Recensioni Con il recital del soprano Gonca Dogan e del tenore Filippo Micale, il 20 ottobre è iniziata "Dialoghi musicali", la stagione 2019-2020 della Società catanese amici della musica presieduta da Anna Rita Fontana
Felice avvio, al Katane Palace Hotel, per la stagione concertistica 2019-2020 della Società Catanese Amici della Musica “Dialoghi musicali” con l’esibizione del soprano turco Gonca Dogan (di recente cittadina italiana) e del tenore catanese Filippo Micale accompagnati dal pianista siracusano Ivan Manzella.
L’applaudita manifestazione ha aperto un nutrito calendario che si snoderà fino a giugno 2020, sotto la neopresidenza della docente e critica musicale Anna Rita Fontana, la quale prosegue nel ruolo di direttore artistico dell’associazione dallo scorso anno. In programma quattordici appuntamenti, che prevedono il susseguirsi di formazioni cameristiche, pianisti, concerti lirici e alcune conferenze, dal ricordo del tenore nicolosita Giuseppe Anselmi, al pilastro della musica tedesca Ludwig van Beethoven in occasione del 250° anniversario della nascita (1770-2020), sino all’incontro “ In antitesi con gli usi e le novità” dalla recente pubblicazione del professore Riccardo Viagrande.
La serata “Al via con l’opera!” introdotta dalla Fontana e da lei dedicata al presidente Tony Maugeri (scomparso a luglio)
La serata “Al via con l’opera!” introdotta dalla Fontana e da lei dedicata al presidente Tony Maugeri (scomparso a luglio), ha contemplato un elegante dipanarsi di arie d’opera degli artisti, dall’incipit di Giovanni Pacini con “Ai mortali, o crudo, ai numi” da “Saffo”, al fremente Mascagni di “Tu qui Santuzza” da “Cavalleria rusticana” che hanno via via conquistato il folto uditorio. La Dogan ha sciorinato ancora una volta un forbito registro vocale e la sua costante finezza espressiva arricchita da una tersa dizione e da magnifici filati, trascorrendo da Donizetti (Vivi ingrato da “Roberto Devereux”) a Rossini (Bell’alme generose da “Elisabetta regina d’inghilterra”) a Bellini (Casta diva da “Norma”) sino al citato duetto di Mascagni, dove entrambi i cantanti si sono distinti per la spiccata teatralità consona ai toni esagitati della partitura, tra il dolore di Santuzza e l’irruenza sfrontata di Turiddu, ruolo consono all’indole passionale del tenore. Quest’ultimo ha retto con lucida corposità, imponenza di registro e calorosa emissione vocale pagine dense di pathos come “Dio mi potevi” dall’opera verdiana “Otello”, nonché “E lucevan le stelle” dalla “Tosca” pucciniana, accanto a “Ch’ella mi creda” da “La fanciulla del west” e “Non piangere Liù” da Turandot.
E ancora dalla Tosca non da meno è stato il duetto “Mario, Mario, Mario…” per sintonia di fermezza interpretativa del duo. Ad essi l’accurato pianista ha offerto un nitido sostegno armonico ben calibrato nei toni, soppesando le dinamiche tra delicati andamenti lirici e il travolgente variare agogico delle partiture pucciniane. E inframezzando il repertorio vocale con due gradevolissimi brani solistici, ovvero l’Intermezzo da “Cavalleria rusticana” e il Preludio dal terzo atto dell’opera verdiana “La Traviata”. La bravura degli interpreti suscitava l’entusiasmo dei presenti ai quali il trio rispondeva col bis “Nessun dorma”, con sorpresa di duetto finale.
Commenti