco, e così farla dialogare con l’oggi».
Stefano Scaglione, che si è occupato delle riprese, spiega: «Il videoclip è stato ispirato principalmente da tre film e da due registi: “La maschera del demonio” di Mario Bava, “The Lighthouse” di Robert Eggers e “Terrore nello spazio” sempre di Bava, nonché alla filmografia di Refn. Il contrasto tra la prima parte in bianco e nero e la seconda parte a colori, caratterizzata da luci al neon e forti contrasti cromatici, è stata volutamente enfatizzata per creare un’atmosfera anni ’50/’60 nel primo caso e completamente diversa e più moderna nella seconda parte».
«Il video è stato ispirato ai quadri del ‘600 e all’alchimia, con riferimenti all’esoterismo, alla natura, all’astronomia e all’uroboro – raccontano la scenografa Chiara Cumi e l’attrice Dana Capone -. Le ampolle hanno simboli musicali e onde sonore per sottolineare l’impatto della musica e del talento sul protagonista. La scena esterna è stata creata con una sorta di porta-cornice avvolta dai rampicanti per creare un passaggio continuo tra lo spazio esterno e quello interno. Il modello del pianeta è ispirato a due satelliti di Giove, Europa ed Io, utilizzando i colori complementari terracotta e petrolio. Quando ci troviamo sul pianeta, dove il protagonista incontrerà le IMP, i fiori in scena, ispirati alla Stapelia Variegata – da cui l’alchimista prende le ampolle col liquido fluorescente, contenente il “talento” – e le rocce su cui poggiano, sono stati realizzati e dipinti interamente a mano, come si usava fare agli albori del cinema per sottolineare l’effetto di “finzione teatrale».
Mario Bajardi ha sempre avuto una visione innovativa della musica e questo nuovo progetto ne è un esempio. L’artista ha infatti recentemente lanciato “Vedere la musica”, un progetto musicale audio-visivo che permette di unire arte visiva e musica in modo unico ed emozionante. Ogni opera grafica viene accompagnata da una composizione musicale che può essere ascoltata attraverso una cuffia audio professionale. Le opere digitali sono in formato NFT e sono visibili sul canale YouTube di Bajardi https://youtu.be/dCQug-niyMM.
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