Buio in sala "Cena con delitto" di Rian Johnson, il cui il titolo originale era solo "Knives Out" (fuori i coltelli), titolo di un brano dei Radiohead non inserito nel film, è un "murder with uspicion", un aperto omaggio ai classici di Agatha Christie, dove un Hercule Poirot d’oltreoceano accompagna il pubblico al gusto dell’indagine poliziesca deduttiva
Harlan Thrombey (Christopher Plummer), è un anziano scrittore di successo e ricco proprietario di una casa editrice in auge. Subito dopo aver festeggiato il suo ottantacinquesimo compleanno nella sua bella dimora immersa nel verde viene trovato morto in circostanze ambigue.
Tutti i membri della famiglia, veri e propri parassiti che gli coabitano, sembrano avere validissimi motivi per desiderane la morte. Gli indizi sui loro moventi cadono a pioggia ma sbandano le indagini affidate agli investigatori della polizia di Los Angeles che deve essere cauta con personaggi appartenenti all’alta borghesia. Tra tutti i componenti della servitù e della famiglia che si mostrano subito arroganti e potenzialmente assassini, l’unica voce fuori dal coro dei risentimenti contro il vecchio, è quella di Marta (Ana de Armas), giovane infermiera sudamericana che, oltre a somministrare ad Harlan la terapia quotidiana, si intrattiene sempre con lui discorrendo e confrontandosi nei giochi da tavolo.
Gentile e scrupolosa è l’unica persona sinceramente affezionata allo scrittore ed è talmente sensibile che non sa mai mentire senza poi vomitare.
A condurre le indagini, con il beneplacito della polizia locale, arriva il brillante detective privato, Benoit Blanc (Daniel Craig) incaricato da non si sa bene chi. Egli si accorge subito di avere a che fare con una famiglia avida e calcolatrice i cui rancori animano i reciproci e malsani rapporti.
La lettura del testamento darà la stura a tutta una serie di reazioni prevedibili che faranno rivedere in maniera gustosa e fruibile i continui flashback dell’intera vicenda. Su tutti gli arredi ricchi e pesanti della maison spicca la spalliera di una poltrona fatta di coltelli e pugnali disposti a raggera, proprio come l’arma utilizzata per la morte di Harlan e non solo…. Il film diretto e sceneggiato da Rian Johnson, è un “murder with suspicion” in cui si riconoscono tutti gli ingredienti che piacciono al pubblico: un ghiotto patrimonio, la dimora elegante, i parenti squattrinati ed avidi, e l’elegantissimo investigatore il cui aplomb cerebrale tranquillizza tutti gli spettatori nella certezza della soluzione del caso.
Il film il cui il titolo originale era solo Knives Out (fuori i coltelli) titolo del brano dei Radiohead contenuto nell’album Amnesiac, ma non inserito nel film, è un aperto omaggio ai classici di Agatha Christie, dove un Hercule Poirot d’oltreoceano accompagna il pubblico al gusto dell’indagine poliziesca deduttiva. In una sceneggiatura che non lascia mai indietro una punta di ironia, l’analisi spietata di una famiglia, unita solo da biechi interessi, che, davanti alla possibilità di rimanere senza il becco di un quattrino, si destruttura progressivamente mostrandosi senza più veli nella sua essenza, quasi depravata. Jamie Lee Curtis interpreta la figlia del romanziere, ed è il vero e proprio pivot delle dinamiche familiari. Don Johnson (Morris Bristow), Toni Collette (la nuora di Harlan), Michael Shannon (Walt Thrombey, figlio di Harlan), Lakeith Stansfield (il tenente Elliott), Chris Evans (Ronson il nipote di Harlan) sono gli altri bravi interpreti. Al cast nutritissimo il compito di delineare, in una rappresentazione quasi teatrale, l’immagine deformata e paradossale della vita alto borghese americana. Negli improbabili eredi infatti, emerge grottesca la disfunzione di certe modalità di relazioni affettive così come è primario è il tentativo di manipolazione nei confronti dei più deboli.
Il film nonostante giochi sulle basi classiche del “genere giallo” pone l’accento sulla violenza che se è componente mai sopita del genere umano e del suo patrimonio etnico, diventa oggi moderna nel sintomo chiaro delle discriminazioni sociali e razziali. Il regista con lo sguardo volto al passato, propone in un copione che mescola sagace vecchio e nuovo, il ripescaggio di un genere così amato negli anni 60-70. Lo fa con una fotografia dai toni pop accesissimi ma anche con il riuscito mix di immagini (la signora Fletcher, il tenente Colombo…) e di brani che da More Than This (il singolo del gruppo britannico dei Roxy Music) alla splendida aria della Traviata “Fors’è lui” (Maria Callas) alla “Sweet Virginia” dei Rolling Stones) formano la colonna sonora di un film che avvince fino alla fine e che dà allo spettatore la sensazione di avere speso bene il proprio tempo nell’abbandonarsi e lasciarsi coinvolgere nel meccanismo dipanatore di un crimine eccentrico.
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